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mercoledì 12 settembre 2007

SEI VIVACE? ECCO QUELLO CHE TI PUò SUCCEDERE

SEI VIVACE? ECCO QUELLO CHE TI PUO’ SUCCEDERE!

Dal blog di Nilok (16) - Mercoledì, 12 Settembre 2007 - 7:58am (Fai Notizia)

Sono iniziate le scuole, ed ora i genitori dovranno preoccuparsi non solo del costo dei libri e che il loro figlio vada bene a scuola, ma anche del fatto che se avrà qualche difficoltà, potrà essere etichettato con qualche disturbo psichiatrico.
E si, perché grazie al fervente lavoro di questi ultimi anni in Italia della psichiatria nei confronti dei bambini, in particolare attraverso la scuola, il tuo bambino se già dalle elementari ha qualche difficoltà di scrittura, lettura o troppa vivacità, potrà essere segnalato grazie a test fatti nella classe, o dagli stessi insegnanti, convinti ed addestrati ad etichettare i bambini o a segnalarne i casi. allo psicologo o struttura neuropsichiatrica, come potenziali affetti da disturbi psichiatrici.
I test per fare le diagnosi vengono distribuiti in molte scuole, dai quali si creano le statistiche di bambini che sarebbero affetti da disturbi psichiatrici o che potenzialmente lo possono diventare, utilizzando poi queste statistiche nei convegni come quello appena trascorso a Firenze dell’Escap, per convincere le autorità della gravità del problema e per dar credito all’esistenza scientifica di disturbi psichiatrici quali l’ADHD. Ad esempio i test (questionari di dubbio valore scientifico), distribuiti tra il 2002 e 2005 in alcune scuole italiane (Progetto Prisma), secondo cui il 9,1% del campione soddisferebbe criteri per un disturbo psichico secondo la classificazione del DSM-IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, APA 1994).
Con affermazioni di questo tipo si cercano di convincere genitori e insegnanti: “Spesso, durante il primo anno di scuola elementare, possono emergere difficoltà del bambino nel leggere, nello scrivere e nel far di conto che i genitori scambiano per svogliatezza o scarsa capacità si applicarsi allo studio «È fondamentale rivolgersi ad uno specialista per ottenere una corretta diagnosi ed eventualmente avviare il bambino al percorso riabilitativo».”
Quindi qualsiasi altra motivazione delle difficoltà che può avere specialmente un bambino alle elementari, come: cose non capite nello studio precedentemente, problemi fisici non individuati, allergie, intolleranze alimentari (vedi recenti scoperte relative ai coloranti artificiali nei cibi), problemi in famiglia o con compagni, non verranno individuate e prese in considerazione, visto che secondo la psichiatria fanno fede i questionari che con un tot di risposte affermative, certi comportamenti sono indice di disturbi psichiatrici ben definiti.
In questo modo i veri problemi rimarranno nascosti e irrisolti, con l’aggiunta di un bambino che penserà erroneamente che ci sarà qualcosa di sbagliato nel suo cervello e che dovrà prendere una pillola per potersi controllare.
LA STRATEGIA: CREARE IL PROBLEMA, CONVINCERE LA POPOLAZIONE CHE QUESTO ESISTE, CHE E’ GRAVE E CHE SI TRATTA DI UNA MALATTIA.
Vengono pubblicati, su riviste e giornali, una serie di articoli, dove “esperti del settore” annunciano la presenza di tali malattie, nonché’ la necessita’ di diagnosticarle precocemente.
Si organizzano convegni scientifici sul “problema” e si formano organizzazioni di familiari, che chiedono a gran voce il “diritto alle cure e alla diagnosi precoce”.
Mentre cresce la campagna di stampa, al fine di “sensibilizzare” la popolazione, vengono approvati programmi a livello istituzionale che comprendono l’utilizzo di test nelle scuole a tappeto, sin dalla prima infanzia, creazione di strutture “specializzate” che “accolgano” i bambini dove verranno trattati anche con l’utilizzo di psicofarmaci.
Se i genitori si rifiutano di seguire questi iter possono vedersi sottrarre i figli per “mancato aiuto”.
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani raccomanda di informarsi attentamente, di non accettare facili diagnosi psichiatriche sia per se stessi che per i propri figli, ma richiedere accurate analisi mediche.
Se ritieni di aver subito danni a causa di diagnosi o trattamenti psichiatrici puoi metterti in contatto con il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus
Tel.: 02 36510685
Email: linea.stampa@ccdu.org
Siti: http://www.ccdu.org/ - http://www.cchr.org/
P.S.: è anche possibile informarsi correttamente a: http://informati.blog.tiscali.it/
e consiglio di guardare questo VIDEO esplicativo.

lunedì 13 agosto 2007

PSICHIATRIA E CONTROLLO

di Daniele Di Giovanni

Una linea è stata tracciata fra se stesso e se stesso e fra se stesso e gli altri.
Si nega che questa linea sia stata tracciata. Non c'è nessuna linea.
Ma non provate ad attraversarla.
R.D.Laing


Il sottile limite tra sanità e follia è da sempre stato un terreno di scontro tra il cosi detto mondo normale e i border line, emarginati o santi che fossero. A Verona presso il Palazzo dell’Arsenale dal 23 al 29 maggio 2007 si è svolta la mostra multimediale: “Psichiatria, un viaggio senza ritorno; passato e presente degli errori e orrori psichiatrici”.
Il contenuto della mostra è rappresentato da filmati storici inediti ed interviste a più di 150 persone tra avvocati, medici e pedagoghi che in varia misura hanno subito danni dalla psichiatria intesa come istituzione, cioè comprendente tanto le tecniche di cura quanto le disposizioni normative in merito alla malattia mentale.
Scopo dell’iniziative è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso una branca del sapere asservita, secondo l’opinione dei promotori, ad un impianto sociale e politico repressivo e lesivo del principio di autodeterminazione individuale e di libertà di cura.
Sotto accusa sono tanto le leggi sul TSO (Trattamento sanitario obbligatorio) quanto la farmaco-terapia relativa a quadri clinici di dubbia scientificità.
Per quanto riguarda il primo aspetto Il T.S.O. (Trattamento Sanitario Obbligatorio) è un provvedimento emanato dal Sindaco che dispone che una persona sia sottoposta a cure psichiatriche contro la sua volontà, normalmente attraverso il ricovero presso i reparti di psichiatria degli ospedali generali (SPDC - Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura).
In alcune zone del nostro paese è uso consolidato attuare il TSO, oltre che nei reparti psichiatrici, anche presso il domicilio della persona. Ma in linea generale e nella stragrande maggioranza dei casi, il provvedimento di TSO si risolve nell'accompagnamento coatto, tramite i vigili urbani, presso i reparti psichiatrici.
La qualificazione di comportamenti differenti dal normale o relativi ad una personalità “sopra le righe”, com’è il caso dell’iper-attività o dei cosi detti border line, come quadri psichiatrici, implica tutta una serie di farmaci e trattamenti che danneggiano seriamente la struttura intellettiva delle persone al fine di poterne regolare il comportamento e renderlo livellato a quello della massa; il movimento rivendica la possibilità di espressione della personalità senza che per questo si debba essere o rinchiusi (com’era prima della Basaglia) in manicomio o nei reparti di lunga degenza (simili a prigioni).
L’ente promotore è stata la ONLUS “Comitato dei cittadini per i diritti umani”, scopo dell’iniziativa è quello di diffondere la cultura dell’antipsichiatria, movimento di pensiero che prende le mosse in parte da Thomas Szatz, psichiatra di origine ungherese capostipite del movimento antipsichiatrico negli USA, e in parte da analisi ed elaborazioni storico – teoriche di Michel Foucault e Antonin Artaud.
La posizione dell’antipsichiatria nell’ambito medico è fortemente criticata. In primo luogo per le sempre maggiori dimostrazioni di un sostrato biologico della malattia mentale, con il raccordo tra biologia e psichiatria ormai quelli che erano considerati disturbi mentali sono sempre più considerati degli squilibri organici; in secondo luogo perché il ricorso al TSO è utilizzato come extrema ratio in tutte quelle situazioni in cui la volontà individuale sembra non essere più rintracciabile.
Resta certamente un interessante spunto d’analisi sul dovere morale di dedicare attenzione e cura all’aspetto umano del paziente psichiatrico, il suo essere individuo prima che caso e la necessità di inserire accanto al trattamento farmacologico percorsi di re-inserimento nel mondo in maniera dignitosa.