venerdì 30 novembre 2007

APPELLO DI AMNESTY CONTRO LA TORTURA DEGLI OMOSESSUALI IN ARABIA

Amnesty International è venuta a conoscenza del fatto che due uomini sono stati condannati, da una Corte di al-Baha nel sud-ovest dell’Arabia Saudita, a 7000 frustate ciascuno con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali. Un terzo uomo sembra sia stato condannato, sempre dalla stessa Corte, a 450 frustate per reati legati alla droga.

Amnesty International considera prigionieri di coscienza coloro che sono detenuti a causa del loro orientamento sessuale. La punizione inflitta a questi uomini è considerata una tortura.

La fustigazione è utilizzata in Arabia Saudita per punire un certo numero di reati fra i quali quelli sessuali. Può fra l’altro essere utilizzata a discrezione del giudice in alternativa o in aggiunta ad altre punizioni.

La condanna può essere eseguita infliggendo la pena con un numero variabile di frustate (da una dozzina a qualche migliaio), che di solito vengono inflitte in più riprese, in un intervallo compreso tra le due settimane e un mese.

L’Arabia Saudita è Stato parte della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (CAT) e perciò viola gli obblighi del trattato imponendo pene che contravvengono anche al diritto consuetudinario.

firma l’appello

Urjent Action - Help Stop deportation of gay Iranian from the US

To Whom It May Concern

IRQO is an international, non-profit, queer human rights organization based in

Toronto, Canada with key workers in Europe and Iran. IRQO helps Iranian gay,

lesbian, bisexual and transgendered refugees all over the world. We help when

Iranian lesbians or gay men who are threatened with deportation back to Iran.

We also help Iranian LGBTs (lesbian, gay, bisexual, transgender) obtain asylum

in friendly countries.

Iranian who are homosexuals are a uniquely identified group who are severely

looked down upon and subject to mistreatment and humiliation, including

torture at the hands of the current Islamic Republic of Iran for their sexual

orientation. Homophobia runs deep into the Iranian government policies and

homosexuality is considered a criminal act, punishable by lashing, hanging,

stoning, cutting in half by a sword, or other methods of torture.

However, IRQO believes in a brighter future and would not let the hatred stop

us from achieving our hopes of becoming useful members of society.

Hassan Parhizkar is a homosexual Iranian national, currently in the USA and

being threatened with being deported back to Iran by ICE [Immigration and

Customs Enforcement]

IRQO is deeply concerned that Hassan Parhizkar would be subject to torture and

would face the death penalty upon his deportation to Iran on account of his

homosexuality. The U.S. Government’s action in deporting Mr. Parhizkar to Iran

is clearly prohibited by the United Nations Convention Against Torture and

Other Forms of Cruel, Inhuman, or Degrading Treatment, ratified by the United

States in 1992, and by congressionally enacted policy giving effect to CAT. As

the United States congress made clear, it is the policy of the United States

not to:

Expel, extradite, or otherwise effect the involuntary return of any person to

a country in which there are substantial grounds for believing the person

would be in danger of being subjected to torture, regardless of whether the

person is physically present in the United States.

The signataries of this letter do so in testimony and support of Hassan

Parhizkar’s request for relief from the U.S. government to stop his

deportation to Iran and for acceptance of his deferred action request as

witnesses for the tortures and persecution suffered by Iranian gay and lesbian

nationals by the Islamic Republic of Iran.

Sincerely yours,

The undersigned

please sign here:

http://www.ipetitions.com/petition/ irqo-hassan

IRanian Queer Organization - IRQO

Formerly Persian Gay & Lesbian Organization - PGLO

www.irqo.net

info@irqo.net

tel: 001-416-548- 4171

lunedì 26 novembre 2007

COME DIRE... OMOFOBIA?

immagini di manifesti pubblici ed iniziative a carattere omofobo raccolte sul sito:
http://www.giusykei.com/omofobia.html

INTOLLERANZA LEGALIZZATA

ARTICOLO DI DADA KNORR

Nel giugno '94, la scrittrice bengalese Taslima Nasreen, ricercata dalla polizia del Bangladesh, è sfuggita all'arresto. E' ricercata per "insulto all'Islam", essendo stata colpita da una "fatwa" (sentenza di morte) da parte di un gruppo integralista islamico che ha denunciato il suo impegno femminista ed i contenuti politici del suo ultimo romanzo.
La persecuzione della libera espressione è forte nel mondo isalmico così come nei paesi occidentali, anche se in questi ultimi si "persegue" e "punisce" con metodi più blandi e senza mettere troppo in evidenza il legame sia pur strettissimo che esiste tra Codici Penali e dogmi e dettami delle gerarchie ecclesiastiche. Per quello che riguarda il fenomeno delle "condanne religiose a morte", sarà utile fare un piccolo riassunto di quello che risulta essere il caso più eclatante di persecuzione della libertà d'espressione, amplificato dai mass media negli ultimi anni: il caso Rushdie.
Il 14 Febbraio 1989, dall'Iran, l'ayatollah Khomeini fa un proclama religioso (fatwa) col quale chiede la morte dello scrittore Salman Rushdie, a causa del suo libro "Versi satanici" che viene definito "offensivo per l'Islam". Khomeini dichiara solennemente che chi ucciderà Rushdie... si guadagnerà il Paradiso. Da questo momento inizia la persecuzione dello scrittore, del suo libro e degli altri suoi libri, dei suoi editori e traduttori, e persino di chi "osa" prenderne le parti.
In 45 paesi a maggioranza religiosa musulmana viene messo al bando il libro; le relazioni diplomatiche con l'Iran si fanno difficili per molti Paesi occidentali; migliaia di politici, editori, scrittori di tutto il mondo appoggiano Rushdie e boicottano incontri culturali, politici ed economici con l'Iran.
Il proclama dell'ayatollah ha scatenato da allora una triste serie di fatti: il movimento integralista musulmano Amal ha cercato di ottenere l'espatrio di Rushdie dalla Gran Bretagna in cambio di ostaggi che già da tempo avrebbe dovuto liberare. Fanatici hanno bruciato in pubblico "Versi satanici", assaltato librerie e organizzato manifestazioni durante le quali vengono fatti morti e feriti. Alcuni librai codardi tolgono dalle vetrine il libro "incriminato".
La "fatwa" ha provocato anche omicidi di persone direttamente coinvolte nelle vicende: l'11 luglio del 1991 il traduttore giapponese del libro, Hiroshi Higarashi, viene ucciso a coltellate; otto giorni prima il traduttore italiano Ettore Capriolo era stato accoltellato sfuggendo per fortuna all'assassinio. Nonostante la frenetica attività dell'ICSDR (il comitato internazionale in difesa di Rushdie) la Fatwa viene di continuo rinnovata, e persino i musulmani che vi si oppongono vengono attaccati (due musulmani che vi si erano pubblicamente opposti sono stati uccisi in Belgio nel 1989).
Come ha fatto notare l'islamista Bruno Etienne, gli integralisti islamici hanno usato la Fatwa per tentare di ricompattare con l'odio in comune le varie fazioni musulmane; il libro di Rushdie, definito blasfemo probabilmente senza neanche averlo letto, è servito ad uno sporco gioco di potere dei leaders religioso/politici dell'Islam. Salman Rushdie non era musulmano quando ha scritto i "Versi satanici": nonostante ciò si è piegato a "chiedere scusa" agli integralisti musulmani; si è poi riavvicinato all'islamismo dichiarando di appartenervi, e sperando così di pacificarsi. Ma il fatto è che il libro "Versi satanici" non può essere ritenuto offensivo se non da menti intolleranti. Oltretutto, i versetti... satanici citati nel libro esistono veramente nel Corano. Anche se gli integralisti avessero accettato le scuse e la semi-conversione dello scrittore, il problema non sarebbe meno evidente: l'integralismo religioso che condanna senza cognizione, che usa la fede per istigare all'assassinio, che considera offensiva qualsiasi critica.
Rushdie non è che uno tra i tanti scrittori e attivisti politici che subiscono sequestri, censure, punizioni, o debbono espatriare (come molti iraniani) per rimanere vivi. L'Iran non è l'unico paese dove vige ancora una serie di norme impensabili fatte rispettare anche tramite sanzioni: come le pesanti punizioni per il "Bi-hejabi", mancata copertura del corpo e del capo delle donne, alle quali è "religiosamente" consentita l'esposizione in pubblico del solo viso e del palmo delle mani. L'Egitto, nel 1991, ha condannato lo scrittore Alaa Hamed a otto anni di prigione per un suo libro. Nel 1992 l'Iran ha condannato a 50 frustate e a una multa il caricaturista che raffigurò Khomeini sulla rivista "Farad", sequestrata; processo ripetuto l'anno scorso perché la pena è stata considerata "troppo mite". Casi di sequestri e chiusura di giornali e riviste sono all'ordine del giorno in tanti Paesi. Mentre definiscono "sozzura" ogni tipo di cultura diversa dalla loro, gli integralisti religiosi si offendono "a morte" con chi interpreta i loro dogmi e la loro cultura in modo ad essi spiacevole. Costoro ritengono d'avere il monopolio circa le verità religiose e tante altre cosette; gli integralisti musulmani si appellano ai loro fratelli occidentali in base alla causa comune, ed ottengono spesso risposte positive ed ispirate: Giovanni Paolo II ha espresso nel marzo del 1989 solidarietà a Khomeini; l'arcivescovo di Canterbury, Carey, lo ha fatto nel 1991, e così via... verso all'autorizzazione all'omicidio degli "infedeli". In un articolo apparso su "Micromega" nel 1993, la giornalista polacca Irena G.Gross denuncia l'appoggio dato dal clero polacco alla campagna anti- Rushdie, e lo collega ad una generale strategia di istigazione all'odio e all'ostracismo verso coloro che non si adeguano ai canoni di pensiero graditi al clero, ad un clero molto attaccato al potere politico ed economico. In Italia, le campagne denigratorie volte ad ottenere la censura di film, giornali, vignette, libri, sono infinite*.
Ma come possono essere punite, in Paesi che si dichiarano a favore della libera espressione, la satira, la critica politica, la differente interpretazione di fatti religiosi? Le vie del Signore (e dei Signori politici) sono infinite: gli articoli dei Codici penali che sanciscono la punibilità di "offese" a capi di Stato, a pubblici ufficiali, alla bandiera, alla patria, alla religione, a ministri del culto... lasciano un margine larghissimo di discrezione ai giudici, e perciò permette la persecuzione del libero pensiero attraverso l'incasellamento nei "reati d'opinione". In Italia, attraverso recenti casi, è stata messa in discussione la legittimità di tali articoli di legge. Tra i casi più eclatanti, quello del 1988 accaduto a Eloisa Manciati, di Orvieto, alla quale fu fotografato e sequestrato dall'automobile l'adesivo con la scritta "Papa Wojtyla? No, grazie", accusato di oltraggio al Papa ed alla "religione di Stato". Sebbene la religione cattolica non sia più religione di Stato secondo il Nuovo Concordato (1984), la Corte Costituzionale ha decretato che, supponendo che essa sia la religione della maggioranza degli italiani ("incarna un'antica ininterrotta tradizione del popolo italiano"), gli articoli di legge in questione vanno ancora applicati. E li applicano eccome! Denuncia a Cuore, nel 1991, per un fotomontaggio col Papa, effettuata dalla DC bolognese. Denuncia ai "Jack Daniel's Lovers" per aver riadattato una canzone di Bon Jovi dal convincente titolo "Clerophobia", effettuata dal gruppo "Famiglia domani" che addirittura si appellò al decreto Mancino antirazzismo (pensa te: fare opposizione verrà considerato istigazione all'odio razziale e religioso?) e chiese di farne vietare l'esecuzione ai concerti. Denuncia contro una discoteca di Terracina per aver inserito in un collage decorativo la figura di Paolo VI. Senza citare la denuncia per vilipendio al Papa durante il Meeting '91 di Fano e tante altre, ... . Nel giugno del '94 la Digos ha sequestrato a Brescia uno striscione "Ieri stragisti Oggi ministri" perché ritenuto oltraggioso nei confronti del Governo. La trasmissione "Blob" è stata perseguita per oltraggio alla figura del Presidente del consiglio. Un carro del famoso Carnevale di Viareggio è stato messo sotto accusa nell'ottobre del '93 per aver rappresentato il Papa e Clinton su un elicottero da guerra che sorvola la Somalia. E non parliamo delle "adunate" per le crociate contro la "bestemmia": qualche tempo fa il direttore del giornale "Il Carroccio" ha spiegato che i Paesi debbono punire chi bestemmia... per non attirarsi l'ira di Dio.
Sta di fatto che il nostro codice penale giudica "una bestemmia" qualsiasi espressione che non sia condivisa dal "credente standard" (tra poco credente Standa); recenti sentenze affermano che "costituisce vilipendio l'affermare che i dogmi sono invenzione dei preti e che la Chiesa cattolica insegna il contrario di quanto voluto da Gesù". Come si vede, corriamo il rischio di essere puniti per qualsiasi critica alla religione ed alla sua storia.
Il "vilipendio" (Ida Magli, nel suo ultimo saggio*, spiega come significhi "ritenere vile", e anche nella sua accezione simbolica "appendere all'ingiù") simboleggia nella nostra cultura ancora fortemente patriarcale il non riconoscere la sacralità dei Padri che ci governano l'anima e la vita. La critica è consentita... finché non tocca l'autorità ed il dominio, finché non mette in dubbio i sacri paramenti del Re (ricordiamo il Re nudo). Non è consentito rovesciare ciò che è eretto (o Diritto) e mettersi alla pari con chi dall'alto domina; il "popolo sovrano" continua ad essere una balla.
In un interessante articolo apparso su "Volontà" (1/1994), lo storico del diritto Italo Mereu fa interessanti annotazioni sul concetto di vilipendio e di separazione nel diritto tra Stato e Chiesa; egli spiega sapientemente come spesso le riforme del diritto siano da considerarsi solo "nominali", perché nella sostanza vengono solo dati nuovi nomi a vecchi istituti. Basti pensare al Nuovo concordato che in realtà non ha cambiato una virgola dei privilegi della religione cattolica, che viene ancora considerata religione "di Stato". L'art. 3 della Costituzione italiana recita "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione... di religione..." eppure poco dopo l'art. 7 dichiara i cattolici privilegiati di una particolare intesa con lo Stato. Mereu ricorda che si è poco lontani da quello stato di "tolleranza" che veniva citato nello Statuto Albertino "La religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi". E non si tratta qui di tolleranza voltairiana, cioè ove tutti si considerano alla pari con gli altri al di là dei credo politici o religiosi: si tratta di tolleranza di coloro che si considerano portatori dell'unica vera Fede (vedi Pivetti) nei confronti degli "altri" che non ce l'hanno o non la vogliono.
Offendere e schiacciare costoro è ampiamente consentito dalla legge e dalle forze "dell'ordine". Mereu cita anche l'art. 292 del nostro c.p., che punisce con la reclusione da uno a tre anni chi offende la bandiera nazionale o altro emblema dello Stato: siamo al feticismo e all'apologia del simbolo, sarà possibile d'ora in poi mandare a quel paese la nazionale di calcio senza incorrere nelle ire della legge? Eppure anche la Corte Suprema USA ha dichiarato che offendere la bandiera fa parte di quelle libertà complessive che si ritengono appunto rappresentate dalla bandiera.
Del resto gli statunitensi sono fanatici della bandiera (e purtroppo anche della pena di morte) ma gli resta quel primo emendamento alla loro carta costituzionale che sancisce il divieto per lo Stato di legiferare in materia di pro o contro le religioni. Purtroppo invece nella maggior parte degli altri paesi, oltre al nostro, vige la "confessionalità": lo Stato cioè obbliga i cittadini ad appartenere ad una religione. Nel 1989, ad una protesta del relatore speciale dell'ONU per la libertà religiosa (circa l'impossibilità di professare liberamente altre religioni nell'Arabia Saudita), le autorità arabe rispondevano sprezzantemente di ritenere musulmani TUTTI gli abitanti dell'Arabia Saudita e che quindi il problema non si poneva.
La Conferenza Islamica del 1981, riguardo ai diritti dell'uomo (sic), ha dichiarato che questi erano comunque sottoposti alla Sharia, cioè all'insieme di leggi derivanti dal Corano e testi attigui. Ciò significa enormi restrizioni alla libertà di pensiero, alla libertà delle donne, alle libertà civili, in 46 paesi del mondo.
Ma l'intolleranza è legalizzata ovunque: in Germania, ad esempio, nel 1988, l'avvocato Gottfried Niemetz è stato processato per vilipendio alla religione cattolica sulla base della testimonianza di due integralisti che affermavano ch'egli avesse bestemmiato ad una conferenza pubblica; in realtà l'avvocato stava citando un caso di blasfemia ch'egli aveva difeso, ma nemmeno la prova video della conferenza è riuscito a fargli ottenere la completa assoluzione. Altro caso più recente: nel febbraio 1994 il rettore dell'università tecnica di Dresda ha comunicato al gruppo "Rotes Forum" la cancellazione dalla lista dei gruppi studenteschi autorizzati ad operare nell'università, questo perché Rotes Forum aveva effettuato un volantinaggio di denuncia della crociata cattolica contro varie sette religiose e contestato una iniziativa cattolica su questo tema. L'associazione tedesca "Bund Gegen Anpassung" (Lega anticonformista) lavora da tempo per la denuncia di questi casi di prevaricazione e censura e per l'abolizione del "par.166", l'articolo che in Germania punisce il vilipendio alla religione.
Anche in Inghilterra vari fatti, oltre al caso Rushdie, hanno fatto sì che l'Associazione "Article 19" chiedesse l'abolizione dell'articolo di legge che prevede la punizione dei "blasfemi", articolo che era stato appunto invocato contro Rushdie dai musulmani integralisti in UK.
Varie sono le reazioni all'integralismo religioso, dettate di volta in volta dalle corbellerie esternate dal clero, dalle censure subite, dall'incazzatura popolare...
In Olanda, nel 1987, alcune femministe tedesche hanno denunciato il cardinal Adrianus Simonis, che aveva pubblicamente affermato che le donne sono per natura inferiori e subordinate agli uomini (processo non vinto solo per presunto "vizio di procedura", ehm.
Dal Belgio, nel Maggio di quest'anno, è giunta notizia da Gand di un "invito" redatto da un gruppo di artisti e anticlericali per un processo al Papa.
Anche in Polonia, in Cecoslovacchia, in Ungheria, sono stati lanciati appelli (vedi quello di qualche anno fa della rivista magiara "Arancia") contro la censura operata da Stato e Chiesa cattolica su riviste, programmi TV, gruppi politici e culturali non graditi.
E come sempre, per far passare come legittimi i loro assalti, gli integralisti si servono del presupposto dogmatico che la maggioranza delle popolazioni siano fedeli ai loro principi; non per niente, anche in Italia, la Chiesa cattolica ha fatto pressioni sulle 'autorità', ed il pretore di Modena Persico, nel 1986, mise sotto inchiesta l'Associazione per lo Sbattezzo per verificare se fosse "legale" rifiutarsi di essere conteggiati/e tra le pecorelle al servizio di Wojtyla, iniziate alla "fede" col tradizionale rito,... in età non adulta.

Dada Knorr

note:
*ricordiamo la denuncia contro Roberto Benigni per il suo "Wojtylaccio" a Sanremo nel 1980; ed anche la persecuzione del film "La via lattea" di Luis Bunuel nel 1969, e contro il film "I Diavoli" di Ken Russel nel 1971. Ed ancora: le denunce al film "Je vous salue Marie" di Jean-Luc Godard nel 1985, ad "Ave Maria" di Jean Richard nello stesso anno. Contro il film di Sergio Nasca "Malia" nel 1976 e "Nel più alto dei cieli" di Silvano Agosti nel 1978. Contro "L'ultima tentazione di Cristo" di Martin Scorsese nel 1988 e contro "Brian di Nazareth" dei Monthy Pyton, oppure contro la canzone "Like a Prayer" di Madonna, contro varie vignette del "Satyricon" de La Repubblica, de "Il Male", contro la gag su San-Remo del trio Lopez-Marchesini-Solenghi; giungiamo sino al linciaggio simbolico da parte di una folla ben "istruita" contro la cantante irlandese Sinead O' Connor, colpevole d'aver osteggiato il Papa e quindi posta al bando in molti paesi... cattolici.
*Ida Magli - Sulla dignità della donna. La violenza sulle donne, il pensiero di Wojtyla. Ed.Guanda 1993.

Per altre informazioni:
AAVV - Salman Rushdie, il silenzio dell'Occidente. Ed.Sonda 1992.
-"Coscienza e libertà" n. 2/1993, Dossier ONU e libertà religiosa.
-"Coscienza e libertà" n. 17/1991, sulla libertà religiosa nei paesi musulmani. PS: questa pubblicazione, dell'Associazione Internazionale per la Difesa della Libertà Religiosa, sono un continuo inneggiare alle doti del cattolicesimo!
-"Ketzerbriefe", 1988, bollettino periodico curato dalla allora "Bunte Liste" di Friburgo e da anticlericali tedeschi.

sabato 24 novembre 2007

DATI SULLA VIVISEZIONE 2005: ALCUNI COMMENTI

Notizia da: NoVivisezione.org

Non e' rosea la situazione sulla sperimentazione animale in Europa e in Italia, lo confermano le statistiche europee sui dati del 2005.


Sono state da pochi giorni pubblicate le nuove statistiche sull'uso di animali per la sperimentazione in Europa, e vale quindi la pena di esaminare un po' in dettaglio i risultati, per capire come sta evolvendo la situazione. Le informazioni sono davvero tante (per esaminare il report completo si faccia riferimento alle fonti), ma vogliamo qui concentrarci sui dati piu' interessanti, quelli che ci fanno capire se stiamo peggiorando o migliorando, in tema di vivisezione.

La risposta breve e' che, purtroppo, stiamo peggiorando, sia a livello europeo che italiano. E non certo perche', come e' stato riportato in questi giorni "il numero di animali usati per i test cosmetici e' raddoppiato". Il problema non e' questo, perche' comunque gli animali usati per i test cosmetici sono lo 0,05% del totale, e il raddoppio e' dovuto a una sola nazione, la Francia, mentre per le altre e' rimasto tutto invariato. I veri problemi sono altri, e qui li esamineremo.

Campi di applicazione
Ma prima, vediamo per "che cosa" sono usati gli animali, in Italia e in Europa, cioe' quali sono le percentuali nei vari settori. Gli animali sono usati per:

44% nella ricerca di base - 33% in UE
27,5% nella ricerca e sviluppo di farmaci - 31% in UE
15,4% nei test obbligatori per legge specifici per i farmaci - 15,3% in UE
8,9% nei test tossicita' - 8%in UE
4,2% per la diagnosi di malattie, didattica e "altro" - 8% in UE

Aumento totale di animali
La prima notizia negativa e' che il numero totale di animali e' aumentato del 3,2% rispetto ai dati del 2002 (rimanendo solo all'interno dell'Europa dei 15, senza contare i nuovi 10 stati aggiunti dopo), arrivando a un totale di 12,1 milioni di animali usati ogni anno nei 25 stati membri. Animali, ricordiamolo, imprigionati, sottoposti a sofferenze spesso estreme, e poi uccisi. Non si tratta solo di "numeri", ma di esseri senzienti ammazzati senza alcuna giustificazione. L'Italia e' al quinto posto (dopo Francia, UK, Germania, Grecia), con quasi 900.000 animali (in linea coi dati dal 2000 in avanti).

Non esistono pero' statistiche a parte per gli animali geneticamente modificati, ma dovrebbero invece esistere, perche' altrimenti non vengono contati gli animali genticamente modificati che nascono sofferenti a causa della manipolazione genetica e magari muoiono poco dopo senza mai essere usati, o che nascono morti, o le cui madri muoiono in gravidanza o dandoli alla luce. Questi non entrano nel conto degli animali usati, ma, dato che gli animali geneticamente modificati si usano sempre di piu', in realta' il numero di animali morti e/o sofferenti a causa della vivisezione, e' ben piu' alto di quello riportato dalle statistiche.

Si inverte il trend discendente dei test di tossicita', in Italia
A fronte di una diminuzione del 20% circa degli animali usati per i test di tossicita' delle sostanze chimiche, obbligatori per legge, tra il 2000 e il 2003, si assiste ora invece a un aumento del 17% dal 2003 al 2005, in Italia, tornando quindi quasi alla situazione di partenza. A livello europeo invece si assiste a una diminuzione di questo genere di test, del 20% dal 2002 al 2005, speriamo che questo trend globale continui.

Continua il trend discendente dei test obbligatori per legge specifici per i farmaci
La buona notizia e' che il trend discedente dei test obbligatori per legge specifici per i farmaci, continua, almeno in Italia: dal 2000 al 2003 in questo settore l'uso di animali è dimezzato, si e' passati da circa 330.000 animali nel 2000 a 167.000 nel 2003. Nel 2005, questo numero e' ancora diminuito, passando a 138.000 circa, diminuendo quindi di un altro 18%. Questa e' l'unica notizia positiva.

Aumenta moltissimo l'uso nella ricerca di base
I due campi in cui si ha il maggior uso di animali rimangono quelli della "ricerca di base" e della "ricerca e sviluppo" di farmaci, entrambi campi in cui non vi e' obbligo di legge che costringa a usare animali, e quindi si tratta di una libera scelta (purtroppo TROPPO libera) del ricercatore (o vivisettore che dir si voglia).

Ma, mentre per la "ricerca e sviluppo" di farmaci il numero di animali usati rimane negli anni piu' o meno invariato (-15% dal 2000 al 2003, +8% dal 2003 al 2005), e' devastante l'aumento del numero di animali usati nella ricerca di base: gia' dal 2000 al 2003 c'e' stato un aumento di ben il 40% in questo settore, e questo trend vergognoso non si sta affatto invertendo, l'aumento spaventoso rimane, e anzi, aumenta di un altro 3%!

Per quanto riguarda gli studi sul cancro, per esempio, dal 2000 al 2005 c'e' stato quasi un raddoppio del numero di animali usati, si e' passati da circa 70.000 a circa 124.000! Questi studi servono solo a curare il cancro - artificiale - dei topi e dei ratti, non sono certo utili ai malati umani.

Aumentato molto anche l'uso di animali nelle ricerche sulle malattie cardiovascolari UMANE: un +30% dal 2000 al 2003, un altro +30% dal 2003 al 2005! Sapendo che si tratta di malattie che potrebbero essere quasi del tutto eliminate con la sola prevenzione, soprattutto incentrata su una corretta alimentazione - a base vegetale -, questo sterminio di animali, di tempo, risorse e soldi si rivela ancora piu' ingiustificato.

Come gia' spiegato due anni fa, questo aumento della vivisezione nel campo della ricerca di base e' doppiamente vergognoso: da un lato perche' non c'e' nessun obbligo di legge, quindi sta aumentando la vivisezione proprio nei campi in cui non e' affatto obbligatoria. Dall'altro perche' questa vivisezione è stata pagata coi nostri soldi. E' stata svolta nelle università - sovvenzionate con denaro pubblico, delle nostre tasse - e presso i laboratori delle associazioni per la ricerca medica che chiedono ogni anno l'aiuto di tutti i cittadini "di buon cuore" con le loro maratone televisive e altri eventi raccattasoldi. Soldi che non vanno ad aiutare i malati, ma vengono spesi per fare "ricerca" su malattie fasulle create artificialmente su una specie diversa da quella umana.

Conclusioni
La conclusione e' che, mentre da un lato e' incoraggiante che i test obbligatori per legge stiano iniziando a usare altre strade per essere effettuati, ed evolvano verso un minor uso di animali (sperando di arrivare presto a un uso nullo!), e' davvero deprimente che a livello di ricerca di base e applicata permanga la mentalita' che gli studi su animali sono "utili". Quando riusciremo ad eliminare questo "dogma"? Certamente gran parte di questo aumento e' dovuto all'uso di animali geneticamente modificati - patetico tentativo di rendere topi e ratti "piu' somiglianti" all'uomo, ed implicita ammissione di fallimento delle vivisezione - ma quanto non migliora le cose, anzi.

Quel che ciascuno di noi puo' fare, dunque, e' informare quanto piu' possibile le persone - conoscenti e non - sul fatto che le donazioni per la ricerca medica vanno quasi sempre a finire - almeno in parte - a finanziare la vivisezione, in modo da creare una opposizione quanto piu' ampia possibile tra al gente. Si puo' informare con presidi, manifestazioni, scrivendo lettere ai giornali, con materiali informativi cartacei, ecc., facendo riferimento alla campagna "Per una ricerca di base senza animali", che trovate descritta a questa pagina:

http://www.novivisezione.org/info/ricerca_di_base.htm


sabato 17 novembre 2007

7 DICEMBRE: SIT IN DI SOSTEGNO PER LUIGI TOSTI

Venerdì 7 dicembre alle ore 08,00 in Piazza Indipendenza a Roma il Giudice Luigi Tosti sarà nuovamente chiamato in causa dal CSM (dopo che l’udienza del 21 settembre era stata spostata). La sua unica colpa ? … Essere “troppo laico” !
Tutto iniziò quando tra il 2004 ed il 2005 il giudice decise di sospendere le udienze presso il tribunale di Camerino perchè non venne accolta la sua richiesta di rimuovere i crocifissi dalle aule di giustizia (e a tal fine rinunciò anche al proprio stipendio).
Questo gesto gli costò una lunga serie di ritorsioni da parte delle istituzioni per “sospensione pubblico servizio”.
Il Giudice Tosti non ha mai declinato le proprie responsabilità circa le proprie funzioni, ma lo stato italiano si è ben guardato dal riconoscere le proprie responsabilità nel garantire la laicità delle sue istituzioni.
Ancora oggi troppi cittadini si chiedono perchè in un’aula di tribunale debba essere esposto un simbolo religioso e non l’emblema della Repubblica Italiana a cui le nostre leggi e le nostre istituzioni dovrebbero fare riferimento.
Ancora oggi troppi cittadini si chiedono perchè un giudice (che desidera che il principio di laicità dello stato sia rispettato per tutti, soprattutto nelle aule di giustizia) sospende le udienze e viene giustamente perseguito per “interruzione di pubblico servizio”, mentre un farmacista o un medico dipendenti di strutture pubbliche che si dichiarano obiettori (e che finiscono per imporre agli altri i dettami della loro religione) possono tranquillamente sospendere un servizio pubblico senza che questo comporti per loro la minima sanzione.
Il 7 dicembre alle ore 08,00 in Piazza Indipendenza a Roma l’UAAR ci sarà!

Tutte le associazioni sono invitate ad aderire inviando la propria sottoscrizione all’indirizzo roma@uaar.it

venerdì 16 novembre 2007

Tassista 78enne violenta minore disabile:


pena sospesa perché «il fatto è di lieve entità»


articolo tratto da Il Messaggero


CAMPOBASSO (15 novembre) - Ha violentato ripetutamente una minorenne disabile e con problemi psichici a Campomarino, in provincia di Campobasso, mentre l'accompagnava in taxi a scuola. Per i giudici della Corte d'appello, però, il «fatto è di lieve entità» e l'uomo non sconterà la pena in carcere. M. B., tassista di 78 anni, è stato condannato in secondo grado a due anni di reclusione per violenza sessuale, ma ha ottenuto la sospensione della pena e non farà nemmeno un giorno in cella.

Per due mesi, durante il tragitto dall'abitazione della ragazza alla scuola, il tassista fermava il mezzo e la molestava negli androni di alcuni palazzi. I giudici di Campobasso primo hanno ridotto a due anni la condanna di primo grado (di tre anni e otto mesi), dopo un'ora e mezzo di litigi in camera di consiglio, secondo quanto ha riferito il difensore del tassista, Antonio De Michele. Poi, hanno deciso di sospenderla.

La sentenza ha suscitato molte polemiche tra i familiari della giovane violentata per due mesi da M. B. Lo stesso avvocato difensore del tassista è stato colto di sorpresa dalla decisione dei giudici. «O si sarebbe dovuto assolvere il cliente non ritenendo valido il racconto e le accuse della ragazza - ha detto De Michele -, altrimenti si sarebbe dovuto confermare la condanna di primo grado. Liquidare invece un rapporto sessuale contro la volontà della giovane come “un fatto non grave” lascia perplessi».

Violenta disabile,giudici:”Fatto lieve”

15/11/2007 20:14

Violenta disabile,giudici:”Fatto lieve”

20.14

Violenta disabile,giudici:”Fatto lieve”

Aveva violentato una disabile minorenne

con problemi psichici a Campomarino

(Campobasso) più volte in due mesi,men-

tre l’accompagnava in taxi a scuola:non

andrà in carcere.

Il tassista, 78 anni, è stato condanna-

to in primo grado a 3 anni e 8 mesi di

reclusione, ma la Corte d’Appello di

Campobasso, pur avendo riconosciuto la

violenza sessuale, non solo ha ridotto

la pena a due anni, ma ha deliberato la

sospensione della pena perché per i

giudici “il fatto è di lieve entità”.

giovedì 15 novembre 2007

VILIPENDIO ALLA RELIGIONE CATTOLICA: SEQUESTRATI DUE FORUM

tratto dal sito dell'aduc

Cosa e' successo

Il 16 novembre 2006 la Polizia Postale di Firenze ha posto sotto sequestro preventivo due forum del nostro portale Internet. Viene contestata la violazione dell'articolo 403 del Codice penale (offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone): "numerosi messaggi che offendono la religione cattolica anche mediante vilipendio di persone". La Procura Distrettuale della Repubblica di Catania (Pubblico ministero, dott. Luigi Lombardo) ha ritenuto di procedere al sequestro preventivo "in quanto vi e' fondato pericolo che la permanenza in rete dei predetti messaggi possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato stesso dato che chiunque puo' liberamente continuare ad immettere messaggi dello stesso contenuto".

Dove ha origine la denuncia

La denuncia che ha mosso la procura siciliana proviene dall'associazione Meter onlus. L'associazione di don Fortunato Di Noto ci aveva inviato pochi giorni prima un fax in cui ci accusava di pubblicare messaggi di "vilipendio della religione", offensivi per gli handicappati e di natura "hard-porno": "con questa nostra diceva il messaggio- non si invoca la censura (ce ne guarderemmo!) ma comunque la possibilita' di 'moderare' un forum che nel contesto dell'Aduc non credo possa contenere tali messaggi di 'tutela dei consumatori'". Nel contempo ci veniva comunicato che era gia' stata depositata una denuncia.

I forum sequestrati


Al posto dei due forum sequestrati, ora compaiono le scritte " GESU E - sottoposto a sequestro preventivo" e "LUCIO MUSTO, CASCIOLI, ALEX, ECCETERA... - sottoposto a sequestro preventivo", con, nel testo, le specifiche del sequestro stesso.



Perche' il sequestro preventivo e' infondato


Vediamo alcune delle frasi incriminate di cui parla don Fortunato Di Noto dell'associazione "Meter onlus", da cui e' partita la segnalazione alla Procura di Catania, e che lo stesso ha citato in alcune interviste.

"Voglio anch'io insultare, picchiare, rubare e mentire in nome di Dio." Riteniamo che il significato di queste parole non possa essere giudicato come un'istigazione ad "insultare, picchiare, rubare e mentire in nome di Dio". In verita', appare come un atto di accusa verso coloro che, proprio "nel nome di Dio", queste cose le hanno fatte. Si puo' non essere d'accordo, anche se la storia del cristianesimo, e della Chiesa cattolica in particolare, potrebbe suggerire altrimenti.

"Solo le mazzate capiscono i cristiani, solo le mazzate ..." Per Di Noto, questa e' istigazione a tirare mazzate ai cristiani. La frase, invece, sostiene -alla lettera- che i cristiani capiscono solo la violenza. Si puo' considerare questa una banale generalizzazione, ma non per questo si deve impedire di esprimerla attraverso la censura ed il carcere. Anche perche', storicamente, proprio la cristianita' ha dimostrato per prima di condividere questo pensiero, usando violenza inaudita (altro che "mazzate") per sradicare eresie al suo interno. Dovremmo quindi censurare parti importanti della storia della Chiesa cattolica perche' offensiva alla religione cattolica?

Le bestemmie. Quello che probabilmente da' piu' fastidio a Di Noto e al Procuratore sono le bestemmie contenute in uno dei due forum, che effettivamente ci sono. Ma bestemmiare non e' piu' un reato, e pertanto non giustifica un sequestro preventivo che ha lo scopo di prevenire la reiterazione di un reato che non c'e'.

"Impicchiamo tutti gli handicappati". Per quanto riguarda le offese ai diversamente abili (persone disabili o con handicap), sul piano giuridico non si tratta di vilipendio della religione. Risulta pertanto ingiustificato il provvedimento di sequestro preventivo sulla base dell'articolo 403 del codice penale.
Ma non e' certamente questo il motivo per il quale non abbiamo censurato questo tipo di interventi. Noi riteniamo che l'obiettivo sia quello di non dover piu' ascoltare o leggere frasi del genere non perche' proibite, ma perche' veramente nessuno le pensa. Ma per discutere ed eventualmente convincere le persone, e' necessario prima di tutto sapere cosa pensano. Se gli si impedisce di esprimersi, puo' apparire che tutti la pensino allo stesso modo, anche al modo giusto, ma gli episodi di violenza e disprezzo sulle persone diversamente abili poi si ripeteranno...inspiegabilmente.

Incostituzionalita'
L'articolo 21 della Costituzione, oltre a ribadire che "La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure", recita:
"Si puo' procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorita' giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili."
In altre parole, la Carta fondamentale stabilisce che il sequestro possa avvenire non nel caso di un reato qualunque, ma di un delitto gia' previsto dalla legge sulla stampa (Legge n. 47 dell'8 febbraio 1948). Il delitto di cui all'articolo 403 del Codice penale, con cui la Procura di Catania ha motivato il sequestro preventivo, non e' in alcun modo contemplato nella legge sulla stampa. Pertanto, il sequestro preventivo decretato dal PM Luigi Lombardo ed effettuato dalla Polizia Postale di Firenze e' un atto incostituzionale.
Cosa stiamo facendo


Interrogazioni parlamentari

Sul sequestro dei nostri forum e' stata presentata una prima interrogazione parlamentare da parte di sei deputati della Rosa nel Pugno il 18 novembre 2006. Il Governo non ha ancora offerto una risposta. L'8 novembre 2007, quasi un anno dopo, abbiamo presentato una seconda interrogazione parlamentare in quanto i forum rimangono censurati, anche nelle parti non ritenute illecite dallo stesso PM di Catania.

Istanza di riesame


Il 23 novembre abbiamo presentato istanza di riesame del provvedimento di sequestro presso il Tribunale del riesame di Catania. Questa prima istanza e' stata rigettata.

Istanza di dissequestro

Ad ottobre del 2007 e' giunta notizia che tre utenti intervenuti sui forum sequestrati sono stati raggiunti da avvisi di garanzia per vilipendio ad un culto religioso. In particolare, l'accusa del Pubblico Ministero riguarda nove frasi fra le migliaia contenute nei forum. Per questo l'8 ottobre 2007, abbiamo presentato nuovamente un'istanza di dissequestro dei due forum ad eccezione delle nove frasi incriminate. Anche questa volta, l'istanza e' stata rigettata dal Gip di Catania. Questa volta pero' il Gip, nelle sue motivazioni, ha fatto qualche palso fasso. Si e' infatti basato sull'articolo 406 del codice penale ("Delitti contro i culti ammessi nello Stato"), articolo che -cosa di non poco conto- non esiste (e' stato abrogato nel febbraio 2006 dalla legge n. 85). Inoltre, e' del tutto evidente che, qualora si sia ritenuto di dover procedere contro nove frasi contenute nei forum, le rimanenti -anche se critiche della religione cattolica romana- non costituiscono reato. Nonostante cio', il Gip ha ritenuto comunque che i forum nel loro complesso offendono "la religione della stragrande maggioranza degli italiani". Insomma, il nostro magistrato ha censurato integralmente i forum non gia' in base a leggi esistenti, ma ad una sua personalissima opinione. Contro questa decisione stiamo ricorrendo in appello.

Cosa faremo

In futuro e' evidente che affronteremo il giudizio a fronte alta, consapevoli di essere in prima linea per la liberta' d'espressione e di pensiero. Se oggi e' capitato a noi, domani potrebbero essere censurate preventivamente edizioni di quotidiani o riviste prima che arrivino alla stampa perche' contengono materiale che qualcuno ritiene offensivo nei confronti di una religione o magari di una parte politica. Continueremo a difenderemo la liberta' di esprimere anche le opinioni piu' ripugnanti, sempre che non vi sia in esse una concreta istigazione alla violenza. Ci pare fin troppo facile difendere la liberta' di parola solo di coloro che non riteniamo offensivi.



I forum dell'Aduc


Come funzionano

I forum dell'Aduc (Di' la tua), con una media attuale di 3-400 messaggi al giorno, non sono moderati e non prevedono l'iscrizione o la registrazione dei partecipanti. Sono liberi e dissertano di tutte le attualita' sociali, religiose, economiche e politiche. Ci permettiamo di non pubblicare solo quegli interventi che sono palesemente fuori tema (ad esempio messaggi di spam), o che istigano la violenza (per istigazione non intendiamo un semplice "ammazziamoli tutti", ma un vero e proprio intento di provocare violenza su qualunque persona o cosa).

Perche' non censuriamo gli interventi

Forse molti non sono in grado di apprezzarlo, ma l'apparente "incivilta'" di cui sono accusati alcuni interventi sui nostri forum ha molti difetti, ma anche alcuni straordinari pregi. Prima di tutto il merito storico, in quanto chi in futuro vorra' capire chi sono gli italiani del 2006 lo potra' fare molto meglio leggendo questi forum piuttosto che quelli moderati e filtrati. Basti pensare alle preziose testimonianze, talvolta anche offensive, lasciateci dagli abitanti di Pompei sui muri delle loro abitazioni.
E come negare che molte cose che si pensano spesso non si dicono se non quando protetti dall'anonimato?
L'esempio piu' calzante e' quello che riguarda banche, amministrazione pubblica, grandi gestori telefonici, ed altre attivita' commerciali, i cui dipendenti o utenti spesso si fanno avanti denunciandone le frodi in maniera privata. Magari lo fanno anche con offese o bestemmie, ma spesso rivelano realta' che altrimenti rimarrebbero nascoste. Un altro esempio e' la questione dell'immigrazione e dell'integrazione, su cui la nostra associazione e' quotidianamente impegnata. Per capire se in Italia siamo davvero tolleranti o se invece siamo anche un po' razzisti e xenofobi, basta farsi un giro sui nostri forum, senza dover piantare microfoni nascosti in piazza o al bar o fare costosissimi sondaggi. Le obiezioni e le opinioni, anche quelle che riteniamo piu' sbagliate ed offensive, ci aiutano a capire come gestire le tensioni create dal fenomeno migratorio, tensioni che mettono a rischio il processo di integrazione e la convivenza civile.
Questi forum rispecchiano molto fedelmente la nostra societa', e pertanto sono utili anche a chi sente la necessita' di cambiare le cose.
Soprattutto, non vogliamo noi ergerci a censori per modellare i forum a nostra immagine e somiglianza, o a immagine e somiglianza di una societa' "civile" che vorremmo ma che non sembra esserci.

liberi di non leggerli

I nostri forum hanno infine un'altra importante caratteristica. Se qualcuno ci offende in un bar, in una scuola, o in una piazza, non e' possibile evitarlo. I nostri forum invece, per chi li trova offensivi, possono essere evitati semplicemente non andandoli a leggere. Come del resto si puo' cambiare canale se troviamo offensiva la satira su un politico, sul Papa o su qualunque altro capo di Stato.



Un'ipotesi (non azzardata) sul perche' si e' giunti rapidamente al sequestro preventivo


La rapidita' e l'efficienza non sono le qualita' piu' comunemente apprezzate del nostro sistema giudiziario. Le migliaia di segnalazioni che i nostri utenti e consumatori fanno alla magistratura, alla polizia postale ed ai vari Garanti richiedono mesi o anni per ottenere risposte, quando le si ottengono. Quando la giustizia agisce rapidamente e' da accogliere con soddisfazione ed orgoglio, ma -francamente- anche con una certa perplessita'.
L'inusitata solerzia (poche ore o giorni dopo l'esposto di don Di Noto) con cui il magistrato della Procura di Catania ha disposto il sequestro per vilipendio della religione cattolica non ci puo' non far riflettere. Sui nostri forum ci sono, da anni, frasi che potrebbero essere ritenute offensive dai credenti di altre religioni, se non dagli appartenenti a quasi ogni istituzione, associazione (compresa la nostra), o gruppo di persone, ma si e' deciso di agire con urgenza solo sul fronte della religione cattolica.
Quanto accaduto va, a nostro avviso, a braccetto con la politica dello Stato del Vaticano (le intimazioni affinche' cessi la satira sul Papa), con quella del Parlamento italiano che ha bocciato la richiesta di far pagare le tasse alla Chiesa cattolica quando svolge attivita' commerciali e non di culto (come fanno gia' tutti gli imprenditori che operano in Italia), e vari episodi in cui le istituzioni appaiono prostrarsi alla Chiesa cattolica romana (no al divorzio veloce, imposizione del crocifisso nelle aule, annullamento del referendum sulla procreazione assistita, etc..).
Mala tempora currunt...

lunedì 12 novembre 2007

APPUNTAMENTI TOSTI DA NON PERDERE, LAICI A ROMA E A L'AQUILA

Luigi Tosti, Lettera a un cattolico

La tua presenza è molto importante a sostegno del magistrato Dr. Luigi Tosti il quale chiede allo Stato Italiano che vengano rimossi dalle aule giudiziarie i simboli religiosi per rispettare il principio supremo di laicità affermato dalla Costituzione Italiana e dalla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo.

**Vieni anche tu con amici e familiari Giovedì 22 Novembre 2007 ore 9:00

al Tribunale de L’Aquila, Via XX Settembre**

il magistrato Dr. Luigi Tosti, gli amici della Rosa nel Pugno-Radicali, il movimento Axteismo, l’associazione Uaar, altri movimenti e associazioni saranno presenti.

**Vieni anche tu con amici e familiari Venerdì 7 Dicembre 2007 ore 9:00

al CSM Consiglio Superiore della Magistratura di Roma, Piazza Indipendenza**

ci sarà il tavolo di Sit-In per il magistrato Dr. Luigi Tosti, gli amici della Rosa nel Pugno-Radicali, il movimento Axteismo, l’associazione Uaar, altri movimenti e associazioni saranno presenti.

Comunicato del giudice Luigi Tosti

Grazie. Il 22 novembre 2007 ci sarà anche il dibattimento del secondo processo dinanzi al Tribunale dell’Aquila, al quale ho ovviamente reiterato la richiesta di rimuovere i crocifissi o, in subordine, di esporre il logo dell’UAAR, la menorà ebraica, il simulacro di Budda, la statua di Pallade Atena e le effigi di altre divinità atzeche, nordiche ed egizie, alle quali mi sono recentemente “convertito” dopo esserne rimasto “folgorato” durante un viaggio a Damasco. Per ora ho recuperato il logo dell’UAAR, una statua di budda e la menorà ebraica. Chiederò la parola per esporre le motivazioni giuridiche della richiesta, ricordando ai giudici che esiste la Costituzione, che esiste la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, che esiste l’art. 3 della legge 654/1975 italiana che sanziona con la reclusione sino a tre anni gli atti di discriminazione religiosa e preannuncerò loro che, se non solleveranno conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale o, in alternativa, non appenderanno in modo permanente a fianco dell’idolo del Dio biblico incarnato (tale è Gesù secondo la dottrina ufficiale della Chiesa) questi miei simboli in ossequio al principio secondo cui TUTTE le ideologie religiose sono UGUALI ED HANNO PARI DIGNITA’ DINANZI ALLA LEGGE, mi rifiuterò di presenziare all’udienza, revocherò la nomina dei miei difensori di fiducia (non intendo subire processi da parte di un’Amministrazione della Giustizia italiana “RAZZISTA”) e mi recherò immediatamente presso la locale Procura della Repubblica di LAquila per formalizzare contro di essi la denuncia per il delitto di “discriminazione religiosa” previsto e punito dall’art. 3 della legge 654/1975 (se non altro per la curiosità di leggere -e poi pubblicizzare- le rocambolesche “motivazioni” con le quali i giudici “insabbieranno” questa mia denuncia).

Grazie ancora per il sostegno e cordiali saluti.

Luigi Tosti

tosti.luigi@yahoo.it

mobile 3384130312

Nella foto, il giudice Luigi Tosti (foto Campanella Lasca, no copyright)

Interviste, commenti, conferenze pubbliche e altro tel. 3393188116

Fonte: http://nochiesa.blogspot.com

Diffusione: Axteismo Press l’Agenzia degli Axtei, Atei e Laici

http://nochiesa.blogspot.com

Privati e librerie che volessero richiedere il libro “Le religioni plagiano” di Vittorio Giorgini possono rivolgersi alla Arduino Sacco Editore www.arduinosacco.it codice libro ISBN 978-8889584-60-6.

Richiedi gratis la seguente documentazione in formato digitale scrivendo a:

axteismo@yahoo.it

OFFESA LA MEMORIA DI PAOLO SEGANTI

Abbiamo appreso che è stata imbrattata la targa posta due anni fa dal Comune di Roma in memoria di Paolo Seganti, vittima dell’omofobia, barbaramente ucciso nella notte tra l’undici e il dodici luglio del 2005.

“Si tratta di un comportamento oltraggioso che offende tutta la comunità lesbica, gay e trans. Siamo felici che il Sindaco di Roma, Walter Veltroni, abbia dichiarato in maniera tempestiva di voler rimuovere le scritte omofobe – afferma Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma – Questo atto vandalico ci conferma l’insopportabile clima di violenza e omofobia che si respira in tutto il Paese. Da qualche giorno è partita la campagna antiomofobia del Comune di Roma legata a Gay Help Line, il numero verde istituito proprio in memoria di Paolo Seganti. Chiediamo che il Comune rifletta su quanto sta avvenendo potenziandola e ricercando nuovi strumenti di lotta alla violenza”

Arcigay Roma Gruppo ORA

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Segreteria

Dal lunedì al Sabato dalle 16.00 alle 20.00

tel 06 64501102

fax 06 64501103

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Ufficio Stampa

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Gay Help Line

lunedì, mercoledì, giovedì e sabato dalle 16.00 alle 20.00

800 713 713

L'EUTANASIA DI WOJTYLA E IL SILENZIO DELLA CHIESA

TRATTO DAL BLOG DI FREESPIRIT

Lina Pavanelli è un medico anestesista che ha diretto per anni la Scuola di specializzazione in Anestesia e Rianimazione dell’università di Ferrara. Nel saggio pubblicato su MicroMega ha ricostruito l’andamento degli ultimi mesi della malattia del Papa seguendo la testimonianza più diretta, quella appunto del professor Buzzonetti, e mettendo a confronto le scelte cliniche che ne risultano con i principi di bioetica riaffermati anche di recente dalla Congregazione per la dottrina della fede (l’ex Sant’Uffizio, di cui era a capo il cardinal Ratzinger prima di diventare Papa). Principi che considerano eutanasia in senso proprio la mancata alimentazione artificiale, non solo nei confronti di un malato grave o moribondo, ma addirittura di un paziente in stato di coma vegetativo (cioè di una persona cerebralmente morta e di cui vengono tenute “in vita” solo alcune funzioni fisiologiche, attraverso macchine più o meno complesse: il riferimento era al caso dell’americana Terry Schiavo).

Attraverso questo minuzioso confronto, Lina Pavanelli ha messo in evidenza come:

a) la malattia di cui soffriva il Papa (morbo di Parkinson) ha un decorso noto e prevedibile, che pone ad un certo punto problemi di alimentazione e/o di respirazione, insolubili senza ausilio artificiale;

b)* il Papa non è morto per crisi respiratoria ma per deficit alimentare*;

c) le linee-guida mediche europee indicano chiaramente che per impedire una denutrizione che porta alla morte va inserito, con operazione ambulatoriale poco invasiva ed efficacissima, un sondino permanente in zona addominale;

d) tale intervento va compiuto “a tempo debito”, cioè non appena il paziente non riesce più ad alimentarsi normalmente. Un eventuale sondino naso-gastrico in fase più avanzata non ha efficacia adeguata;

e) ogni medico ha il dovere, per legge e secondo il codice di deontologia professionale, di informare il paziente sul decorso della malattia, le terapie possibili, le conseguenze del rifiuto delle stesse. Non mettere al corrente il paziente è penalmente rilevante (si rischia la galera, insomma);

f) è del tutto impensabile che l’equipe medica diretta dal professor Buzzonetti (una decina di eccellenti anestesisti-rianimatori italiani) abbia tenuto il Papa all’oscuro, violando clamorosamente la legge, oltretutto nei confronti di un paziente di tale rango;

g) la decisione di rifiutare il sondino permanente addominale è dunque stata presa da Karol Wojtyla in persona;

h) tale rifiuto ha accorciato al vita del Papa. Di quanto non possiamo sapere, se giorni, settimane o mesi. Ma è certamente la “causa” prossima della morte;

i) il sondino naso-gastrico, inserito alla vigilia della morte, arrivava a “tracollo” ormai irreversibile, e non rappresentava dunque quella alimentazione artificiale adeguata che la bioetica cattolica esige anche nei confronti di un corpo in stato di coma vegetativo (figuriamoci di un Papa ancora in vita)

venerdì 9 novembre 2007

Shhhh!!! Sulle coppie di fatto l'enciclopia treccani deve stare zitta!!!!!

tratto da ILMONDODIGALATEA
L’Enciclopedia Treccani ha deciso, alla voce “matrimonio” di inserire un aggiornamento, in cui si citano, fra le varie forme di convivenza more uxorio, le unioni di fatto.

Apriti cielo (è il caso di dirlo)! Immediatamente Isabella Bertolini, vicepresidente dei Deputati di Forza Italia innesca il tric e trac: «Il laicismo ed il relativismo, purtroppo già ben rappresentato dall'attuale maggioranza al Governo, arruola tra i propri adepti anche l'enciclopedia italiana più prestigiosa». Non è un complotto demo-pluto-giudaico, ma ‘sti comunisti sono proprio dappertutto, fa capire.

Battuto di pochi secondi nella corsa alla dichiarazione – è uno degli sport che gli riescono meglio, quasi quanto il salto sulla poltrona del barbiere per farsi rimettere in piega il ciuffo – Luca Volontè immediatamente chiosa: «La scelta è fuori luogo, non rispecchia la realtà sociale italiana e non tiene conto della chiarissima differenza sul piano giuridico e lessicale fra i due termini».

Qualcuno sia così cortese da spiegare ai due esponenti politici, dal momento che è chiara la loro ignoranza in materia, che una enciclopedia è un’opera che spiega i significati delle parole e delle locuzioni; e che non è proprio una invenzione della Treccani, ma risale ai tempi degli antichi romani, almeno, quella di considerare affini al matrimonio, sebbene regolate da leggi parzialmente diverse, le convivenze more uxorio, cioè, come spiega la dicitura a chi ha fatto anche sei mesi soli di latino in prima superiore, simili al matrimonio. Forme di convivenza alternative - e normate da leggi apposite - all’epoca antica erano considerate così poco offensive della pubblica morale che persino imperatori cristiani come Giustiniano riconoscevano ad esse il diritto di esistere; ne approfittavano pure, gli imperatori cristianissimi, come fece appunto il buon Giustiniano con la sua Teodora, prima di riuscire regolarmente a sposarla a dispetto del passato chiacchieratissimo che la signora teneva.

Dove sia dunque lo scandalo della voce enciclopedica sfugge, dunque, a meno che lo scandalo non consista nel fatto che una enciclopedia, facendo il suo mestiere, informi i suoi lettori che una cosa esiste, e che si intenda con un dato nome.

Culturalmente, lo ammetto, le posizioni della Bertolini e di Volontè sono coerenti con la loro matrice di riferimento: l’enciclopedia è nata da quella congrega di laicisti schifosi che erano gli Illuministi, sempre infoiati a voler divulgare il sapere ed interrogarsi su di esso; per i bravi cattolici, si sa, l’unico libro utile e concesso è quello del catechismo, e meglio se non viene letto da soli, ma con il parroco a lato, per evitare derive d’interpretazione che rischiano di portare a Lutero. La Bertolini e Volontè l’enciclopedia la subiscono come uno dei tanti brutti rospi che la modernità impone loro di ingoiare, con cristiana rassegnazione.

Ma già che c’è, ‘sta benedetta enciclopedia del caspita, almeno sia tenuta sotto controllo e non dia scandalo:l’ideale di Volontè e della Bertolini, evidentemente, è quello di una enciclopedia che nemmeno contempli voci sulle cose che a loro danno fastidio, e men che meno dica ai lettori che simili cose possono esistere in altre parti del mondo, anche se non (o non ancora) in Italia: una bella enciclopedia fatta di pagine bianche, per dire, sarebbe l’esempio di divulgazione perfetta.

sabato 3 novembre 2007

IL PAPA IN FARMACIA

Secondo l'attuale Pontefice i farmacisti, importanti intermediari tra medici e pazienti, avrebbero un «diritto riconosciuto» all'obiezione di coscien/a in caso sia loro richiesta la vendita di farmaci cori «chiari scopi immorali, come l`aborto e l`eutanasia». Non basta: agli stessi farmacisti spetta il compito di far conoscere le implicazioni etiche di alcuni farmaci, non essendo possibile anestetizzare le coscienze circa gli effetti di molecole che hanno lo scopo di evitare l'annidamento di un embrione o di cancellare la vita di una persona. Per fortuna che il coito interrotto non si vende in farmacia, qualcosa di utile ci rimarrà pur sempre a disposizione. Ritengo infatti improbabili, per ragioni di praticità, i controlli notturni di farmacisti cattolici muniti di apposita lanterna.
Dico questo, perché qui ci sta l`intera gamma delle metodologie anticoncezionali: la pillola classica, la pillola del giorno dopo, la minipillola, la spirale intrauterina, i vari progestinici deposito, tutto o quasi. Posso immaginare una sola conseguenza, a un disastro come questo: raddoppieranno gli aborti. Qualcuno potrebbe pensare che ho esagerato nell`elencare i metodi che sarà per lo meno molto difficile utilizzare se verrà varata una legge che renderà attuabile l`obiezione di coscienza dei farmacisti, ma non è così: c`è un medico cattolico, del quale non voglio citare il nome (ma che qualsiasi navigatore di Internet saprà riconoscere) che asserisce che anche la pillola classica agisce, di tanto intanto, impedendo l`impianto di un embrione, e anche se penso che la cosa accada assai raramente (avrei scritto, in una differente occasione, a ogni morte di papa) immagino che possa anche essere vero, soprattutto per che crede nell`esistenza del diavolo. Cerco invece di spiegare, da anni, senza alcun successo, che la pillola post-coitale non ha niente a che fare con l`inibizione dell`impianto e mi permetto di affermare che chi sostiene il contrario è in perfetta malafede. Potete trovare tutta la bibliografia medica dalla quale ricavo questa certezza in uno dei miei libri più recenti, anche se ammetto che questa mia apparente sicumera si basa sull`attuale consenso scientifico, che potrebbe modificarsi in un avvenire più o meno vicino: ma questa è la scienza medica, che di verità ne conosce ben poche e che si basa sui risultati delle sperimentazioni de delle ricerche. Ripropongo il concetto in questi termini: chi ritiene, allo stato attuale delle conoscenze, che la pillola dei giorno dopo inibisca l`annidamento dell`embrione (notate intanto che nessuno dice più che è abortiva) o dice bugie, o ignora la verità, o è stato mal informato (magari a bella posta).
Mi rendo conto di esagerare nel pessimismo: perché i farmacisti si possano dichiarare obiettori di coscienza e rifiutarsi, ad esempio, di vendermi la liquirizia (da ragazzo mi provocava interessanti sogni umidi, molto molto immorali) ci vuole una legge apposita, per il momento conta quanto ha dichiarato Caprino, segretario nazionale di Federfarma, che cioè «i farmacisti hanno l`obbligo di legge, dietro prescrizione medica, a consegnare il farmaco o a consegnarlo, se non disponibile, nel più breve tempo possibile» , per cui l`obiezione di coscienza per i farmacisti «è inattuabile in Italia come in ogni altro Paese». Resta solo da capire se la sollecitazione del Papa è rivolta ai legislatori (preparate in fretta una legge che lo consenta) o ai farmacisti (violate la legge, ne avete il diritto morale). Questa seconda possibilità mi turba e mi stimola insieme: un Papa che invita a scegliere la via dell'illegalità è più di quanto avrei mai potuto sperare, mi autorizza a pensare in grande, parla alla parte più oscura della mia coscienza, già fondamentalmente anarchica. Per chiarezza, mi limito a ricordare al Pontefice che al mo- mento, in questo Paese, sono autorizzate solo alcune obiezioni di coscienza: per il servizio militare (obsoleta); per la sperimentazione sugli animali; per la legge 194 sull'interruzione di gravidanza; per la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Debbo ammettere, a questo punto, che questo ennesimo proclama pontificio non mi pare particolarmente azzeccato, sono certo che sa fare di meglio. Mi dà però l'occasione di parlare di alcune cose e ne approfitto. La prima cosa riguarda tutti i moralisti, inclusi quelli laureati in farmacia: capisco i grandi turbamenti che vi procura l'uso di farmaci sulle cui interferenze con la fertilità non tutto è perfettamente chiaro, e capisco l'ansia di perfezione e la ricerca di un pò di martirio personale che vi impongono di rifiutare persino il ricorso al principio di precauzione, ma mi chiedo come mai vi accanite su una povera compressa progestinica, della cui moralità posso darvi le più ampie garanzie, mentre non vi turba minimamente il fatto che un gran numero delle nostre nuove cittadine assumono chili di prostaglandine - acquistate in farmacia, non esiste un mercato clandestino - e poi abortiscono, alla faccia della morale e della legge, finendo spesso in ospedale a causa dei terribili effetti collaterali di questo farmaco. Queste povere donne vengono in farmacia con una regolare ricetta e dichiarano di soffrire di mal di stomaco: a nessun farmacista è mai venuto un briciolo di sospetto? A nessun moralista è passato per la mente che le ulcere gastriche sono diventate stranamente endemiche tra e prostitute rumene? Le prostaglandine sono incluse nell`elenco dei farmaci ai quali il Pontefice allude? Il secondo problema riguarda una mia personale curiosità di bioeticista. Negli ultimi tempi, discutendo con i miei colleghi cattolici sui problemi etici della procreazione assistita, mi è stato detto più volte che in realtà l`antico ostacolo della dignità della procreazione (cioè l`obbligo di non separare mai la vita sessuale da quella riproduttiva) non è poi più così fonda- mentale. Oggi, leggendo le ultime esternazioni del Pontefice, non trovo più alcun accenno alla condanna dei mezzi contraccettivi che si limitano a offendere questa dignità (i farmacisti ogni tanto vendono preservativi e diaframmi). È un caso? State cercando di dirmi qualcosa che io, per ottusìtà personale, non riesco a capire? Un po` di luce, per favore. Il terzo e ultimo problema riguarda - e non sarà certamente l`ultima volta che ne parliamo - questa questione dell`embrione "uno di noi". Recentemente ho raccontato, su vari giornali, la storia del referendum che è stato tenuto in Irlanda del 2002 per cambiare, su proposta del Governo, la norma costituzionale che stabilisce che la protezione della vita nascente comincia dal primo momento del concepimento. Se il referendum avesse avuto successo - il che non è stato anche se per una manciata di voti - la nuova norma sarebbe stata molto diversa, perché avrebbe posposto l`inizio della protezione al momento dell`impianto dell`embrione nell`utero della madre. Le conseguenze di questa modifica sarebbero state straordinarie e tutte contrarie alle posizioni ribadite dal Pontefice nella sua recente dichiarazione: sarebbe stata lecita ogni forma di inibizione dell`impianto, compresa quella attribuita alla spirale e alla pillola del giorno dopo, e sarebbero state autorizzate le ricerche sull`embrione in vitro, gli studi sulle staminali embrionali e le indagini genetiche pre-impiantatorie. Questo, tra l`altro, è proprio quel personalismo che John Bryant e John Searle definiscono relazionale, che non attribuisce né alla biologia né alle prestazioni funzionali il carattere dirimente della persona. Secondo questa ipotesi, molto amata da alcuni evangelici, sono le relazioni a rappresentare un tratto riassuntivo e qualificante, perché legano tra loro biologia e biografia della persona e rappresentano il passaggio di una soglia significativa anche secondo un`ottica teologica: dal momento in cui si connette con quella della madre, l`esistenza dell`embrione si collega con la comunità degli uomini. Spero di avervi almeno incuriositi. Ebbene la ragione di questa lunga digressione è legata al fatto che tutto l`episcopato irlandese, ripeto, tutto, vescovi ausiliari inclusi, si è schierato con il massimo fervore possibile in favore della modifica e, perciò, del personalismo relazionale, della pillola del giorno dopo, della spirale, delle staminali embrionarie eccetera, eccetera, eccetera. Ebbene, nessuno, fino a questo momento, ha commentato questi fatti. Ho però il diritto di avere qualche chiarimento. Non erano, i vescovi irlandesi, l`espressione più alta (si fa per dire) del cattolicesimo intransigente? Cosa capisce, a questo punto, un povero cristiano? Non è d`abitudine cosa migliore fare le pulizie in casa, prima di uscire a spazzare in cortile? Se poi qualche compagno vorrà sapere quali sono le ipotesi che sono state fatte su questa scelta dell`episcopato irlandese, così peculiare e così inattesa, mi scriva, gli risponderò personalmente, voglio evitare scandali pubblici. Anche se, a dire il vero, da quando un grande filosofo cattolico mi ha spiegato che l`inferno è anticostituzionale, mi sento molto più tranquillo.

di Carlo Flamigni

LIVIA TURCO: LA PAROLA DEL PAPA è AUTOREVOLE MA LA SOVRANITà APPARTIENE AL PARLAMENTO

Il presidente dell'Unione dei farmacisti cattolici, Pietro Uroda, lo ha detto chiaro e tondo: "Mai venduta la pillola del giorno dopo, Norlevo o Levonelle, nella mia farmacia". Ma all'indomani del richiamo del Papa all'obiezione di coscienza per i farmacisti rispetto alla vendita di farmaci con scopi «immorali», la polemica è infuocata tra chi afferma che è un dovere garantire tali farmaci a chi li chiede e chi, invece, invoca il diritto all'obiezione per la categoria, peraltro secondo alcuni già praticato. In testa ai sostenitori del «no» all'obiezione per i farmacisti è lo stesso ministro della salute Livia Turco: "La parola del Papa è autorevole, da ascoltare nella sua dimensione pastorale e profetica, ma quando si parla di legge - ha affermato - la sovranità appartiene al Parlamento". E ancora: "i farmaci prescritti dal medico - ha precisato il ministro - devono essere disponibili, non possono essere negati" e " la legge non prevede l'obiezione di coscienza dei farmacisti e credo che le norme siano sagge".
Una posizione, questa, condivisa da varie forze politiche: «Il servizio delle Farmacie - sottolinea il capogruppo dei Repubblicani Liberali e riformatori alla Camera, Giorgio La Malfa - è un servizio pubblico ed i farmacisti hanno il dovere di distribuire prodotti medicinali a chi ne fa richiesta». Chi esercita un servizio pubblico, come i farmacisti, «non può ergersi ad arbitro, decidendo cosa è morale e cosa non lo è», incalza Antonio Borghesi, deputato dell'Italia dei Valori. Il Papa «non può dettare il codice ai farmacisti» e le farmacie devono garantire il servizio pubblico, afferma anche Chiara Moroni (FI), e Luana Zanella dei Verdi sostiene che «non esiste il diritto all'obiezione di coscienza per i farmacisti». C'è chi va oltre: Donatella Poretti (Rnp) afferma che il cittadino può denunciare la mancanza del farmaco e Marco Cappato (Associazione Coscioni) afferma che l'associazione aiuterà i cittadini a denunciare gli eventuali farmacisti obiettori fornendo l'assistenza giuridica necessaria.
Dura reazione anche da parte del farmacologo Silvio Garattini: «Il Papa ha tutto il diritto di dire ai suoi quello che vuole, ma non può imporre a un Paese quello che deve fare». Sul fronte opposto Luisa Santolini (Udc): «L'obiezione - afferma -è prevista dalla legge in campo militare e sanitario, e i farmacisti fanno parte del personale sanitario». E in realtà, rileva il presidente del Movimento per la vita Carlo Casini, «1`obiezione di coscienza per i farmacisti esiste già, come dimostrano i molti casi in cui farmacisti sono stati chiamati in giudizio». E che la polemica sia aspra lo confermano pure le parole della vicePresidente dei deputati Forza Italia Isabella Bertolini: «Noi siamo per la difesa della vita e per questo ci impegneremo nelle sedi competenti per combattere l'uso della cosiddetta kill pill».
Polemiche a parte, ci sono i numeri che parlano. In Italia, nel 2006, sono state oltre 400.000 le pastiglie di Norlevo e Levonelle vendute, afferma il ginecologo ed esponete radicale Silvio Viale: sarebbero state molte di più se non vigesse l'obbligo della ricetta medica, peraltro già annullato in molti altri paesi. Ricetta, avverte l'esperto, che può rappresentare un grave ostacolo limitando l'efficacia del farmaco: il massimo dell'efficacia (95%) si ha infatti assumendo la pillola entro 12-24 ore dal rapporto a rischio. E insomma, una corsa contro il tempo e non avere a disposizione la ricetta al momento del bisogno, conclude Viale, può purtroppo fare la differenza.
La Gazzetta del Mezzogiorno

venerdì 2 novembre 2007

Sequestra, violenta, droga e tortura: attenuanti perché sardo.

L’unico dubbio che ho è se debba sentirmi più offesa come essere umano, come donna o come Italiana?

Non sapevo che la nostra arretratezza sociale e culturale fosse tale da trovare opportuno spazio di difesa persino nei tribunali tedeschi!

E pensare che era italiano Cesare Beccaria e pure il nobel Grazia Deledda. Come siamo caduti in basso!

Ma noi o loro?

Ed io che sapevo l’Italia essere la maglia nera europea in tema di pari opportunità! Dobbiamo coinvolgere il consiglio d’Europa per rivedere la classifica dopo questo fallo della Germania.
Della sentenza, che trovate a questo link vi anticipo solo questo passaggio:

“In questo contesto si dovevano ancora tenere conto delle particolari impronte culturali ed etniche dell’imputato. E’ un sardo. Il quadro del ruolo dell’uomo e della donna, esistente nella sua patria, non puo’ certo valere come scusa, ma deve essere tenuto in considerazione come attenuante.”

Buone riflessioni a tutt*

Attenuante perché sardo: il testo integrale della sentenza
Un uomo accusato di aver sequestrato, violentato, drogato e torturato la propria fidanzata nella convinzione che lei lo avesse tradito, è riuscito ad ottenere uno sconto di pena perché di origini sarde. Il tribunale tedesco che lo ha giudicato scrive nella sentenza che l'imputato è un sardo e ''il quadro del ruolo dell'uomo e della donna, esistente nella sua patria deve essere tenuto in considerazione come attenuante''.

Qui di seguito il testo della sentenza:Tribunale di Buckeburg -Kls 205 Js 4268/05 (107/05).
Alla cancelleria Il 14.03.2006

SENTENZE IN NOME DEL POPOLO!

Nella causa penale contro Maurizio Pusceddu Nato il 19.07.1978 a Cagliari, Italia da ultimo residente Am Markt 8, 31655 Stadthagen Attualmente nel penitenziario giustiziario Sehnde,

cittadinanza: italiana

per: violenza carnale e a.

la grande sezione penale del Tribunale di Buckeburg nelle sedute del 23.11.2005, 01.12.2005, 22.12.2005, 12.01.2006, 13.01.2006, 20.01.2006 e 25.01.2006, alle quali hanno preso parte

il giudice presidente del Tribunale barone V. Hammerstein, come presidente; il giudice del tribunale Bugard, come giudice a latere; Eugen Meier Maik Schommerloh, come giudici popolari; procuratore di stato Hirt come funzionario della Procura di Stato; impiegata Brakhage come cancelliere della cancelleria

ha riconosciuto di diritto il 25 gennaio 2006:

C.P. che prescrive una pena non inferiore a 2 anni fino a 15 anni di reclusione per la violenza carnale. La sezione ha fatto uso della possibilita' della attenuazione della pena a norma dei § § 21, 49 c.p. perche' secondo gli accertamenti del perito Pallenberg non poteva essere esclusa nell'imputato una notevole diminuzione della facolta' di controllo. Il limite della pena slitta percio' a una pena da 6 mesi a 11 anni e 3 mesi di reclusione.

Per la misura della pena si e' tenuto conto a favore dell'imputato che finora non si e' fatto penalmente notare. E' stato inoltre tenuto conto a suo favore che come cittadino italiano che deve vivere separato dalla sua famiglia e dalla sua cerchia di amici in patria, e' particolarmente sensibile alla reclusione. Si doveva ancora tenere conto che i reati sono stati un efflusso di un esagerato pensiero di gelosia dell'imputato. In questo contesto si dovevano ancora tenere conto delle particolari impronte culturali ed etniche dell'imputato. E' un sardo. Il quadro del ruolo dell'uomo e della donna, esistente nella sua patria, non puo' certo valere come scusa, ma deve essere tenuto in considerazione come attenuante. Era infine da tenere in considerazione come attenuante che l'imputato ha fatto una confessione ad ogni modo in parti.

D'altra parte doveva essere tenuto conto in modo aggravante che l'imputato ad ogni modo per quanto riguarda il reato II 8 ha pianificato e agito in modo straordinariamente spietato. La parte lesa ha subito un trauma durevole a causa dei maltrattamenti a lei inflitti.

L'imputato ha vissuto fino in fondo le sue tendenze sadiche ed ha tormentato la parte lesa, che gli era devota e fisicamente di gran lunga piu' debole, per un periodo di tempo di tre settimane., oltre alle lesioni personali e alle violenze carnali l'ha privata della sua dignita' orinando su di lei, strofinando sul viso un assorbente pieno di sangue e poi deridendola anche verbalmente dopo il reato II 6 "che aspetto ributtante hai tesoro". Non esito' neppure a fotografare il risultato dei suoi maltrattamenti.

VII

La decisione sulle spese segue il § 465 C.P.P.

Il giudice presidente del tribunale von Hammerstein per assenza dal luogo e per ferie e' impedito a firmare.

OLOCAUSTO FEMMINILE: PER NON DIMENTICARE

Il 31 ottobre si commemorano le donne vittime dell'Inquisizione ... 9 milioni furono le vittime in poco meno di tre secoli... e se prestiamo attenzione alla violenza che OGGI subiscono le donne nel mondo e in Italia - una triste media di una vittima al giorno ci sembra un dato non più ammissibile... diventa chiaro il senso di una tale commemorazione.
In varie parti d'Italia si ricoderanno le antenate cadute sotto la macchina omicida dell'Inquisizione e dei poteri temporali dei secoli passati.
Qui ci limitiamo ad annunciarvi due appuntamenti, che assumono una valenza particolare se si considera che sono nati per iniziativa istituzionale:
Firenze : "Inchiostro Rosa" si svolge al Salone delle Compagnie presso l'Istituto degli Innocenti di Firenze, Piazza SS. Annunziata n. 12. Il primo appuntamento, il *31 ottobre 2007, è dedicato al tema della caccia alle streghe, una strage dimenticata.
Si allega l'invito del 31 ottobre con preghiera di diffusione.

Perugia, 31 ottobre 2007
Olocausto femminile - per non dimenticare

Presso l' Atrio di Palazzo dei Priori alle ore 21,00 verrà proiettato il documentario "The Burning Times", di Donna Read, che ripercorre due secoli di caccia alle streghe ed indaga matrici e finalità dell'olocausto femminile.

In Piazza della Repubblica alle ore 22,30 si svolgerà uno spettacolo di arte circense dal titolo "Psichè" danze e acrobazie aeree.

- La Consigliera di Parità della Regione Umbria, Marina Toschi, ed il Comune di Perugia promuovono un evento per ricordare le 9.000.000 di donne arse vive dal medioevo fino al '600, bruciate come streghe poiché possedevano un potere femminile strettamente connesso con il mondo naturale, vissuto nella sua sacralità (guaritrici, levatrici, officianti i riti di fertilità, raccoglitrici di erbe) e certamente percepito come pericoloso.

Molte di queste potenzialità femminili sono state scordate e le maggiori conoscenze sul corpo delle donne non si sono trasformate in conoscenza ed accettazione di se stesse, del proprio potere e della propria differenza.

La tematica dell'empowerment femminile è di totale attualità, considerando che nel nostro Paese, come in molti altri, gli stereotipi sulle donne e sugli uomini sono lontani dall'essere superati.

Per sensibilizzare l'opinione pubblica e le stesse donne sul timore del potere femminile che sta dietro alla persecuzione delle "streghe", si realizzerà un'iniziativa dal titolo "Olocausto femminile - per non dimenticare" nella serata di mercoledì 31 ottobre 2007, presso l'Atrio di Palazzo dei Priori e nella Piazza della Repubblica.

Durante la serata sono previsti la visione del documentario "The Burning Times" (I Tempi dei Roghi) di Donna Read ed un'affascinante spettacolo di arte c ircense dal titolo "Psichè".

Il documentario "The Burning Times" ripercorre due secoli di caccia alle streghe ed indaga matrici e finalità dell'olocausto femminile; Donna Read è co-fondatrice del Premio Cinematografico "Studio D" per la filmografia femminile ed autrice della trilogia Women and spirituality (1990-1992)

"Psichè" che in greco ha molti significati, tra i quali "farfalla", ma anche "psiche" ed "anima". Spuntando dalla terra ballando, l'artista passa dal trapezio ai tessuti aerei, dalla terra all'aria, dal fisico all'etereo fino a che tutto si ridurrà all'eco della sua voce.

Alle 17,30 la libreria Feltrinelli ospiterà l' a nteprima della serata, con la lettura - a cura di Nicoletta Nuzzo - di brani tratti dal libro "La Settima Strega" di Paola Zannoner, edito da Fanucci Editore nel 2007.