venerdì 9 novembre 2007

Shhhh!!! Sulle coppie di fatto l'enciclopia treccani deve stare zitta!!!!!

tratto da ILMONDODIGALATEA
L’Enciclopedia Treccani ha deciso, alla voce “matrimonio” di inserire un aggiornamento, in cui si citano, fra le varie forme di convivenza more uxorio, le unioni di fatto.

Apriti cielo (è il caso di dirlo)! Immediatamente Isabella Bertolini, vicepresidente dei Deputati di Forza Italia innesca il tric e trac: «Il laicismo ed il relativismo, purtroppo già ben rappresentato dall'attuale maggioranza al Governo, arruola tra i propri adepti anche l'enciclopedia italiana più prestigiosa». Non è un complotto demo-pluto-giudaico, ma ‘sti comunisti sono proprio dappertutto, fa capire.

Battuto di pochi secondi nella corsa alla dichiarazione – è uno degli sport che gli riescono meglio, quasi quanto il salto sulla poltrona del barbiere per farsi rimettere in piega il ciuffo – Luca Volontè immediatamente chiosa: «La scelta è fuori luogo, non rispecchia la realtà sociale italiana e non tiene conto della chiarissima differenza sul piano giuridico e lessicale fra i due termini».

Qualcuno sia così cortese da spiegare ai due esponenti politici, dal momento che è chiara la loro ignoranza in materia, che una enciclopedia è un’opera che spiega i significati delle parole e delle locuzioni; e che non è proprio una invenzione della Treccani, ma risale ai tempi degli antichi romani, almeno, quella di considerare affini al matrimonio, sebbene regolate da leggi parzialmente diverse, le convivenze more uxorio, cioè, come spiega la dicitura a chi ha fatto anche sei mesi soli di latino in prima superiore, simili al matrimonio. Forme di convivenza alternative - e normate da leggi apposite - all’epoca antica erano considerate così poco offensive della pubblica morale che persino imperatori cristiani come Giustiniano riconoscevano ad esse il diritto di esistere; ne approfittavano pure, gli imperatori cristianissimi, come fece appunto il buon Giustiniano con la sua Teodora, prima di riuscire regolarmente a sposarla a dispetto del passato chiacchieratissimo che la signora teneva.

Dove sia dunque lo scandalo della voce enciclopedica sfugge, dunque, a meno che lo scandalo non consista nel fatto che una enciclopedia, facendo il suo mestiere, informi i suoi lettori che una cosa esiste, e che si intenda con un dato nome.

Culturalmente, lo ammetto, le posizioni della Bertolini e di Volontè sono coerenti con la loro matrice di riferimento: l’enciclopedia è nata da quella congrega di laicisti schifosi che erano gli Illuministi, sempre infoiati a voler divulgare il sapere ed interrogarsi su di esso; per i bravi cattolici, si sa, l’unico libro utile e concesso è quello del catechismo, e meglio se non viene letto da soli, ma con il parroco a lato, per evitare derive d’interpretazione che rischiano di portare a Lutero. La Bertolini e Volontè l’enciclopedia la subiscono come uno dei tanti brutti rospi che la modernità impone loro di ingoiare, con cristiana rassegnazione.

Ma già che c’è, ‘sta benedetta enciclopedia del caspita, almeno sia tenuta sotto controllo e non dia scandalo:l’ideale di Volontè e della Bertolini, evidentemente, è quello di una enciclopedia che nemmeno contempli voci sulle cose che a loro danno fastidio, e men che meno dica ai lettori che simili cose possono esistere in altre parti del mondo, anche se non (o non ancora) in Italia: una bella enciclopedia fatta di pagine bianche, per dire, sarebbe l’esempio di divulgazione perfetta.

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