martedì 31 luglio 2007

IL bacio libera: "non smetteremo di farlo,chiaro?"

dal sito de "L'Unità"
articolo di Delia Vaccarello

Dalle nove di sera in poi il marciapiedi antistante alle rovine di via San Giovanni in Laterano è già una passerella. Due ragazze puntano diritto all´ingresso del locale, entrano, scelgono un tavolino vicino all´uscita e vanno a prendere al banco mescita una birra. E´ gelata. Dopo il primo sorso, i volti si avvicinano, e le due giovanissime bevono l´una dall´altra un bacio al gusto intrigante e amaro del luppolo. Fuori il tramonto, che poco prima arrossava il cielo contro gli alberi di Colle Oppio, ha lasciato posto a pennellate di lilla. I pellegrini della birra arrivano al coming out, il locale glbt di roma "aperto tutto il giorno" (dalle 18 alle 4 del mattino) ma che si anima a sera, cuore pulsante della gay street romana. Il nome "coming out" invita. In inglese significa letteralmente "uscire dall´armadio a muro" ma vuol dire venir fuori, mostrarsi, non far mistero della propria omosessualità. C´è scritto anche nella tesserina che danno agli avventori: una striscia con i colori rainbow, quelli delle bandiere gay, in grigio "coming out" e poi due volti simili, sovrapposti l´uno all´altro, senza bocca né occhi. Vieni dal grigio e nasci ai colori dell´arcobaleno solo se fai "coming out". E´ quanto avviene in questo locale fortunato, senza luci sparate, con le barman che spesso non "sanno a chi dare i resti" come si dice a Roma, tanta è la ressa. Le occasioni sono tante: la messaggeria, il Karaoke, la musica dal vivo, l´elezione di miss gay e miss lesbica. Fuori, intanto, il marciapiedi straripa di giovani dai jeans strappati, con le canotte bianche alla moda gay, i capelli rasati, o lustrati col gel. Ragazzi, teneri, magri, un po´ vezzosi, spesso molto belli. Oppure palestrati. In inverno ricoperti di pelle dalla testa ai piedi, come vuole la tendenza leather, oggi con le magliette trasparenti. Ci sono anche i tanti che vogliono stupire, tra questi un tizio alto, dal profilo affilato, che tiene adagiato sulle spalle larghe un micetto. Anche le ragazze sono numerose: truccate o dalle mosse mascoline oppure, ancora, con un look da "femme", e cioè da giovani donne come tante, magari con qualche effetto in più. Adolescenti e over venti che potresti incontrare sul bus o al supermarket, che però si amano tra loro. E chi si ama, si bacia. Di baci gay sotto l´imponente mole del Colosseo ne schioccano tanti, e non da ora. Consuelo viene da Napoli: "Mi ricordo ancora la sera del pride, il corteo passava da qui per andare a San Giovanni, e al ritorno il marciapiedi sotto il Colosseo sembrava una succursale del palco". Aurelio vive a Firenze, è stato due giorni in Versilia, la meta estiva gay, poi è arrivato nella capitale per andare al Village, ma prima è d´obbligo un salto al coming out. "Qui sei tranquillo e incontri un sacco di gente. Ma la storia dei due fermati non ci piace. Devono stare attenti a esagerare, perché gli piazziamo una manifestazione che non finisce più". L´appuntamento è stato già fissato per giovedì sera. L´Arcigay con l´attivissimo Marrazzo ha indetto un bacio collettivo che avrà in prima fila Roberto e Michele, i due denunciati. "Noi ci saremo", dicono Mara e Daniela, che non hanno nessuna voglia di tornare indietro, al tempo in cui anche al Colosseo camminare mano nella mano era un problema. "E poi noi il bacio ce lo siamo già dato, quando nel 2004 c´è stato il kiss to pacs". Erano una delle 1700 coppie che allora si baciarono in piazza Farnese per rivendicare una buona legge per le unioni di fatto e lo stop alle discriminazioni. E di discriminazioni si parla ancora all´ombra del Colosseo, dopo il caso di Michele e Roberto. Il fiume di gente del 16 giugno, parata dell´Orgoglio, aveva mostrato che la città sostiene i diritti dei tanti, e non ha il volto rifiutante del Family day. Ma dopo il fermo per "bacio" si continuerà a parlare di ingiustizia come di una cosa troppo viva. Questi giovani, che a volte ostentano un´aria da modelli, non sono disimpegnati: oltre che di "avventure" o di maturità in alcuni casi alle spalle da pochi giorni, discutono di guerra, di globalizzazione, e, ovviamente, di una legge per gli omosex. Una legge per chi è gay e si ama, che mette su casa anche senza una tutela di stato. E intanto si bacia, dentro e fuori casa.
Pubblicato il: 30.07.07Modificato il: 30.07.07 alle ore 23.31

lunedì 30 luglio 2007

qualche approfondimento sul bacio al colosseo

dal sito de La repubblica: http://roma.repubblica.it/?ref=hpsbsx
comunicato del circolo Mario Mieli: http://www.mariomieli.org/spip.php?article354
appello al governo italiano dell'Arcigay: http://www.arcigay.it/show.php?2674

notizia riportata dal sito di gay tv, con forum di discussione: http://www.gay.tv/ita/magazine/news/dettaglio.asp?i=5402

domenica 29 luglio 2007

ARRESTATI OMOSESSUALI CHE SI BACIANO DAVANTI AL COLOSSEO

(articolo tratto da La Repubblica on line)

src="http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/cronaca/cassazione-gay/fermati-colosseo/stor_4602846_50430.jpg" width=280>

ROMA - Nel giorno in cui la Cassazione ribadisce il diritto di esprimere "senza condizionamenti la propria identità sessuale", a Roma due omosessuali sono stati fermati e denunciati per atti osceni perchè si baciavano alle due di notte davanti al Colosseo.
Roberto e Michele, 27 e 28 anni, sono stati sorpresi da una pattuglia dei carabinieri in via San Giovanni in Laterano, riservata in questi giorni alla cosiddetta Gay Strett, una sorta di agorà dove la comunità gay si incontra e allestisce eventi culturali. Per protestare contro un rigore che l'Arcigay ritiene eccessivo e ingiustificato, il 2 agosto, in occasione della pedonalizzazione della Gay Strett, centinaia di omosessuali e lesbiche si sono dati appuntamento alle 23 sotto il Colosseo per un bacio collettivo. "E' stato solo un bacio". Roberto è di Roma; con Michele si conosce da tempo. Ieri notte stavano lasciando la piazza e si avviavano verso il motorino posteggiato vicino. Davanti al Colosseo si sono baciati: "E' stato solo un bacio", giura Roberto. "Forse si può giudicare un bacio un po' focoso, sulle labbra e sul petto, ma niente di più". I carabinieri: "Atto osceno". I carabinieri fanno capire che non era solo un bacio sulla bocca e parlano di "sesso orale", reato "palese ed inequivocabile". In una nota diffusa dall'Arma spiegano: "Una pattuglia ha sorpreso L.R. di Roma e F.M. di Lecce nel compimento di un atto inequivocabilmente osceno. I due, che non si erano avveduti della presenza dei militari, una volta ricompostisi sono stati accompagnati in caserma per essere denunciati per atti osceni in luogo pubblico".
"Ci hanno trattati come appestati". Ma i ragazzi denunciati si difendono: "Ci ha illuminato il fascio di luce di una gazzella dei carabinieri", spiega Roberto. "Ci hanno chiesto i documenti. Trascorsi venti minuti, Michele, un po' spaventato, ha chiesto spiegazioni. Semplici accertamenti, ci hanno risposto. Intanto sono arrivate altre due auto dei carabinieri. Erano in sei. A quel punto ci hanno perquisito", spiega Roberto. "Ci hanno fatto svuotare le nostre tasche, cosa insolita considerando che non avevamo niente che fosse fuori posto: pantaloni allacciati, cintura a posto e maglietta indosso. In caserma ci hanno trattato come appestati e all'interrogatorio che è seguito ci hanno accusati di atti osceni in luogo pubblico".

Arcigay: "Organizzeremo un bacio collettivo". Fabrizio Marrazzo, presidente dell'Arcigay Roma, grida allo scandalo: "E' un fatto gravissimo. Mostra che ancora oggi le coppie omosessuali sono considerate di serie B. Abbiamo segnalato la cosa al legale di Gay Help Line, che la scorsa settimana, per la prima volta in Italia, ha fatto ottenere la costituzione di parte civile al compagno di un gay ucciso. Non ci faremo intimidire da queste azioni e proseguiremo nei nostri progetti: le lesbiche ed i gay in Italia non devono più subire soprusi di questo tipo. Tra una settimana, quando le autorità renderanno pedonale quel tratto di strada dove si affacciano il maggior numero di bar gay della città, abbiamo deciso che ci baceremo in pubblico. Saremo tanti, centinaia. Sarà la nostra risposta alla denuncia per atti osceni".

Lega Nord: "Intervento legittimo". Di tono nettamente opposto l'intervento della Lega che, attraverso la voce di Carolina Lussana, responsabile giustizia del partito, approva il comportamento dei carabinieri: "Se c'è stata una violazione del codice penale, come risulta dalla versione fornita dai carabinieri, che parlano di 'rapporto sessuale' - dice Lussana - l'intervento è stato più che legittimo. Al di là delle dichiarazioni scandalizzate dell'Arcigay e della sinistra che si straccia le vesti, una cosa è rivendicare la rimozione di alcune discriminazioni, cosa su cui siamo d'accordo, altra cosa - conclude la deputata della Lega - è sostenere che una coppia di omosessuali debba avere un trattamento diverso da altri".

(27 luglio 2007)

SOLIDARIETà CON ROBERTO E MICHELE

MILLE BACI AL COLOSSEO DOMENICA 29 LUGLIO, (MA ANCHE IL 2 AGOSTO!)


È' gravissimo e inaccettabile che due ragazzi gay vengano fermati e denunciati per atti osceni in luogo pubblico per un semplice bacio, scambiato alle 2 di notte al Colosseo.
Il racconto dei due giovani, Roberto e Michele, è incredibile, considerato anche il dispiegamento di forze che sembrerebbe più adatto a una retata contro crimini ben più gravi che delle effusioni in una calda serata estiva.

Un comportamento che sembrerebbe dettato da bieca omofobia e che se confermato si tradurrebbe in un palese abuso di potere da parte dei Carabinieri e in un atto decisamente intimidatorio verso i due sfortunati ragazzi e verso una comunità che è parte integrante e attiva della vita sociale e culturale di Roma.

Sarebbe nello stesso interesse dell'Arma dei Carabinieri fare chiarezza su questo episodio, che rischia di mettere in una luce negativa le forze dell'ordine compromettendone l'immagine e l'efficacia in azioni di prevenzione e contrasto di violenze e omicidi che purtroppo hanno funestato Roma. Occasione per fare piazza pulita di residui obsoleti di machismo e di avviare corsi di formazione al rapporto con le diversità.

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli condanna fermamente tutti gli atti di omofobia e di abuso, soprattutto se provengono da quelle Istituzioni che dovrebbero invece tutelarci contro le violenze e le discriminazioni che ancora siamo costretti a subire e dichiara piena solidarietà ai ragazzi offrendo loro il pieno sostegno legale a tutela della loro dignità e dei loro diritti.

Per ribadire il nostro no deciso a tutti i comportamenti discriminatori e omofobi sosteniamo e lanciamo l'iniziativa di un sit-in di protesta con bacio collettivo proprio al Colosseo (angolo Via San Giovanni in Laterano). Se baciarsi è reato allora i carabinieri avranno proprio molto da fare

domenica 29 luglio a partire dalle 22.00

per manifestare tutta la nostra rabbia per questo gravissimo episodio, esprimere la solidarietà verso i ragazzi colpiti dalla denuncia e verificare le intenzioni delle forze dell'ordine di fronte alla nostra protesta.


Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Segreteria Politica – Andrea Berardicurti
06/5413985 - 3397126198
Andrea Maccarrone . Direttivo - 3497355715------------ --------- --------- --------- --------- --------- --------- --------- --------- ---Bacio gay - appello a cittadini e politici28/07/2007 comunicato
"Negli ultimi tempi sembra che l'omofobia in Italia sia aumentata. Tuttavia questo non è vero - dichiara Fabrizio Marrazzo, responsabile Gay Help Line e presidente Arcigay Roma – in quanto l'omofobia è sempre esistita, ma nella maggior parte dei casi lesbiche e gay preferivano tacere per timore che denunciare tali discriminazioni li rendesse vittime di ulteriori umiliazioni. Gli autori di tali atti si fanno forti di tale silenzio".

"Fortunamente le recenti cronache dimostrano che ormai non siamo più disposti a subire tali condizioni. Casi come quello del diciassettenne che nei giorni scorsi ha denunciato l'insegnante, così come Roberto e Michele che hanno denunciato i soprusi subiti dai carabinieri lo dimostrano. E giovedì i due ragazzi saranno in prima fila a baciarsi" afferma Marrazzo.

"Per questo il 2 Agosto alle ore 23, in via S Giovanni in Laterano (Gay
Street) inaugureremo la strada con una manifestazione pubblica cui inviteremo tutti i partecipanti a baciarsi lungo la strada – continua Marrazzo – per ricordare che baciarsi non è reato".

"Chiediamo inoltre l´adesione di tutti i cittadini ed i politici che vorranno intervenire. Ringraziamo i ministri ed i politici per la solidarietà ed il Comune di Roma. Restiamo delusi dal Municipio I che, pur avendo autorizzato la Gay Street, non sembra volere inaugurare ufficialmente la strada ne offrire alcuna forma di solidarietà" conlude Marrazzo.

domenica 22 luglio 2007

LA RAI TACE OMERTOSA SUI RISARCIMENTI DELL'ARCIDIOCESI CATTOLICA DI LOS ANGELES

lunedì, luglio 16, 2007

Il magistrato Luigi Tosti scrive una lettera al Direttore del TG1 della Rai

Caro Direttore del TG1,
dopo aver appreso dal TG della Rete La 7 delle ore 12.30 del 15 luglio 2007, la notizia secondo cui l'Arcidiocesi cattolica di Los Angeles ha dovuto sborsare 660 milioni di dollari per tacitare 500 vittime di abusi sessuali perpetrati da preti cattolici pedofili dal 1940 in poi, e questo in vista del processo che si terrà il 16 luglio, e che sino ad ora l'Arcidiocesi di Boston ha sborsato ben 2 miliardi di dollari per risarcire gli altri bambini sodomizzati da altri preti cattolici, vedendosi costretta a vendere parte del proprio cospicuo patrimonio, ho visionato con apprensione i telegiornali messi in onda da RAI 2, ore 13, e da RAI 1, ore 13, per accertarmi che le reti televisive della Repubblica Pontifica Italiana assolvessero, con fedeltà, l'obbligo, su di loro gravante, di disinformare i cittadini italiani e di occultare con diligenza le notizie che possono risultare pregiudizievoli per il "buon nome" del Vaticano e della Chiesa Cattolica. Ebbene, ho potuto constatatre con sommo piacere -e di ciò non posso non compiacermente come cittadino italiota contribuente e pagante il canone per il servizio "pubblico"- che entrambi i TG Nazionali hanno opportunamente e diligentemente occultato questa notizia, che è stata invece improvvidamente propalata dalla Rete 7, preferendo diffondere altre facezie, ivi inclusa quella relativa all'evento epocale del momento, cioè lo svolgimento quotidiano delle vancanze del Sommo Pontefice sull' arco Alpino. Mi congratulo, ovviamente, con la Vostra sagace ed opportuna opera di occultamento della verità -verità che potrebbe nuocere alla sagace opera di disinformazione di Mons. Fisichella, ad avviso del quale il fenomeno della pedofilia avrebbe coinvolto sì e no 4 o 5 preti, e mi chiedo anche se non sarebbe opportuno interessare il Governo della Colonia Pontificia affinché provveda a revocare la licenza televisiva alla Rete 7, per aver diffuso notizie che possono pregiudicare il buon nome dell'Unica Chiesa voluta dal Dio incarnato, cioè l'Unica Chiesa legittimata a rappresentarlo, sul nostro pianeta Terra, in virtù di procura scritta rilasciata 2.000 anni or sono. Nell'inviarvi i più cordiali saluti mi pemetto di allegare, in calce, la notizia, improvvidamente diffusa anche dal Messaggero.

Luigi Tostimailto:Tostitosti.luigi@yahoo.it

Preti pedofili, risarcimento record a Los AngelesL'Arcidiocesi pagherà 660 milioni di dollari
LOS ANGELES (15 luglio) - Più di un milione di dollari a testa. E' il risarcimento ottenuto da circa 500 vittime di abusi sessuali commessi da preti pedofili a partire dagli anni Quaranta in California. A pagare l'indennizzo record sarà l'Arcidiocesi cattolica di Los Angeles, che complessivamente dovrà sborsare 660 milioni di dollari. Lo hanno riferito gli avvocati dei querelanti. L'accordo, arrivato all'ultimo minuto - l'inizio del processo era fissato per lunedì - è il più costoso degli ultimi anni per laChiesa cattolica, bersagliata da richieste di indennizzi miliardari per numerosi casi di abusi sessuali commessi da preti nei confronti di minori. Ray Boucher, capo dei legali che hanno difeso le vittime, ha detto che oggi ci sarà un annuncio congiunto con l'Arcidiocesi di Los Angeles sull'accordo.
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venerdì 20 luglio 2007

LA PIETRA DELLO SCANDALO: MISS KITTY




Da "Liberazione" Censura, Sgarbi cede ai clericali Milano, mostra "Arte e omosessualità": sì ai minori, via due opere. Un intervento del Presidente nazionale Arcigay Aurelio Mancuso





Aurelio Mancuso, 11 luglio 2007
Miss Kitty di Paolo SchmidiinDalla censura al baratto. La mostra sul rapporto tra arte e omosessualità - organizzata da Vittorio Sgarbi a Milano - non smette di creare polemiche e rivela bene in quale clima di clericalismo stiamo vivendo.Dopo la decisione di vietare ai minori di 18 anni l'ingresso, Sgarbi ha ceduto al solito coro scandalizzato di clericali e di atei devoti di tutti i colori politici, e per evitare il divieto ha levato due delle tre opere sotto accusa: Miss Kitty di Paolo Schmidiin, un manichino raffigurante Ratzinger un po' discinto con parrucca bianca sostenuta da una molletta fucsia, e una manipolazione della foto di Sircana fermo con la macchina vicino a una transessuale. Resta invece, di Paul Schimidt, l' Ermafrodita.Se è un bene che la mostra non sia più vietata ai minori di 18 anni, il segnale che viene dalla nuova decisione dell'assessore alla Cultura di Milano è pessimo, ma purtroppo non è isolato. Dopo gli anatemi scagliati dall'arcivescovo di Bologna sulla mostra organizzata da Arcilesbica della città sui dieci comandamenti rivisitati in versione saffica, le polemiche meneghine sono un buon viatico per affrontare una volta per tutte una questione rimossa, purtroppo, anche dall'intellettualità di sinistra. Perché l'arte contemporanea a tematica omosessuale è sotto tiro? Perché nessun intellettuale, donna e uomo di cultura non prende le difese della libera espressione?La cappa della censura è così pesante che si ha paura; questa è la dura e nuda verità che ci sentiamo di sostenere senza tema di smentita. Se persino un uomo curioso e furbo - a tratti simpatico - come Vittorio Sgarbi si accorge di aver dovuto sottostare ad una censura politica nell'imporre prima il divieto ai minori di 18 anni, poi nel censurare due delle opere esposte, dovrebbe essere ancor più chiaro all'area culturale della sinistra che s'intende colpire i gay, le lesbiche e i trans per intimorire e mettere paletti rispetto al complesso della libertà di espressione artistica e culturale. I clericali, la destra culturale e politica sguazzano felici nelle campagne d'odio e di discriminazione che ogni giorno riescono a far montare nel Paese e la sinistra assiste, quasi tutta, inerme, e in alcuni casi (vedi alla voce tentativi di Partito democratico) complice se non aderente.
A Bologna per fortuna la nostra diretta presenza in Consiglio comunale e una forte presa di posizione da parte di gran parte della sinistra ha stoppato il tentativo di mettere alla gogna una comunità lgbt coesa, e forte di una solida storia. Ma nel resto del suolo italico, si moltiplicano le prudenze da parte degli amministratori del centro sinistra, che hanno paura di disturbare le curie vescovili, di alimentare polemiche della destra. Quindi diventa più difficile ottenere patrocini per eventi culturali persino castigati, accedere a finanziamenti per i servizi sociali rivolti alla comunità e così via.Si respira un'aria pesante, e dopo l'enorme successo del Roma Pride del 16 giugno, i clericali si sono incattiviti, perché hanno dovuto registrare una prima sconfitta sul campo. Ma la battaglia è ancora molto lunga e se chi dovrebbe sostenerci sta muto, darà sicuramente una mano ai Pezzotta e alle Binetti di turno. Per tornare sui casi di Milano e Bologna, non ci sfugge che scegliere il campo del gusto estetico, della rappresentazione artistica, dell'espressività, è un alzare, da parte della destra, il tiro e porre alla sinistra domande cui non riesce a rispondere. Altro che egemonia della sinistra italiana sulla cultura e i grandi fenomeni di massa! Da tanto tempo l'inondazione dei modelli unici, dell'omologazione, della pastorizzazione culturale, del controllo accorto e scientifico sulle abitudini aggregative degli italiani ha scalzato via un mondo ora ridotto nelle nicchie consolatorie del cinema d'autore e di poco altro. Certo il popolo lgbt non è insensibile ai richiami della globalizzazione e livellazione culturale, ma c'è da chiedersi quanto la sinistra culturale italiana si sia fatta attraversare per esempio dalle culture camp, dalle correnti artistiche gay pop, queer, ecc, ecc. Insomma la cultura non è una variabile indifferente rispetto alla capacità di costruire un consenso diffuso delle proprie idee. E quando dalle grandi città italiane provengono segnali come quelli qui accennati, forse varrebbe la pena chiedersi, quando sarà possibile risvegliarsi dal letargo in cui si è precipitati.

MOSTRA ARTE E OMOSESSUALITà A MILANO TRA POLEMICHE E CENSURA




















Parte la mostra "Arte ed omosessualità" di Milano Sgarbi organizzi una visita guidata per la comunità lgbt. Arcigay sul divieto ai minori di 18 anni: torna l'epoca dei mutandoni al Giudizio Universale. A Palazzo della Ragione fino all'11 novembre





Ufficio stampa Arcigay, 10 luglio 2007
La mostra inaugurata al Palazzo della Regione “Vade Retro. Arte e omosessualità da Gloeden a Pierre e Gillet” è finalmente un primo segnale positivo da parte dell’Amministrazione comunale di Milano nei confronti della cultura e dell’arte omosessuale.
Daniele Buetti - "Is There a Right to Happiness?" - dettaglioAl di là delle polemiche suscitate per il divieto all’accesso della mostra ai minori di 18, a causa di tre opere ritenute blasfeme, crediamo che sia da cogliere il segnale lanciato dall’Assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi. In questo senso, l’iniziativa si può inserire in una volontà positiva di confronto e dialogo con l’articolata comunità gay milanese, che ricordiamo è la più importante e numerosa d’Italia.Chiediamo, quindi, all’Assessore e al critico d’arte di fama internazionale di organizzare una visita guidata, accompagnata da lui, rivolta ad una delegazione di esponenti della comunità lgbt nazionale e milanese e di illustri personalità omosessuali che si sono distinte nelle loro professioni e, che hanno reso Milano Capitale nel mondo, in molti settori professionali, sociali e culturali.Aurelio MancusoPresidente nazionale ArcigayPaolo FerigoPresidente Comitato Provinciale Arcigay Milano
Da "La Repubblica" del 10.07.07 - di Stefano RossiTroppo hard la mostra del Comune Sgarbi si pente e la vieta ai minoriMilano, la rassegna su arte e omosessualità voluta dall´assessore. Dal Papa a Sircana nelle foto choc. . Da An ai ds è polemica sull´assessore. Che si difende: "La mia è una Biennale omosessuale"


MILANO - È una mostra organizzata e patrocinata dal Comune, eppure proibita ai minori di 18 anni. Una misura inedita per una iniziativa pubblica. Con il discusso assessore alla Cultura della giunta di centrodestra, Vittorio Sgarbi, è la seconda volta che viene imposto un divieto. Nel caso precedente delle fotografie di Andrés Serrano al Padiglione d´arte contemporanea, per la sezione sui morti in obitorio, era stato allestito uno spazio separato, aperto solo ai maggiorenni. Per Vade retro. Arte e omosessualità da von Gloeden a Pierre et Gilles, invece, è stata disposta un´interdizione assoluta ai minorenni su tutta la rassegna.Le opere esposte al Palazzo della Ragione fino all´11 novembre sono 150 e tutte trattano il tema dell´omoerotismo dalla seconda metà dell´Ottocento fino ai giorni nostri. Solo tre hanno acceso la polemica. La prima è una scultura del Papa con i capelli fermati da una molletta rosa. La seconda un´opera che rievoca l´incontro fra Silvio Sircana, portavoce del Consiglio dei ministri, e un trans con le fattezze di Cristo. La terza una foto di un giovanotto dotato di attributi femminili.Immediata la reazione della comunità omosessuale. Aurelio Mancuso, presidente nazionale dell´Arcigay, non accetta la decisione: «Ci sono opere molto più forti di queste, esposte in musei d´arte moderna e a mostre internazionali, e nessuno le vieta ai minori. Stiamo tornando all´epoca dei mutandoni al Giudizio universale, una restaurazione che dovrebbe preoccupare un critico eccellente come Sgarbi. La censura nei nostri confronti diventa sempre più pesante, questo Paese deve decidere se sta in Europa o con i talebani».C´è chi obietta che certe provocazioni sono gratuite e puntano a un successo di scandalo, nel quale non conta l´opera con il suo contenuto ma la polemica che la circonda. L´arte contemporanea conosce bene le regole della comunicazione e del marketing. «Capisco il dubbio - risponde Mancuso - ma Sgarbi è bravo e mi fido di lui, se ritiene che i lavori siano validi. E poi il messaggio c´è».
Il taglio politico della mostra, Sgarbi non lo nega affatto. Anzi. La definisce «una biennale dell´omosessualità, perché rappresenta la condizione di orgoglio gay, dando spazio ad artisti che mostrano un´etica omosessuale in modo esibito, con qualche provocazione incontenibile», centrata sull´attualità come i Dico e i cortei del Gay Pride.Non a caso il 9 luglio, nel giorno della vernice, il capogruppo dei deputati di An, Ignazio La Russa, è andato in conferenza stampa con l´assessore, correggendo e precisando: «Milano non è chiusa a certe impostazioni ed essere di destra non implica il concetto di omofobia. Pur non condividendo i Dico, sono pronto a lottare contro ogni discriminazione».Ma le contestazioni fioccano a destra come a sinistra. Il capogruppo in Comune di An parla di «magra figura» per Sgarbi, mentre le due anime del Partito democratico sono ugualmente irritate, una per il coinvolgimento del Papa, l´altra per quello di Sircana. Un bailamme che ha accompagnato parecchie delle uscite dell´assessore, che mentre decreta il vietato ai 18 ci sta già ripensando: «Lo spazio espositivo non permetteva di isolare alcune opere, così ho messo il divieto ai minorenni sull´intera mostra, anche se mi rendo conto che la misura è eccessiva. Non ne sono convinto fino in fondo nemmeno io. Chissà. Adesso iniziamo così, poi possiamo sempre cambiare idea».

IL SINDACO DI TARQUINIA FINANZIA GLI STUPRATORI

Pubblico l'articolo del Messaggero che parla dell'anomala vicenda legale che imperversa attorno ai finanziamenti agli stupratori, e non è nuova come vicenda, ricondiamo, ad esempio la vicenda dei concerti di finanziamento per Francesco Liori e Federico Fildani al Twitty Twiaster di Selargius, cui seguì una mobilitazione importante delle reti femministe italiane
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2007/04/20/e-vietato-essere-solidali-con-chi-ha-sub-to-uno-stupro
Questa volta è gravissimo perchè si tratta di finanziamenti pubblici!!!!


ROMA (19 luglio) - Bufera sul sindaco di Montalto di Castro, Salvatore Carai (Ds), dopo la decisione di pagare le spese legali ad alcuni degli 8 minorenni residenti nel paese arrestati per lo stupro di una ragazza di Tarquinia di 16 anni. Con una delibera di qualche giorno fa il comune ha "prestato" infatti 5 mila euro a testa ad alcuni degli otto ragazzi, tra i 15 e i 17 anni, arrestati con l'accusa di aver violentato in gruppo una ragazza di Tarquinia durante una festa di compleanno. Telefono Rosa, l'Associazione no profit che assiste le vittime di violenza, invita i cittadini a mobilitarsi contro la decisione e annuncia di aver inviato a una serie di autorità - fra cui il presidente Corte dei conti, il ministro dell'Interno Giuliano Amato e il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa - un telegramma per chiedere un intervento immediato al fine di ottenere le dimissioni senza revoca del sindaco di Montalto di Castro. «Chi destina soldi pubblici all'assistenza legale a persone accusate di stupro nonostante esistano le difese di ufficio, deve rispondere dei suoi atti con le dimissioni», afferma Telefono rosa. L'organizzazione, spiega un comunicato, «reagisce alla sconcertante iniziativa del sindaco di Montalto di Castro che ha stanziato 20.000 euro "per garantire un giusto processo" (sono i soldi a garantire la giustizia?..) a quattro giovani accusati di stupro di gruppo ai danni di una ragazza di 16 anni. La vicenda ha dell'incredibile».«In quasi vent'anni di attività non era mai successa una cosa simile - osserva Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente del Telefono Rosa - chiediamo le dimissioni immediate del sindaco e sollecita tutte le autorità, le istituzioni, le organizzazioni sociali e l'opinione pubblica a prendere una posizione contro un uso così distorto del denaro dei contribuenti. È una vergogna che si abbatte su tutta la società. In Italia, nel Lazio, nella Provincia di Roma, ci sembra impossibile che simili decisioni siano prese sulla pelle delle donne. Chiediamo un'immediata indagine da parte degli organi competenti per verificare se sia legittimo utilizzare i soldi pubblici per questo fine». «L'iniziativa del sindaco, che afferma di non aver compiuto alcun gesto nei confronti della ragazza stuprata perché, dice, "non la conosco, non l'ho mai vista in faccia, non mi ha chiesto niente" - continua l'associazione - risulta ancora più grave se si considerano i dati di una recente ricerca Istat che confermano quanto l'osservatorio del Telefono Rosa ha più volte segnalato: c'è in Italia un rilevante aumento delle violenze dentro e fuori le mura domestiche, e il fenomeno si aggrava tra le giovani generazioni». In questo quadro «iniziative certamente non ponderate da parte di organi pubblici», secondo Telefono Rosa non fanno che aggravare la già pesante condizione delle donne. «È una vergogna, uno scandalo - aveva detto ieri Miranda Perinelli, della segreteria provinciale della Cgil di Viterbo -. Quei soldi pubblici - aggiunge - sono stati usati contro una sedicenne che ha avuto il coraggio di denunciare la violenza sessuale subita. È incredibile ma è così».Il sindaco Carai si è difeso così: «Sì, abbiamo anticipato le spese legali ai ragazzi accusati di violenza sessuale che non sono in grado di provvedere da soli, né con l'aiuto delle loro famiglie. Lo abbiamo fatto perché sono tutti minorenni e perché abbiamo applicato il principio di presunzione d'innocenza previsto dall'ordinamento».

17 MAGGIO: GIORNATA NAZIONALE CONTRO L'OMOFOBIA


Conclusasi l'inchiesta su bullismo ed omofobia condotta ad Orvieto, oramai il resoconto di quei giorni di inchieste e di sofferenze è agli sgoccioli, racconti di amore, di odio, di dolore, di razzismo, ma anche di tanta speranza.... Pubblico quì l'articolo da cui è partito tutto, a presto con i risultati dell'inchiesta...

Pubblicato da Raffaella Zajotti su http://www.atlantidemagazine.it/

Sono ormai due anni che il 17 maggio si celebra la giornata mondiale contro l’omofobia, istituita dal Parlamento europeo riunito in seduta planetaria a Strasburgo, con 325 voti a favore, 124 contrari e 150 astenuti, nella sua risoluzione del 26 aprile 2006, e confermata quest’anno, nella stessa data, assieme ad un documento che “ribadisce il suo invito a tutti gli stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni sofferte da coppie dello stesso sesso” e condanna “i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali”. Il documento vuole ricordare a tutti gli stati membri che la proibizione delle marce dell’orgoglio gay e l’eventuale mancata protezione dei partecipanti “contravvengono ai principi tutelati dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Nessun telegiornale italiano ha parlato di questa risoluzione, forse non fa notizia, sicuramente non quanto l’escalation di violenza omofobica e di suicidi legati al bullismo tra i giovani e nelle scuole che affiggono il nostro paese da immemorabili tempi e che da diversi anni a questa parte sta assumendo la forma di un vero e proprio rituale punitivo. Da quella risoluzione dello scorso 26 aprile ad oggi in Italia sono avvenuti alcuni fatti tra cui: 24-4-05 Roma: 2 gay picchiati dai fascisti; 6-7-05 Catanzaro: morto perché in privato era gay; 12-7-05 Roma: ucciso gay amico dei papa boys; 20-7-05 Roma: assassinato Paolo Segantini; 26-1-06 Nuoro: ragazza picchiata; 9-4-06 Roma: gay aggrediti dai naziskin; 9-5-06 Lesbiche violentate da un uomo; 29-5-06 Roma: aggrediti due esponenti RNP; 30-5-06 Roma: gay anziano ucciso in un hotel; 15-6-06 Roma: ucciso Sergio Aru Tosio; 29-9-06 Catania: militanti di destra bloccano il Pride; 14-7-06 Roma: ucciso ragazzo gay; 1-8-06 Trento: trans ucciso a pugnalate; 9-8-06 Milano: trans brasiliana aggredita; 5-8-06 Latina: ucciso omosessuale; 28-8-06 Gaeta: ancora frasi contro i gay; 8-9-06 Bolsena: aggrediti due studenti; 3-9-06 Viareggio: violentata perché lesbica; 18-9-06 Pesaro: giovane gay pestato dagli zii; 13-10-06 Senato: insulti omofobi a Silvestri; 16-10-06 Udine: svastiche e scritte contro i gay; 24-10-06 Milano: trans ucciso a coltellate in faccia; 25-10-06; Milano: violentato e ricattato; 30-10-06 Piacenza: tre gay aggrediti; 28-11-06 Bari: due omosessuali picchiati, Novara: sgozzata una transessuale; 29-11-06 Bologna: transessuale accoltellata; 8-12-06 Napoli: raid punitivo contro 4 gay. Questo era qualche antecedente, il vero dramma riguarda la situazione tra i giovani nelle scuole, che rileviamo drammatica anche solo guardano ai fatti degli ultimi mesi.13-11-2006 Roma: Al liceo Aristofane del IV municipio di Roma le lesbiche della scuola sono state intimate dai loro compagni a lasciare la scuola a causa del loro orientamento sessuale, che pare danneggiasse coloro che hanno coperto la scuola di umilianti scritte intimidatorie e svastiche.6-3-2007- Cagliari: un gruppo di adolescenti di Carbonia ha ripreso in diretta il tentativo di suicidio di un giovane accusato di omosessualità che si stava gettando dalla Torre Littoria; gli “amici” hanno ripreso col telefonino la scena e l’hanno inserita su Youtube. Tra i vari commenti: - Dai buttati!!- nonché -Però filmalo quando cade!-. Il 5-4-2007 è la volta di Torino, dove il sedicenne Matteo, deriso dai suoi compagni dell’Istituto Tecnico Superiore che esordivano con frasi come: “Sei come Jonathan, ti piacciono i ragazzi, sei gay!!!!!!”, ha deciso di pugnalarsi ripetutamente il petto e gettarsi dal quarto piano del quartiere residenziale in cui viveva con la sua famiglia. Questi dati dovrebberoDovrebbero allarmarci, così come le dichiarazioni di molti giovani gay che rivelano alle linee dei servizi di assistenza di aver pensato alla suicidio, che in percentuale corrispondono al 58% degli utenti: la discriminazione basata sull’orientamento sessuale è infatti la prima causa di suicidio tra gli adolescenti italiani. L’indagine più vasta sul fenomeno italiano si chiama: Bulli in Ballo, ed è stata promossa dalla Regione Marche in collaborazione con il circolo Arcigay-Arcilesbica di Ancona da cui risulta che su 2489 studenti delle scuole superiori il 41% degli omosessuali, il 33% ragazze e il 31% immigrati hanno subito offese verbali o fisiche o discriminazioni. I ragazzi marchigiani giudicano inoltre poco sicura la loro scuola soprattutto per i gay (45%), ma anche per le lesbiche (38%), mentre è abbastanza sicura per gli immigrati e, soprattutto, per le ragazze. L’allarme risale comunque almeno al 2000, quando da una ricerca condotta dall’Università di Bologna condotta su un campione di 300 studenti omosessuali, risultava che 3 su 4 avevano subito ingiurie o minacce a scuola, e uno su tre era vittima di soprusi o maltrattamenti fisici. Nel dicembre 2006 la Buccoliero dichiarava che non erano in corso iniziative istituzionali per la prevenzione del bullismo; la situazione sembra essere la stessa: mancano inoltre osservatori e figure educative preparate all’accoglienza ed al rispetto, per non parlare della latitanza delle istituzioni, colpevoli soprattutto di negare il loro appoggio alle sporadiche iniziative delle associazioni di volontariato come Agedo o il Circolo Mario Mieli per motivi “ideologici”. La tolleranza non tollera l’intolleranza, la situazione è allarmante a dir poco. Per questo ho deciso di istituire personalmente un’indagine sui giovani orvietani e sulla loro esperienza con i temi del bullismo e dell’omofobia, i cui risultati saranno pubblicati prossimamente su queste pagine.
Questi tristi ma inevitabili pagine apriranno una serie di ricerche sui giovani orvietani ed il loro vissuto, il loro modo di vivere la città, nelle scuole, gli spazi, le istituzioni, i rapporti con gli altri, i desideri, le aspirazioni, i limiti e le follie che tante volte abbiamo sognato insieme.
Partiamo da noi.

COME SALVARE UNA MOSTRA DALLA CENSURA ELIMINANDO IL PROBLEMA

mercoledì 11 luglio 2007 , di Velino da http://www.gaynews.it/view.php?ID=74582


Milano, 10 LUG - Venticinquemila euro. Tanto costa un presunto Papa Ratzinger in mutande. O meglio: Miss Kitty, la statua di Paolo Schmidling che ieri compariva tra le opere della mostra "Vaderetro - Arte e Omosessualita' da Von Gloedena a Pierre et Gilles", presentata a Milano, a palazzo della Ragione, dall'assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi. Compariva ieri, perche' oggi - dopo le polemiche divampate sui giornali - non c'e' piu'. Non solo. Insieme aMiss Kitty scompare anche Coniglio Viola, l'opera che rappresentava Silvio Sircana, il portavoce di Romano Prodi, in uno scatto pubblicato nei mesi scorsi sui giornali di mezza Italia: ma nell'opera, al posto del presunto transessuale, compare la figura di Gesu' Cristo. Di conseguenza - tolte le opere incriminate - viene rimosso anche il divieto ai minori di 18 anni. Un provvedimento, quest'ultimo, di certo non in linea con una mostra su cui compare il simbolo del Comune di Milano: con il beneplacito, cioe', del sindaco Letizia Moratti. A spiegare al VELINO gli aggiornamenti su "Vade Retro" e' proprio Sgarbi, il quale non solo ha fatto rimuovere "la bruttissima opera con Sircana" ("le foto non sono mai state esposte perche' prive di attrattiva per la mostra, piu' utili a vignette che non all'Arte") ma si e' anche comprato con i propri soldi Miss Kitty, la statua con il presunto Papa Ratzinger in mutande. "Ho seguito l'indicazione del diesse Majorino di evitare provocazioni gratuite - spiega Sgarbi -. È vero: c'e' una responsabilita' verso i cittadini che non hanno bisogno di questa provocazione. In questo modo, poi, credo si vada incontro al vero obiettivo della mostra, che sarebbe stato travisato se fossero rimaste queste due opere". Una scelta slegata da logiche di censura - secondo l'assessore - e costata, comunque, una cifra considerevole. "L'ho pagata 25mila euro - aggiunge Sgarbi -. È un'opera bellissima che li vale tutti. Ne faro' quello che voglio". Nella decisione di acquistare (e rimuovere) l'opera non c'e' stata nessuna indicazione dall'alto."Non c'e' di mezzo la censura. Ci mancherebbe - prosegue Sgarbi -.Pienamente salvaguardata la liberta' dell'artista. La ragione del ritiro della statua cosiddetta del Papa (che del Papa non ha nulla, se non una somiglianza nel volto) sta nel fatto che siamo un'istituzione pubblica. Ho acquistato io quella statua. Da un lato, se e' vero che un qualunque privato puo' esporre la statua oggetto dell'attenzione dei media in qualsiasi punto, dal bar a un giardino, a un'abitazione privata, dall'altro e' egualmente vero che, trattandosi di mostra patrocinata da una pubblica istituzione, credo che bisogna tenere conto della sensibilita' del pubblico che e' fatto in larga parte da credenti. Per cui occorre rispetto e prudenza". A chi lo accusa di essere stato poco rispettoso nei confronti di Papa Ratzinger, Sgarbi replica: "Non mi sembra proprio di essere la persona in questione. Anzi proprio ieri ho scritto un articolo sul Giornale in cui apprezzavo la sua scelta di reintrodurre la messa in latino. Lo stimo molto anche perche' ha messo fine allo stupro architettonico nelle chiese, dove per costruire altarini e' stato distrutto gran e' parte del patrimonio architettonico". Intanto l'Arcigay, in una nota, sottolinea di apprezza l'iniziativa dell'Amministrazione comunale di Milano nei confronti della cultura e dell'arte omosessuale. "Come Arcigay - si legge - chiediamo all'assessore e critico d'arte di fama internazionale di organizzare assieme una visita guidata che sia rivolta a una delegazione composta da esponenti della comunita' lgbt (lesbica, gay, bisessuale, transgender), nazionale e milanese, e da illustre personalita' omosessuali che si sono particolarmente distinte nelle loro professioni e che hanno reso Milano capitale nel mondo, in molti settori professionali, sociali e culturali". Risponde Sgarbi: "Ben venga una visita guidata. Ma e' una mostra a doppio binario. Io potrei fare la seconda parte che va dal '74 a oggi. Mentre per la prima penso sia piu' adatto Eugenio Viola che e' il curatore della mostra". (Nella fotografia l'opera ECCE TRANS di ConiglioViola)---La testimonianza di ConiglioViolaAvevamo predetto che avrebbe fatto discutere e infatti se ne parla oggi su tutti i quotidiani. Eppure "Ecce Trans", una delle opere di ConiglioViola annunciate da tempo alla mostra "Arte e Omosessualità" di Vittorio Sgarbi, che ha inaugurato ieri sera a Milano, all'ultimo momento è misteriosamente sparita... Problemi di allestimento o ennesimo caso di censura?Su ilcorriere.it Sgarbi oggi ha affermato: "La modestia artistica della foto di Sircana mi ha indotto a non esporla".Replichiamo a Sgarbi dalle pagine di gay.it:L'affermazione di Vittorio Sgarbi non ci offende se si riferisce al profilo estetico dell'opera (anzi è condivisibile!) ma ci stupisce nel far finta di non coglierne il profilo artistico.Della "modestia tecnica" di "Ecce Trans" erano tutti ben consci trattandosi niente più che di una foto scaricata da Internet e beceramente manipolata, con la quale non intendevamo certo mettere in risalto il nostro talento (fortunatamente la stessa mostra ospita altri nostri lavori che molto meglio ci rappresentano, anzi siamo gli unici a cui sul catalogo è stata dedicata addirittura una doppia pagina).Quello su cui questa operazione ironizza è il modo in cui il giornalismo contemporaneo possa diventare arte e finzione, così che una banalissima foto rubata al portavoce del governo, possa prima essere venduta alla cifra esorbitante di 100.000 euro e poi finire su tutte le prime pagine, e tutto ciò solo perchè Sircana veniva immortalato vicino a una trans!Così in qualità di artisti ci siamo ben sentiti autorizzati a pubblicare uno scoop ben più clamoroso, che vendiamo alla medesima cifra dell'originale e con il prezzo ben esposto!Tra l'altro sottolineiamo come l'ispirazione dell'opera venga da un passo stesso del Vangelo secondo Matteo (25,31-46) dove Gesù spiega come sia nei personaggi più reietti che possiamo rinnovare l'incontro con Lui. In questo senso il portavoce del governo Prodi, approcciando una trans, non ha fatto altro che compiere un gesto profondamente cristiano.Quello che invece ci stranisce è il fatto che un lavoro del genere venga prima approvato e annunciato in mostra da mesi per essere poi - ad arte - eliminato all'ultimo secondo!http://www.coniglioviola.com/art-factory//modules/news/article.php?storyid=272

ECCO CHI IN VATICANO HA SOTTRATTO I PRETI PEDOFILI ALLA MAGISTRATURA

Prima si sono rivolti con fiducia alla Chiesa, anziché ad avvocati e tribunali, inviando fin dal gennaio 2004 alla curia di Firenze esposti e memoriali sulle violenze sessuali ai danni di minori consumate per anni dal parroco Lelio Cantini, titolare della parrocchia Regina della Pace. Con la complicità di una donna, la solita “veggente” di turno le cui visioni di Gesù servivano alla selezione degli “eletti”, Cantini ha imperversato per anni e anni imponendo violenze, psicologiche e fisiche, fra cui quella sistematicamente rivolta a ragazzine di dieci, quindici, diciassette anni, di avere rapporti sessuali con lui, come forma, diceva, di “adesione totale a Dio”, facendo credere a ognuno e a ognuna di essere il prescelto e intimando il segreto assoluto pena il “castigo divino”. A furia di insistere, le vittime di Cantini hanno ottenuto qualche incontro con l’allora arcivescovo Silvano Piovanelli, con l’arcivescovo Ennio Antonelli e con l’ausiliare Claudio Maniago. Ma tutto quello che sono riusciti a ottenere è stato il trasferimento del parroco mascalzone in un’altra parrocchia della stessa diocesi nel settembre 2005, cioè ben 20 mesi dopo gli esposti, motivato ufficialmente “per motivi di salute”, vale a dire senza che venisse né denunciato alla magistratura né svergognato in altro modo né privato dell’abito talare con la sospensione “a divinis”.
Deluse, le vittime e i loro familiari si sono allora rivolti al papa, con una lettera del 20 marzo 2006 recante in allegato i dettagliati memoriali di dieci tra le almeno venti vittime di abusi. “Non vogliamo sentirci domani chiedere conto di un colpevole silenzio”, hanno spiegato al papa il 13 ottobre 2006 con una nuova, nella quale parlano di “iniquo progetto di dominio sulle anime e sulle esistenze quotidiane” e lamentano come a “quasi due anni” dall’inizio delle denunce dalla Chiesa fiorentina non fosse ancora arrivata né “una decisa presa di distanza” dai personaggi coinvolti nella vicenda né “una scusa ufficiale” e neppure “un atto riparatore autorevole e credibile”.
Alla loro missiva ha risposto il cardinale Camillo Ruini, ma in un modo francamente incredibile, di inaudita ipocrisia e mancanza di senso della responsabilità. Il famoso cardinale, tanto impegnato nella lotta incessante contro la laicità dello Stato italiano, a fronte alle porcherie del suo sottoposto si rivela quanto mai imbelle, omertoso e di fatto complice: tutta la sua azione si riduce a una lettera agli stuprati per ricordare loro che il parroco criminale il 31 marzo ha lasciato anche la diocesi e per augurare che il trasferimento “infonda serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti”. Insomma, fuor dalle chiacchiere e dall’ipocrisia, Ruini si limita a raccomandare che tutti si accontentino della rimozione di Cantini e se ne stiano pertanto d’ora in poi zitti e buoni, paghi del fatto che il prete pedofilo e stupratore sia stato spedito a soddisfare le sue brame carnali altrove. Come a dire che i parenti delle vittime della strage di piazza Fontana o del treno Italicus si sentano rispondere dal Capo dello Stato non con il dovuto processo ai colpevoli, bensì con una letterina buffetto sulle guance che annuncia, magno cum gaudio, che i colpevoli anziché andare in galera sono stati trasferiti in altri uffici e che pertanto augura, cioè di fatto ordina, “serenità” tra i superstiti e i parenti delle vittime. Un simile comportamento oggi non ce l’hanno neppure gli Stati Uniti: è vero che non permettono a nessuno Stato estero di giudicare i propri soldati quali che siano i crimini da loro commessi, da Mai Lay al Cermis, da Abu Graib a Guantanamo e Okinawa, ma è anche vero che gli Usa anziché stendere il velo omertoso del segreto li processa pubblicamente in patria e non sempre in modo compiacente.
Come sempre la Chiesa si comporta in tutto il mondo come uno Stato nello Stato, con la pretesa non solo di intervenire – come è particolarmente evidente in Italia - contro l’autonomia della politica, ma per giunta di sottrarre il proprio personale alla magistratura competente. Il dramma però è che Ruini ai fedeli fiorentini che hanno subìto quello che hanno subìto non poteva rispondere altrimenti, perché – per quanto possa parere incredibile – a voler imporre il silenzio, anzi il “segreto pontificio” sui reati gravi commessi dai religiosi, compresi gli stupri di minori, è stato proprio l’attuale papa, Ratzinger. Con una ben precisa circolare inviata ai vescovi di tutto il mondo il 18 maggio 2001 e che più avanti riproduciamo per intero, l’allora capo della Congregazione per la dottrina della fede, come si chiama oggi ciò che una volta era la “Santa” (!) Inquisizione e poi il Sant’Ufficio, non solo imponeva il segreto su questi orribili argomenti, ma avvertiva anche che a volere una tale sciagurata direttiva era il papa di allora in persona. Vale a dire, quel Wojtyla che più si ha la coda di paglia e più si vuole sia fatto “santo subito”, in modo da sottrarlo il più possibile alle critiche per i suoi non pochi errori.
Da notare che per quell’ordine scritto diramato a tutti i vescovi assieme all’allora suo vice, cardinale Tarcisio Bertone (oggi ancor più potente perché scelto dal papa tedesco come nuovo Segretario di Stato, cioè ministro degli Esteri del Vaticano), Ratzinger nel 2005 è stato incriminato negli Stati Uniti per cospirazione contro la giustizia in un processo contro preti pedofili in quel di Houston, nel Texas. Per l’esattezza, presso la Corte distrettuale di Harris County figurano imputati il responsabile della diocesi di Galveston Houston, arcivescovo Joseph Fiorenza, i sacerdoti pedofili Juan Carlos Patino Arango e William Pickand, infine anche l’attuale pontefice. Questi è accusato di avere coscientemente coperto, quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori. Da notare che l’omertà e la complicità di fatto garantita dalla circolare Ratzinger-Bertone ha danneggiato non solo la giustizia di quel processo, ma anche dei molti altri che hanno scosso il mondo intero scoperchiando la pentola verminosa dei religiosi pedofili negli Stati Uniti (dove la Chiesa ha dovuto pagare centinaia di milioni di dollari in una marea di risarcimenti) e in altre parti del mondo. Un porporato che si è visto denunciare dalle vittime un folto gruppo di preti, anziché punire i colpevoli li ha protetti facendoli addirittura espatriare nelle Filippine, in modo da sottrarli per sempre alla giustizia.
Sono emersi casi imbarazzanti anche in Austria e Polonia, con l’aggravante che si trattava delle massime cariche ecclesiastiche, tra le quali l’arcivescovo di Cracovia pedofilo Julius Paetz, la cui pedofilia era nota fin da quando lavorava in Vaticano nell’anticamera del papa suo connazionale, Wojtyla, e proprio negli anni in cui è “misteriosamente” scomparsa la ragazzina cittadina vaticana Emanuela Orlandi. Ma a scorrere le cronache dei giornali locali si scopre che anche in Italia le condanne di religiosi per pedofilia abbondano, solo che – pur essendo gli stupratori scoperti solo la punta dell’iceberg - vengono tenute accuratamente nascoste. E perché vengano nascoste lo si capisce finalmente bene, e in modo dimostrato, leggendo il testo della circolare emanata dall’ex Sant’Ufficio.
A muovere l’accusa contro l’attuale pontefice, documenti vaticani alla mano, è l’agguerritissimo avvocato Daniel Shea, difensore di tre vittime della pedofilia dei religiosi di Galveston Houston. E Ratzinger sarebbe stato trascinato in tribunale, forse in manette data la gravità del reato, se non fosse nel frattempo diventato papa. Nel settembre 2005 infatti il ministero della Giustizia, su indicazione di Bush e Condolezza Rice, ha bloccato il processo contro Ratzinger accogliendo la richiesta dell’allora segretario di Stato del Vaticano, Angelo Sodano, di riconoscere anche al papa, in quanto capo dello Stato pontificio, il diritto all’immunità riconosciuto non solo dagli Stati Uniti per tutti i capi di Stato. A questo punto è doveroso e niente affatto scandalistico porsi una domanda, decisamente scomoda: quanto ha pesato nella scelta di eleggere papa proprio Ratzinger la necessità di sottrarlo alla giustizia americana e di difenderlo per avere in definitiva eseguito la volontà del pontefice precedente?
Come che sia, Shea però non demorde. Due anni fa è venuto a Roma per protestare in piazza S. Pietro assieme ai radicali in occasione della Giornata mondiale contro la pedofilia. E oggi si dice pronto a ricorrere fino alla Suprema Corte di Giustizia degli Stati Uniti per evitare che i firmatari della circolare vaticana che protegge i sacerdoti pedofili la facciano del tutto franca. Intanto dobbiamo constatare con sbigottimento che i tre nomi più impegnati nella lotta contro la laicità dello Stato italiano e del suo parlamento, vale a dire Ratzinger, Ruini e Bertone, sono stati colti con le mani nel sacco della sottrazione alla magistratura dei preti pedofili e strupratori di minori.
Ecco il testo integrale tradotto dal latino dell’ordine impartito per iscritto da Ratzinger e Bertone:
«LETTERA inviata dalla Congregazione per la dottrina della fede ai vescovi di tutta la Chiesa cattolica e agli altri ordinari e prelati interessati, circa I DELITTI PIU’ GRAVI riservati alla medesima Congregazione per la dottrina della fede, 18 maggio 2001
Per l’applicazione della legge ecclesiastica, che all’art. 52 della Costituzione apostolica sulla curia romana dice: “[La Congregazione per la dottrina della fede] giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, che vengano a essa segnalati e, all’occorrenza, procede a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche a norma del diritto, sia comune che proprio”, era necessario prima di tutto definire il modo di procedere circa i delitti contro la fede: questo è stato fatto con le norme che vanno sotto il titolo di Regolamento per l’esame delle dottrine, ratificate e confermate dal sommo pontefice Giovanni Paolo II, con gli articoli 28-29 approvati insieme in forma specifica.
Quasi nel medesimo tempo la Congregazione per la dottrina della fede con una Commissione costituita a tale scopo si applicava a un diligente studio dei canoni sui delitti, sia del Codice di diritto canonico sia del Codice dei canoni delle Chiese orientali, per determinare “i delitti più gravi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti”, per perfezionare anche le norme processuali speciali nel procedere “a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche”, poiché l’istruzione Crimen sollicitationis finora in vigore, edita dalla Suprema sacra Congregazione del Sant’Offizio il 16 marzo 1962, doveva essere riveduta dopo la promulgazione dei nuovi codici canonici.
Dopo un attento esame dei pareri e svolte le opportune consultazioni, il lavoro della Commissione è finalmente giunto al termine; i padri della Congregazione per la dottrina della fede l’hanno esaminato più a fondo, sottoponendo al sommo pontefice le conclusioni circa la determinazione dei delitti più gravi e circa il modo di procedere nel dichiarare o nell’infliggere le sanzioni, ferma restando in ciò la competenza esclusiva della medesima Congregazione come Tribunale apostolico. Tutte queste cose sono state dal sommo pontefice approvate, confermate e promulgate con la lettera apostolica data in forma di motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela.
I delitti più gravi sia nella celebrazione dei sacramenti sia contro la morale, riservati alla Congregazione per la dottrina della fede, sono:
- I delitti contro la santità dell’augustissimo sacramento e sacrificio dell’eucaristia, cioè:
1° l’asportazione o la conservazione a scopo sacrilego, o la profanazione delle specie consacrate:
2° l’attentata azione liturgica del sacrificio eucaristico o la simulazione della medesima;
3° la concelebrazione vietata del sacrificio eucaristico assieme a ministri di comunità ecclesiali, che non hanno la successione apostolica ne riconoscono la dignità sacramentale dell’ordinazione sacerdotale;
4° la consacrazione a scopo sacrilego di una materia senza l’altra nella celebrazione eucaristica, o anche di entrambe fuori della celebrazione eucaristica;
- Delitti contro la santità del sacramento della penitenza, cioè:
1° l’assoluzione del complice nel peccato contro il sesto comandamento del Decalogo;
2° la sollecitazione, nell’atto o in occasione o con il pretesto della confessione, al peccato contro il sesto comandamento del Decalogo, se è finalizzata a peccare con il confessore stesso;
3° la violazione diretta del sigillo sacramentale;
- Il delitto contro la morale, cioè: il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età.
Al Tribunale apostolico della Congregazione per la dottrina della fede sono riservati soltanto questi delitti, che sono sopra elencati con la propria definizione.
Ogni volta che l’ordinario o il prelato avesse notizia almeno verosimile di un delitto riservato, dopo avere svolte un’indagine preliminare, la segnali alla Congregazione per la dottrina della fede, la quale, a meno che per le particolari circostanze non avocasse a sé la causa, comanda all’ordinario o al prelato, dettando opportune norme, di procedere a ulteriori accertamenti attraverso il proprio tribunale. Contro la sentenza di primo grado, sia da parte del reo o del suo patrono sia da parte del promotore di giustizia, resta validamente e unicamente soltanto il diritto di appello al supremo Tribunale della medesima Congregazione.
Si deve notare che l’azione criminale circa i delitti riservati alla Congregazione per la dottrina della fede si estingue per prescrizione in dieci anni. La prescrizione decorre a norma del diritto universale e comune: ma in un delitto con un minore commesso da un chierico comincia a decorrere dal giorno in cui il minore ha compiuto il 18° anno di età.
Nei tribunali costituiti presso gli ordinari o i prelati possono ricoprire validamente per tali cause l’ufficio di giudice, di promotore di giustizia, di notaio e di patrono soltanto dei sacerdoti. Quando l’istanza nel tribunale in qualunque modo è conclusa, tutti gli atti della causa siano trasmessi d’ufficio quanto prima alla Congregazione per la dottrina della fede.
Tutti i tribunali della Chiesa latina e delle Chiese orientali cattoliche sono tenuti a osservare i canoni sui delitti e le pene come pure sul processo penale rispettivamente dell’uno e dell’altro Codice, assieme alle norme speciali che saranno date caso per caso dalla Congregazione per la dottrina della fede e da applicare in tutto.
Le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio.
Con la presente lettera, inviata per mandato del sommo pontefice a tutti i vescovi della Chiesa cattolica, ai superiori generali degli istituti religiosi clericali di diritto pontificio e delle società di vita apostolica clericali di diritto pontificio e agli altri ordinari e prelati interessati, si auspica che non solo siano evitati del tutto i delitti più gravi, ma soprattutto che, per la santità dei chierici e dei fedeli da procurarsi anche mediante necessarie sanzioni, da parte degli ordinari e dei prelati prelci sia una sollecita cura pastorale.
Roma, dalla sede della Congregazione per la dottrina della fede, 18 maggio 2001.
Joseph card. Ratzinger, prefetto.
Tarcisio Bertone, SDB, arc. em. di Vercelli, segretario»

Come avrete notato, lo scippo della pedofilia alla magistratura civile e penale di tutti gli Stati dove viene consumata è nascosto tra molte parole che parlano di tutt’altro. E il ruolo “giudiziario”, cioè di fatto omertoso, della Congregazione ex Sant’Ufficio è comunque confermato in pieno dalla vicenda fiorentina. A difendere i fedeli violati sono scesi in campo anche i locali preti ordinari e a causa delle loro insistenze il cardinale Antonelli il 17 gennaio ha scritto alle vittime di Cantini che al termine di un “processo penale amministrativo” tutto interno alla curia e sentita per l’appunto la Congregazione per la dottrina della fede, l’ex parroco “non potrà né confessare, né celebrare la messa in pubblico, né assumere incarichi ecclesiastici, e per un anno dovrà fare un’offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna”. Tutto qui! Di denuncia alla magistratura, neppure l’ombra, e del resto il “segreto pontificio” non lascia scampo. Per uno che per anni e anni se l’è fatta da padrone anche con il sesso di ragazzine di soli 10 anni - e di 17 le più “vecchie” – senza neppure scomodarsi con un viaggio nella Thailandia paradiso dei pedofili, si tratta di una pena piuttosto leggerina…. Da far felice qualunque pedofilo incallito! Quanto alle vittime, Antonelli ha anticipato l’ineffabile Ruini: visto che “il male una volta compiuto non può essere annullato”, il cardinale invita le pecorelle struprate a “rielaborare in una prospettiva di fede la triste vicenda in cui siete stati coinvolti”, e a invocare da Dio “la guarigione della memoria”.
Ma a guarire, anche dai troppi condizionamenti opportunistici della memoria, deve essere semmai il Vaticano. E infatti i fedeli fiorentini, che hanno letto la missiva del cardinale con “stupore e dolore”, hanno deciso di non fermarsi. Finora non hanno fatto nemmeno causa civile, ma d’ora in poi, dicono, “nulla è più escluso”. I preti schierati dalla loro parte chiedono al papa – nella lettera inviata tramite la Segreteria di Stato oggi retta proprio da Bertone! - “un processo penale giudiziario”, che convochi testimoni e protagonisti, e applichi “tutte le sanzioni previste dall’ordinamento ecclesiastico”. Chiedono inoltre che Cantini, colpevole di avere rovinato non poche vite, sia “privato dello stato clericale” anche “a tutela delle persone che continuano a seguirlo”.
Però, come avrete notato, neppure i buoni preti fiorentini si sognano di fare intervenire la magistratura dello Stato italiano. I panni sporchi si lavano in famiglia… Che è il modo migliore di continuare a non lavarli. Come per la scomparsa di Emanuela Orlandi.

MOSTRA DI ARTISTE LESBICHE CENSURATA A BOLOGNA


S.STEFANO REVOCA SPAZI ALLA MOSTRA LESBICA
DI FRONTE A INTENZIONE DI NON RITIRARE L'OPERA SU 10 COMANDAMENTI
(DIRE) Bologna, 22 giu. - Visto che Arcilesbica non accetta di ritirare dalla mostra "Recombinant Women" l'opera che reinterpreta i 10 comandamenti in chiave lesbica, il quartiere Santo Stefano decide, "con rammarico", di ritirare il patrocinio dato alla mostra e l'uso della Sala esposizioni del Baraccano. Insomma, salta la mostra. Lo annuncia Andrea Forlani, presidente del S.Stefano, che oggi ha ricevuto Paola randolini, presidente di Arcilesbica, una lettera in cui si conferma la presenza dell'opera "-10 +10" nella mostra che ieri ha riaperto le polemiche dopo il titolo "La Madonna piange sperma" per l'iniziativa prevista (e poi cancellata) in vicolo Bolognetti. Forlani motiva la sua decisione in una nota in cui spiega che "se quell'opera mi fosse stata presentata per tempo e non avessi dovuto apprenderne notizia dagli organi di informazione, con buona probabilita' si sarebbero evitati reciproci imbarazzi e certamente si sarebbe evitato di aggiungere ulteriori polemiche ad un clima che ritengo ben poco utile per tutti". In questa ottica, tiene a sottolineare cheil quartiere non ha avuto "alcun tardivo ripensamento provocato da chicchessia ne' alcuna sorta di 'autocensura' eterodiretta". Semplicemente nella revoca del patrocinio e degli spazi, si e' applicata "una regola che il Presidente e i Consiglieri di maggioranza si sono dati, che hanno sempre seguito nel loro mandato e che continueranno a rispettare: se l'applicazione e' stata tardiva, la responsabilita' non e' a noi attribuibile". La regola e' quella per cui il S.Stefano non da' il patrocinio ad iniziative che "trattino argomenti religiosi o eticamente sensibili" per "non rimanere coinvolto in discussioni che, travalicando di molto l'immagine di rappresentanza collettiva che un'amministrazione deve sempre tentare di conservare, vanno a toccare sentimenti soggettivi".
(DIRE) Bologna, 22 giu. - La regola del S.Stefano non e' stata fatta valere solo con Arcilesbica, assicura Forlkani: anche istanze di altre associazioni sono state respinte perche' "proponevano eventi su materie concernenti l'ambito religioso con un approccio parziale, quale che fosse la chiave di lettura prescelta". Arcilesbica propose la sua mostra lo scorso ma la proposta che fece "non conteneva, neppure implicitamente, alcuna intenzione in tal senso, cosi' come le opere preventivamente sottopostemi non richiamavano in alcun modo tematiche legate alla sfera religiosa", fa sapere Forlani. Per cui, anche per "valorizzare un'attivita' mirante a contrastare inaccettabili discriminazioni e sofferenze dovute al modo di intendere la propria sessualita'", il S.Stefano diede il patrocinio. Poi ieri, il "fattaccio": la scoperta dell'opera "-10 +10" di Migi Pecoraro, che "muta completamente il senso dell'iniziativa e si inserisce in un contesto dal quale un'Istituzione e' opportuno si tenga estranea", dice Forlani. Mess in chiaro le cose, il presidente del S.Stefano aggiunge che "alcuni comportamenti non aiutano il rapporto fra associazioni e amministrazioni pubbliche". Da "cittadino laico", aggiunge di non riuscire a "comprendere il motivo per cui, allo scopo di far valere proprie posizioni ed idee assolutamente legittime si debbano utilizzare immagini e simboli che per altre persone appartengono alla sfera del Sacro e, come tali, sono assolutamente intangibili".
(Com/Red/ Dire) 15:31 22-06-07
Apc-CHIESA/ GARAGNANI: BLASFEMA MOSTRA LESBICA SU 10 COMANDAMENTI E' il momento di reagire, attacco sistematico a cristianesimo
Roma, 22 giu. (Apcom) - "Di fronte alla mostra patrocinata dal quartiere `Santo Sfefano` di Bologna, che interpreta in chiave lesbica i Dieci Comandamenti, e che fa seguito all`interpretazione blasfema della Madonna, non si può più pensare a fatti occasionali ma ad una strategia precisa volta a colpire il cristianesimo in quanto tale, con un`opera di denigrazione sistematica che prende di mira non solo la fede dei credenti, ma la tradizione e la cultura del popolo italiano". Lo afferma Fabio Garagnani, capogruppo di Forza Italia in commissione Cultura alla Camera. "Spiace constatare che Bologna, ancora una volta, sia la`capofila` di queste assurde manifestazioni - dice in una nota - che non hanno nulla di culturale o di creativo, ma tendono a mettere in ridicolo, o piuttosto a colpire pesantemente, i simboli della fede cari a tanti italiani e bolognesi. Non è in discussione la liberà dell`artista, (ma non credo si tratti di arte in questo caso), o della libertà di chiunque di manifestare liberamente il proprio pensiero, ma il rispetto di elementari regole di convivenza civile e del sentimento religioso di tanta parte dell`opinione pubblica, che si sente quotidianamente vilipesa nei suoi più intimi convincimenti"."Credo che, a questo punto, occorra una reazione di tutti coloro, cattolici e laici, che ritengono non possa essere messa a repentaglio la pace religiosa nel nostro paese e della nostra città con iniziative di dubbio gusto. Nel caso di Bologna è evidente che una certa sinistra anticlericale sta condizionandoin modo di fatto eversivo le istituzioni che dovrebbero essere almeno neutrali in vicende come queste. Si ha invece l`impressione - sostiene Garagnani - di un gioco delle parti. Non basta più l`ennesima presa di distanza ex-post, occorrono atti concreti e in questo caso ritengo che sia opportuno l`intervento della Magistratura in quanto determinati articoli del codice penale, precisamente 403 404 e 405, puniscono l`offesa al sentimento ed alla tradizione religiosa. Per quanto mi riguarda - conclude - farò la mia parte. Presenterò una risoluzione in commissione e procederò per vie legali".
Apc-GAY/ MOSTRA LESBICA A BOLOGNA SU 10 COMANDAMENTI, E' POLEMICA Condanna da Lega Cattolica Antidiffamazione
Roma, 22 giu. (Apcom) - Scoppia una nuova polemica a Bologna.Dopo l'annuncio della mostra 'La Madonna piange sperma', annullata successivamente per vilipendio alla costituzione, oggi l'associazione Arcilesbica di Bologna ha annunciato l'inaugurazione della mostra sui Dieci Comandamenti in chiave lesbica, il 24 giugno col patrocinio del Consiglio di Quartiere Santo Stefano. La Lega Cattolica Antidiffamazione chiede al Consiglio di
Quartiere "la revoca immediata del patrocinio" e "richiama inoltre l'attenzione delle Istituzioni e dei cittadini sull'inquietante 'filo rosso' che lega la sequenza delle provocazioni blasfeme delle ultime settimane: lo spettacolo Messiah game della Biennale di Venezia, la mostra La Madonna piange sperma di Roma e Bologna, la mostra Vade retro. Arte e omosessualità di Milano, ed ora nuovamente Recombinat women a Bologna". "L'attacco alla civiltà cristiana, e indirettamente l'offesa alla Legge mosaica comune ad Ebraismo ed Islam, conferma ancora una volta l'indole anticattolica della lobby gay, la quale monopolizza politicamente e ideologicamente la voce degli omosessuali italiani e pare incapace di cogliere la gerarchia dei valori condivisi dal mondo occidentale", scrive ancora la Lega Cattolica Antidiffamazione. "Al di là della ferma condanna per l'ennesima offesa al cristianesimo - commenta Pietro Siffi, Presidente della Lega Cattolica Antidiffamazione - è necessario che emerga il dissenso all'interno della comunità gay: inutile pretendere rispetto per sé, quando si colpiscono i cattolici nella loro fede e nei loro sentimenti più sacri. E ci si guardi bene - conclude - dall'accusare la Chiesa di verticismo, quando è chiarissimo che la maggioranza degli omosessuali subisce passivamente i diktat di un manipolo di provocatori".
Red/Ssa
BOLOGNA: COMANDAMENTI SAFFICI AL BARACCANO, NUOVA POLEMICA
LEGA, ANCORA UN IGNOBILE ATTACCO ALLA CHIESA E ALL'INTERA CRISTIANITA'
Bologna, 22 giu. - (Adnkronos) - Stampe che riproducono le tavole dei Dieci Comadamenti cristiani, ma rivisitati in chiave omosessuale. E' il cuore della mostra 'recombinant women', promossa da Arcilesbica nelle sale del baraccano a Bologna. Ed e' di nuovo polemica, mentre sotto Le Due Torri ancora si discute di un altro appuntamento offensivo della cristianita' annunciato e poi revocato: 'La Madonna piange sperma'. "Ancora un ignobile attacco alla Chiesa e all'intera cristianita'" ha definito Maurizio Parma, capogruppo regionale della Lega Nord, l'opera dal titolo 'Meno dieci, piu' dieci'. "Riscrivere in chiave lesbica i dieci comandamenti - sottolinea Parma - significa dimostrare di non avere alcun rispetto per l'intera cittadinanza e, in particolare, per la religione cristiana che troppo spesso, a Bologna, e' oggetto di evidenti attacchi e pesanti offese. Inoltre vorrei ricordare, che tale mostra, come anche 'La Madonna piange sperma', ha ricevuto il patrocinio del Quartiere e del Comune". "E' sconcertante - aggiunge - l'atteggiamento degli esponenti della Margherita che si definiscono cattolici, ma rimangono all'interno di una maggioranza che non dimostra alcun rispetto nei confronti della cristianita'". "Mi associo - conclude l'esponente del Carroccio - alla domanda posta da Monsignor Ernesto Vecchi al Comune di Bologna: chissa' se Palazzo d'Accursio avrebbe concesso il patrocinio se si fosse trattato dell'Islam".(Mem/Zn/Adnkronos)
22-GIU-07 15:34
ARCILESBICA BOLOGNA: "SENZA QUELL'OPERA NIENTE MOSTRA". Non si possono accettare discriminazione e censura su una mostra che ha come scopo sostenere chi è discriminata
A proposito della mostra a sostegno della Linea Lesbica "Recombinant women", prevista dal 24 al 30 giugno presso il Quartiere Santo Stefano, ArciLesbica Bologna ribadisce la sua posizione. A fronte della nostra volontà di allestire la mostra con tutte le opere selezionate dalle artiste, compresa l'incriminata "-10+10", il Quartiere ci ha risposto negativamente, ritirando il suo patrocinio e la possibilità di esporre al Baraccano.
Il Quartiere ci aveva chiesto di esporre ugualmente, senza l'opera di Migi Pecoraro, considerata "scomoda", dopo lo scalpore suscitato in conferenza stampa. Sarebbe stato un paradosso etico accettare questo compromesso: non è ammissibile che una mostra d'arte organizzata per dare visibilità a un servizio contro la discriminazione e il disagio delle lesbiche, sia a suo volta oggetto di discriminazione e censura e, se possibile ancora peggio, li accetti passivamente.
È importante chiarire che durante l'organizzazione della mostra ci era stato chiesto di far visionare alcune opere delle pittrici che avevamo selezionato, a puro titolo di esempio; questo perché il Presidente e i consiglieri si potessero rendere conto del loro valore e delle loro modalità di espressione artistica. La decisione del Quartiere Santo Stefano di ritirare il suo patrocinio si inserisce in un clima diffuso nella nostra città, per cui è difficile esprimersi liberamente su tante, troppe questioni.
A Bologna non c'è la serenità necessaria per affrontare tematiche che esprimono la diversità e manca la libertà per potersi esprimere senza essere considerate blasfeme e offensive. La curia, che si sta progressivamente trasformando in ente politico, detta diktat precisi, a cui il mondo politico, in gran parte prono, non si sottrae. Sono lontani i tempi in cui l'allora sindaco Imbeni concesse - primo caso in Italia - al Circolo di cultura omosessuale 28 giugno lo spazio di Porta Saragozza. Nella difesa delle libertà e dei diritti civili, 25 anni fa Bologna era più all'avanguardia di oggi.
Non c'è alcuna offesa nell'opera tanto osteggiata, che non merita le parole che si sono sprecate sulla stampa. Questo, a meno di non voler deliberatamente censurare la libera espressione di un'artista laica. Artista che ha inteso manifestare la propria arte, la propria personale riflessione critica, in un paese e in una città che si dicono laici. "Bologna è sempre stata nel panorama italiano una città-laboratorio, dove la sperimentazione sociale e la libera espressione di sé sono state storicamente considerate un arricchimento per tutte/i le/i cittadine/i" spiega Elisa Manici, vicepresidente di ArciLesbica Bologna. "Anche se sempre più spesso le istituzioni non recepiscono più la vivacità della città come un fattore positivo, noi non retrocederemo di un passo dalla nostra posizione contro ogni forma di repressione a qualunque livello, contro la censura delle soggettività artistiche che propongono riflessioni critiche su elementi culturali massicciamente presenti nella nostra società, e che incidono sulle nostre esistenze, indipendentemente dal fatto che si sia credenti o meno".
ufficio stampa ArciLesbica Bologna
RECOMBINANT WOMEN: PARLANO LE ARTISTE Domani la mostra inaugurerà simbolicamente al Cassero
La mostra Recombinant Women, oggi al centro delle polemiche, è stata preparata da quattro artiste con l'intento di sostenere la Linea Lesbica, servizio di counseling che ArciLesbica Bologna offre alla città, contro la discriminazione e la censura.
Il nostro rifiuto di censurare il lavoro di una delle artiste ha ricevuto come risposta la revoca del patrocinio da parte del Quartiere Santo Stefano. O meglio, a seguito delle richieste del Quartiere, ArciLesbica Bologna non ha accettato di presentare una mostra censurata.
Questo grave atto di censura è un forte attacco alla comunità LGBT. Non certo l'unico, ma l'ultimo di una lunga lista di attacchi contro il diritto alle libertà di espressione, esistenza, amore e coppia.
Secondo quanto afferma larga parte delle gerarchie ecclesiastiche, dettando la linea da tenere anche al mondo politico, noi lesbiche, gay, transessuali non possiamo mostrare i nostri volti perché diveniamo oggetto di discriminazione e di violenza, verbale e non solo. Non possiamo chiedere diritti per le nostre coppie (che già esistono e crescono) perché non siamo una vera famiglia e perché il nostro è un "rapporto sterile", non possiamo comunicare il nostro amore perché siamo un'"unione debole", non possiamo comunicare attraverso l'espressione artistica le nostre riflessioni critiche, perché siamo blasfeme e offendiamo la religione.
"Tutte le forme artistiche sono passibili di censura. Perché l'arte crea, distrugge, reinterpreta, offre nuove visioni del mondo, della realtà. L'arte è la massima espressione della libertà individuale che utilizza tutto ciò che lo circonda per generare il nuovo. L'arte talvolta è shock, è provocazione, rottura delle regole scritte e/o assodate. L'arte è l'essere nel mondo con il mondo" dichiarano in una nota le altre tre artiste della mostra Maria Grazia Setzi, Raffaella Vischi e Dora Bella, insieme alla coordinatrice Anna Maria Mucciarelli.
"L'aspetto che colpisce sulla polemica nata in questi giorni a proposito della mostra Recombinant Women - continuano - non è tanto che si discuta delle opere proposte dalle artiste, ma piuttosto che si prenda spunto dall'opera di una sola per proseguire nella marcia moraleggiante e clericale iniziata da tempo a Bologna. Cosa hanno di tanto scandaloso, blasfemo, offensivo le tavole di Migi Pecoraro, al centro della discussione del momento, che propongono una personale visione delle leggi etiche da adottare? Qualsiasi scrittura può essere oggetto di interpretazioni diverse e soggettive. Allo stesso modo l'arte non propone una visione univoca, ma è ricca di significati/significanti che trovano molteplici interpretazioni nell'occhio di chi osserva. Non è nell'intento dell'artista prevedere le ripercussioni che può avere l'esposizione al pubblico della propria opera. È censura attribuire significati univoci, probabilmente differenti da quelli sentiti dall'artista, è censura fare in modo che dei possibili significati diventino gli unici significati possibili. La visione di un'opera d'arte apre ventagli di possibilità ipotetiche, reali, false, immaginarie. Crea e distrugge per far riflettere, interpretare, ricreare".
"Quanto accaduto va ben oltre l'episodio che mi riguarda, ed è evidente sintomo di una deriva politica e culturale che sembra oramai essersi completamente votata al totalitarismo culturale assoggettato alla cecità e all'ottusità delle istituzioni cattoliche" - afferma Migi Pecoraro, autrice dell'opera censurata. "Sono innumerevoli gli esempi di artisti la cui opera e la cui vita sono state oggetto di incontenibile repressione in ogni luogo del globo terrestre, ma l'arte dovrebbe essere per sua natura anarchica e libera, anche quando è politicizzata, anche quando si confronta con le problematiche sociali, anche quando esiste e si sviluppa dentro le istituzioni e con il sostegno di queste riesce a portare avanti la propria visionarietà" continua l'artista.
"Per questo la repressione ha in ogni luogo ottenuto l'effetto contrario, stimolando e rafforzando maggiormente l'impeto creativo e l'immaginario degli artisti. "L'altra guancia" dell'artista censurata è la sua opera, che grazie anche alle tecnologie moderne è e sarà sempre più in grado di superare tutti i confini imposti dalla miopia, dalla miseria e dalla pochezza di entità il cui comportamento risulta essere sempre più contraddittorio, paradossale e lesivo dei diritti fondamentali di espressione di pensieri e culture altre".
La nostra lotta contro tutte le forme di discriminazione va avanti a testa alta, e la risposta alla censura sarà l'inaugurazione simbolica della mostra presso il Cassero di via don Minzoni, domani alle 20.30.
L'AUTRICE DELL'OPERA "INCRIMINATA"
Care tutte,
innanzitutto ringrazio le compagne dell'Associazione Arcilesbica per la solidarietà immediata che mi hanno dimostrato in questa assurda occasione, che, nel suo significato politico, va ben oltre l'episodio che mi riguarda, essendo evidente sintomo di una deriva politica e culturale che sembra oramai essersi completamente votata al totalitarismo culturale assoggettato alla cecità e all'ottusità delle istituzioni cattoliche.
All'indomani della conferanza stampa di presentazione della mostra collettiva "RECOMBINAT WOMEN", organizzata dalla Linea Lesbica (Arcilesbica) come forma di auto-finanziamento, tenutasi giovedì 21 giugno, gli articoli pubblicati sulle pagine locali, (La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Resto del Carlino, Il Domani di Bologna), dai giornalisti che mi avevano intervistata e che avevano visionato i bozzetti di uno dei miei due lavori, dal titolo "- 10 + 10", hanno scatenato la paura e la conseguente decisione del dott. Andrea Forlani, presidente del quartiere Santo Stefano (Bologna), di imporre al comitato organizzatore il ritiro immediato della mia opera, minacciando di far decadere il patrocinio sulla mostra medesima e la disponibilità della sala espositiva (Sala del Baraccano). L'associazione Arcilesbica ha convenuto di cancellare tutto l'evento in segno di protesta e di solidarietà di fronte a questo ennesimo atto censorio, in attesa di trovare una sede alternativa il più presto possibile.
Si sa bene che la cultura all'interno della società (italiana e non), a cominciare dall'ambito artistico, è sempre stato un obiettivo tra i più temuti e quindi controllato, strumentalizzato e vittimizzato, da parte delle istituzioni forti che si sono avvicendate da...qualche secolo a questa parte. La mia sorpresa è stata relativa, specialmente nel momento in cui ci si confronta con la sfera dei dogmi religiosi. Abbiamo innumerevoli esempi di artisti la cui opera e vita è stata oggetto di incontenibile repressione in ogni luogo del globo terrestre, ma l'arte dovrebbe essere per sua natura anarchica e libera, anche quando è politicizzata, anche quando si confronta con le problematiche sociali, anche quando esiste e si sviluppa dentro le istituzioni e con il sostegno di queste riesce a portare avanti la propria visionarietà.
Per questo motivo la repressione ha in ogni luogo ottenuto l'effetto contrario, stimolando e rafforzando maggiormente l'impeto creativo e l'immaginario degli artisti. "L'altra guancia" dell'artista censurata è la sua opera, che grazie anche alle tecnologie moderne (Walter Benjamin docet) è e sarà sempre più in grado di superare tutti i confini imposti dalla miopia, dalla miseria e dalla pochezza di entità il cui comportamento risulta essere sempre più contraddittorio, paradossale e lesivo dei diritti fondamentali di espressione di pensieri e culture altre. Mariagrazia "Migi" Pecoraro

PADRE PERCHè CI ODIA?

Un gruppo di gay affronta monsignor Ignacio Barreiro e Militia Christi


di FLAVIA AMABILE

E' accaduto anche qualcos'altro al Gay Pride 2007, oltre ai quaranta carri, i canti, i comizi in piazza, i politici. In una piazza dello stesso quartiere in cui sfilava il Pride alcuni cattolici si sono incatenati in segno di protesta.C’è Augusto Caratelli, consigliere Udc. C’è Fabrizio Lastei, responsabile di Militia Christi, movimento cattolico conservatore. E ci sono molti altri per un totale di otto metri di catena e alcuni lucchetti ben chiusi. Protestano contro il Gay Pride e contro la provocazione di attraversare quello che Caratelli chiama «il triangolo della cristianità» delimitato da tre chiese: Santa Croce in Gerusalemme, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore. Il tempo di chiudere i lucchetti e li hanno visti arrivare. «Sono spuntati dal nulla, all’improvviso, dietro a una curva» racconta Massimiliano Borgia, anche lui fra i manifestanti, ma senza catene. Ad avanzare è un gruppo di gay, otto in tutto. Due di loro si tengono mano nella mano. Sanno della protesta organizzata dai cattolici del quartiere contro di loro. Una volta lì però i gay si guardano intorno e si dirigono verso monsignor Ignazio Barreiro, uruguaiano d’origine, da anni a Roma,responsabile della Human Life International, organizzazione antiabortista.Si avvicinano in tre si avvicinano. «Padre, perché ci odia? Siamo una coppia omosessuale: vogliamo sapere perché lei è contro di noi!» Monsignor Barreiro non si aspetta la domanda ma è sicuro nella risposta. «Non c’è alcun odio verso chi ha fatto questa scelta. Tutti gli esseri umani vanno rispettati, quelli che però fanno questa scelta, sbagliano. La Chiesa ha una posizione chiara: avere una tendenza diversa da quella naturale e agire in conformità di questa tendenza patologica, è sbagliato e immorale. Dunque nessun odio personale, anzi la Chiesa è pronta ad accogliere chi compie le scelte sbagliate per farle cambiare». La coppia gay insiste. «Ma perché considerate la lotta per il riconoscimento dei nostri diritti un danno per la famiglia?»Il tono è misurato, le parole sembrano ben ponderate anche perché la conversazione si svolge sotto gli occhi attenti di un cordone di agenti di polizia e carabinieri. Monsignor Barreiro non si sottrae. «Qui si vuole creare una forma giuridica parallela alla famiglia. Questo è un danno per l’unione naturale tra un uomo e una donna!».La coppia gay lo incalza: «Ma anche noi abbiamo diritto ad assistere i nostri cari in ospedale». Il prelato sorride: «Certamente, ma non è necessario istituire una forma parallela di famiglia. Il diritto prevede soluzioni, forme giuridiche in grado di tutelare le persone senza che ci sia bisogno dei Dico». A quel punto della conversazione dal gruppo dei manifestanti si stacca Massimiliano Borgia. «Noi non manifestiamo contro gli omosessuali ma a difesa del diritto naturale della famiglia formata da un uomo e una donna. Ci pensate a quel che accadrebbe se esistessero solo i gay? La razza umana si estinguerebbe!» Quello che era iniziato come un processo si trasforma lentamente in un dibattito. Monsignor Barreiro fa un passo indietro, lascia che siano i giovani a proseguire. «Avete organizzato il Family Day contro i Dico!» accusano i gay. «Il Family Day è stata la festa della famiglia, ad affossare i Dico ci ha pensato il Parlamento!» rispondono Massimiliano e gli altri cattolici. Si va avanti così per mezz’ora poi, all’improvviso come sono arrivati, gli otto gay se ne vanno.La scena termina qui, diteci che cosa ne pensate: se avreste fatto come il gruppo di gay a tentare di parlare con i cattolici che protestavano.

ESEMPI DI CIVILTà

Torino - Una recita scolastica, prevista in una classe terza della scuola media Manzoni di Nichelino, è saltata perché a pagina 4 del copione si legge la parola \'lesbica\': «Secondo il preside è una parolaccia» spiega il sociologo Marco Grilli, incaricato dall\'assessorato all\'Istruzione di collaborare con i ragazzi per la stesura del testo a cui ha lavorato per un intero anno. «Ha detto all\'insegnante di riferimento che secondo lui il tema è troppo forte per i ragazzi di terza media, avrebbero potuto reagire male. È assurdo che nel 2007 ci siano ancora ragionamenti medioevali di questo tipo. Anche perché sentirsi trattato come uno che vuole provocare quando invece l\'obiettivo era parlare di temi attuali, senza offendere il pudore di nessuno, mi è sembrata anche un\'offesa bella e buona allo specifico ruolo del teatro che deve aiutare a creare informazione e cultura della tolleranza. Siamo tornati indietro. I ragazzi ci sono rimasti malissimo. Da attori si sono trasformati in protagonisti della storia. Ci credevano tanto in questo progetto, si vedevano per tre ore a settimana col sostegno di un\'insegnante. Mi avevano detto che l\'episodio narrato era accaduto ad alcune loro coetanee e volevano sensibilizzare la gente su un tema attuale e grave allo stesso tempo». La pièce racconta infatti di due ragazze omosessuali che d\'estate si ritrovano in un hotel al mare. Entrambe respingono la corte insistente di due giovani conosciuti nell\'albergo e quando la donna delle pulizie scopre alcune foto che provano il rapporto intimo tra le donne scoppia uno scandalo. «È gravissimo che chi è tenuto a occuparsi della formazione dei giovani adotti un linguaggio intriso di bullismo e omofobia» sostiene Roberta Padovano del Comitato Torino Pride che ha chiesto un incontro con l\'Ufficio Scolastico Regionale. «Crediamo profondamente nel valore del dialogo e del confronto per superare anche il più accanito dei pregiudizi e domanderemo anche al preside di Nichelino di incontrarci: ma a patto che prima legga e studi qualcuno almeno dei romanzi o saggi che le biblioteche pubbliche della nostra provincia mettono a disposizione. Scoprirà così che le lesbiche non sono delle parolacce ma persone che hanno molto da insegnargli».

SECONDO ME NON è GIUSTO: IL CORAGGIO DI UNA BAMBINA è LA LIBERTà CHE CI DA SPERANZA

«I gay non possono essere considerati cristiani» Che sia chiaro, «i gay non ! possono essere considerati cristiani». Lezione di catechismo con digressione omofoba, quella impartita il 26 maggio da mons. Giuseppe Matarrese, vescovo di Frascati, ad un gruppo di ragazzini in preparazione per la cresima. Il fatto è accaduto a Montecompatri, piccolo paese in provincia di Roma, ed è stato riportato dalla agenzia cattolica Adista che da lunedì darà un resoconto dettagliato della vicenda. Il vescovo stava parlando della famiglia, della famiglia naturale eterosessuale, quando ha sentito il dovere di spiegare il posto degli omosessuali: fuori dalla Chiesa. Una dottrina in chiaro contrasto con il magistero cattolico, visto che le pecorelle smarrite vanno accolte. Probabilmente mons. Matarrese ha voluto parlare chiaramente, per farsi capire meglio dai giovani ragazzi. Che hanno afferrato il concetto. Una ragazzina presente al ritiro spirituale ha alzato la mano e lo ha contestato: «Secondo me non è giusto».Così ha detto: «Secondo me non è giusto perché i gay invece possono amarsi come un uomo e una donna». E qui, racconta Adista, il vescovo 73enne ha perso la pazienza, zittendo in malomodo la ragazzina ribelle chiamandola "scema" e rivolgendo un irritato "hai la capoccia vuota" ad una compagna che tentava di difendere l'amica.Peggio: mons. Matarrese si è rivolto ai genitori e al parroco pretendendo le scuse da parte dei cresimandi, minacciando di escluderli dalla celebrazione del giorno successivo. Mamme e papà preoccupati hanno tentato di convincere i figli, inutilmente. Le scuse non sono arrivate.Il vescovo ha comunque deciso di impartire la cresima ai ragazzi ribelli e agli adulti che li accompagnavano, ma si è tolto un sassolino dalla scarpa: durante l'omelia, ha parlato direttamente con i genitori invitandoli caldamente di tenere sott'occhio i figli che «evidentemente si sono allontanati dalla retta via». "Liberazione" ha tentato di raggiungere telefonicamente mons. Matarrese, che però si trova in ritiro spirituale e non ha potuto fornire una spiegazione.Ruiniano di ferro, il vescovo di Frascati è fratello del più celebre Antonio Matarrese, presidente della Lega Calcio, e di Vincenzo, presidente della squadra di calcio del Bari. Non ha mai fatto mistero delle sue posizioni politiche.Alla vigilia delle amministrative 2005 aveva organizzato un incontro con trenta preti della sua diocesi e il candidato regionale Francesco Storace, poi battuto da Piero Marrazzo. «Sono di destra. Che c'è di male a dire: "Votate Storace"?».Una famiglia, i Matarrese, schierata completamente a destra: la sorella è sposata con un senatore di Forza Italia, mentre Antonio faceva parte della direzione nazionale dell'Udc ed ex segretario provinciale a Bari del partito di Casini. L'episodio di Montecompatri non è isolato. Poche settimane fa un sacerdote del barese aveva negato la comunione ad un giovane. Un fatto sgradevole: il prete ha atteso che il ragazzo si avvicinasse durante la messa per ricevere l'ostia e lo ha allontanato dicendo apertamente e davanti ai fedeli «No, a te no perché sei gay».Il movimento gay-lesbo-trans- bisex e queer denuncia da tempo una recrudescenza dell'omofobia in Italia. Scritte xenofobe dell'estrema destra a parte, gli omosessuali si lamentano apertamente delle opinioni anti-gay espresse quotidianamente da politici ed esponenti della Chiesa cattolica. Pochi giorni fa andava in onda sul Tg2, ha denunciato Franco Grillini, un appello di Buttiglione al movimento omosessuale perché condanni apertamente la pedofilia, «come se ci fosse una qualche continguità». Laura Eduatifonte: Liberazione, 24 giugno 2007

BELLA STRONZA CHE TI DIFENDI DA UN UOMO VIOLENTO

AVETE MAI ASCOLTATO LA CANZONE DI MARCO MASINI "BELLA STRONZA"? PIUTTOSTO ELOQUENTE E CHIARA DIREI, PARLA DI UN UOMO CHE è STATO LASCIATO DALLA SUA FIDANZATA, PER QUESTO PIENO DI RABBIA, RABBIA CHE SEMBRA POSSA GIUSTIFICARE IL FATTO CHE LEI è UNA BELLA STRONZA PERCHè REAGISCE ALLA VIOLENZA PSICOLOGICA ED ALL'AGGRESIVITà DI UN UOMO, (BELLA STRONZA CHE HAI CHIAMATO LA VOLANTE QUELLA NOTTE E VOLEVI FARMI METTERE IN MANETTE SOLO PERCHè AVEVO PERSO LA PAZIENZA, LA SPERANZA)(..POVERINO)E NON MANCANO ALLUSIONI ALL'APOLOGIA DI VIOLENZA CARNALE ( MI VIEN VOGLIA DI STRAPPARTI QUEI VESTITI DA PUTTANA E TENERTI A GAMBE APERTE FINCHè VIENE DOMATTINA). LUI A QUEI TEMPI SEMBRò GIUSTIFICARSI DICENDO CHE ERANO LE IMMAGINI DETTATE DA UNA RABBIA DISPERATA DELLA STORIA FINITA.... MA A CHE TIPO DI AMORE PENSAVA L'AUTORE? ALL'INCIRCA QUELLO CHE PUò PROVARE IL POSSESSORE DI UN OGGETTO COSTOSO CHE GLI è STATO SOTTRATTO. L'AMORE NON SI COMPRA, NON SI MENDICA, NON SI PRETENDE, L'AMORE è UN DONO, UN'ESPERIENZA UNICA CHE SI COSTRUISCE GIORNO DOPO GIORNO, INSIEME, NEL RISPETTO DELL'INDIVIUALITà UNICA E MERAVIGLIOSA DELLA PERSONA AMATA, SICURAMENTE NON MINACCIANDOLA NE FACENDOLE DEL MALE.... MEDITIAMO...



Bella stronza...che hai distrutto tutti i sogni della donna che ho tradito che mi hai fatto fare a pugni con il mio migliore amico e ora mentre vado a fondo tu mi dici sorridendo ne ho abbastanza Bella stronza...che ti fai vedere in giro per alberghi e ristoranti con il culo sul ferrari di quell'essere arrogante non lo sai che i miliardari anche ai loro sentimenti danno un prezzo il disprezzo...perché forse io ti ho dato troppo amore bella stronza che sorridi di rancore... Ma se Dio ti ha fatto bella come il cielo e come il mare a che cosa ti ribelli di chi ti vuoi vendicare ma se Dio ti ha fatto bella più del sole e della luna perché non scappiamo insieme non lo senti questo mondo come puzza Ma se Dio ti ha fatto bella come un ramo di ciliegio tu non puoi amare un tarlo tu commetti un sacrilegio e ogni volta che ti spogli non lo senti il freddo dentro quando lui ti paga i conti non lo senti l'imbarazzo del silenzio perché sei bella bella bella bella stronza che hai chiamato la volante quella notte e volevi farmi mettere in manette solo perché avevo perso la pazienza...la speranza... sì...bella stronza Ti ricordi...quando con i primi soldi ti ho comprato quella spilla che ti illuminava il viso e ti chiamavo la mia stella quegli attacchi all'improvviso che avevamo noi di sesso e tenerezza bella stronza...sì perché forse io ti ho dato troppo amore bella stronza che sorridi di rancore... Ma se Dio ti ha fatto bella come il cielo e come il mare a che cosa ti ribelli di chi ti vuoi vendicare ma se Dio ti ha fatto bella più del sole e della luna esci dai tuoi pantaloni mi accontento come un cane degli avanzi perché sei bella bella bella mi verrebbe di strapparti quei vestiti da puttana e tenerti a gambe aperte finché viene domattina ma di questo nostro amore così tenero e pulito non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto di violenza e allora ti saluto...bella stronza