Un gruppo di gay affronta monsignor Ignacio Barreiro e Militia Christi
di FLAVIA AMABILE
E' accaduto anche qualcos'altro al Gay Pride 2007, oltre ai quaranta carri, i canti, i comizi in piazza, i politici. In una piazza dello stesso quartiere in cui sfilava il Pride alcuni cattolici si sono incatenati in segno di protesta.C’è Augusto Caratelli, consigliere Udc. C’è Fabrizio Lastei, responsabile di Militia Christi, movimento cattolico conservatore. E ci sono molti altri per un totale di otto metri di catena e alcuni lucchetti ben chiusi. Protestano contro il Gay Pride e contro la provocazione di attraversare quello che Caratelli chiama «il triangolo della cristianità» delimitato da tre chiese: Santa Croce in Gerusalemme, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore. Il tempo di chiudere i lucchetti e li hanno visti arrivare. «Sono spuntati dal nulla, all’improvviso, dietro a una curva» racconta Massimiliano Borgia, anche lui fra i manifestanti, ma senza catene. Ad avanzare è un gruppo di gay, otto in tutto. Due di loro si tengono mano nella mano. Sanno della protesta organizzata dai cattolici del quartiere contro di loro. Una volta lì però i gay si guardano intorno e si dirigono verso monsignor Ignazio Barreiro, uruguaiano d’origine, da anni a Roma,responsabile della Human Life International, organizzazione antiabortista.Si avvicinano in tre si avvicinano. «Padre, perché ci odia? Siamo una coppia omosessuale: vogliamo sapere perché lei è contro di noi!» Monsignor Barreiro non si aspetta la domanda ma è sicuro nella risposta. «Non c’è alcun odio verso chi ha fatto questa scelta. Tutti gli esseri umani vanno rispettati, quelli che però fanno questa scelta, sbagliano. La Chiesa ha una posizione chiara: avere una tendenza diversa da quella naturale e agire in conformità di questa tendenza patologica, è sbagliato e immorale. Dunque nessun odio personale, anzi la Chiesa è pronta ad accogliere chi compie le scelte sbagliate per farle cambiare». La coppia gay insiste. «Ma perché considerate la lotta per il riconoscimento dei nostri diritti un danno per la famiglia?»Il tono è misurato, le parole sembrano ben ponderate anche perché la conversazione si svolge sotto gli occhi attenti di un cordone di agenti di polizia e carabinieri. Monsignor Barreiro non si sottrae. «Qui si vuole creare una forma giuridica parallela alla famiglia. Questo è un danno per l’unione naturale tra un uomo e una donna!».La coppia gay lo incalza: «Ma anche noi abbiamo diritto ad assistere i nostri cari in ospedale». Il prelato sorride: «Certamente, ma non è necessario istituire una forma parallela di famiglia. Il diritto prevede soluzioni, forme giuridiche in grado di tutelare le persone senza che ci sia bisogno dei Dico». A quel punto della conversazione dal gruppo dei manifestanti si stacca Massimiliano Borgia. «Noi non manifestiamo contro gli omosessuali ma a difesa del diritto naturale della famiglia formata da un uomo e una donna. Ci pensate a quel che accadrebbe se esistessero solo i gay? La razza umana si estinguerebbe!» Quello che era iniziato come un processo si trasforma lentamente in un dibattito. Monsignor Barreiro fa un passo indietro, lascia che siano i giovani a proseguire. «Avete organizzato il Family Day contro i Dico!» accusano i gay. «Il Family Day è stata la festa della famiglia, ad affossare i Dico ci ha pensato il Parlamento!» rispondono Massimiliano e gli altri cattolici. Si va avanti così per mezz’ora poi, all’improvviso come sono arrivati, gli otto gay se ne vanno.La scena termina qui, diteci che cosa ne pensate: se avreste fatto come il gruppo di gay a tentare di parlare con i cattolici che protestavano.
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