venerdì 20 luglio 2007

LA VERA STORIA DELLE SCOPERTE BIOMEDICHE


Brandon Reines da una sua conferenza al Convegno della DBAE (Doctors in Britain against Animal Experiments). Londra, aprile 1991

Sono diventato storico della medicina per caso, in modo indiretto. Quando intrapresi la scuola di veterinaria ed iniziai ad approfondire la conoscenza della scienza medica, mi parvero sempre più sospette le affermazioni riguardanti l'importanza della sperimentazione animale per il progresso della medicina. Ero alquanto stanco degli inutili dibattiti etici, privi di fondamento e contesto scientifico, sul diritto o meno di utilizzare il topo in un esperimento. Volevo sapere se gli esperimenti sugli animali fossero effettivamente utili allo scopo che si prefiggevano ed, in tal caso, perché. Ciò mi portò a studiare la documentazione che mi fornivano la storia e la filosofia della scienza ed anche ad analizzare un gran numero di casi clinici, in modo da poter capire come e perché gli animali erano stati usati negli esperimenti medici. Ciò che ho scoperto contraddice la posizione ufficiale del governo, ovvero che la sperimentazione animale ha praticamente introdotto tutti i maggiori progressi degli ultimi cento anni. Ho scoperto che, al contrario, gli esperimenti fatti sugli animali hanno in realtà molto spesso sviato le scienze biomediche e che non sono un mezzo per fare scoperte in questo campo. Ho anche capito che la maggior parte delle grandi scoperte della medicina sono realizzate da medici e chirurghi che studiano pazienti umani durante la loro vita e poi in sede di autopsia, e che gli esperimenti sugli animali si fanno in genere per convincere colleghi scettici della validità di una scoperta già fatta in un contesto clinico. Nella mia tesi sulla scoperta biomedica, il processo inizia sempre con una "ipotesi clinica", e questa ipotesi clinica iniziale deriva da una osservazione clinica particolare. Ad esempio, nella prima parte del secolo attuale, i chirurghi iniziarono ad osservare una strana forma di cancro del polmone negli uomini che fumavano. Questa osservazione li portò all'ipotesi clinica che il fumo delle sigarette è causa di cancro al polmone. Negli ultimi anni '40, alcuni epidemiologi statunitensi ed inglesi fecero un vasto studio sulla popolazione per stabilire se l'ipotesi iniziale era corretta, e queste statistiche umane resero chiaro, verso il 1950, che le sigarette portano il cancro al polmone negli esseri umani. Tuttavia, l'azione degli Organi della Sanità nei confronti del fumo fu bloccata per molti anni perché i ricercatori non riuscivano, insufflando fumo nelle vie respiratorie degli animali da laboratorio, a riprodurre in loro il tumore del polmone. Provarono il fumo sulle cavie, sui ratti, sui topi ed altri animali, ma furono incapaci di produrre il cancro nei loro polmoni; e questo permise ai produttori di tabacco di affermare che le sigarette erano del tutto innocue. Una volta messa a punto questa tesi sulle scoperte biomediche, applicandola a tutti i casi disponibili in fisiologia, patologia, terapeutica e profilassi, decisi che era tempo di affrontare la mia opera maestra: cercare di capire come, negli anni '40, Claude Bernard abbia potuto convincere il mondo scientifico che la sperimentazione animale sia un metodo di ricerca affidabile. Bernard, grazie al suo libro "Una introduzione allo studio della medicina sperimentale", vera " bibbia" della sperimentazione, è considerato il padre della moderna ricerca di laboratorio. Leggendo con attenzione ogni passaggio del libro di Claude Bernard, mi resi conto che egli aveva attribuito arbitrariamente le scoperte mediche in generale e le sue in particolare alla sperimentazione animale. Lo aveva fatto in modo subdolo e molto efficace e, con un'analisi attenta, ho capito come vi fosse riuscito. Con il testo "Una introduzione...." Bernard ha poi trasmesso ai suoi successori in tutti i laboratori di sperimentazione un racconto falsato delle scoperte biomediche. I ricercatori moderni hanno seguito a puntino gli insegnamenti errati di C. Bernard. L'idea principale è: pretendere sempre di avere fatto la scoperta "per caso". Questo permette al ricercatore di affermare un'assoluta priorità su di essa. E' un modo di sostenere che la sua scoperta non è stata ispirata da osservazione clinica, anche se invariabilmente lo è stata. Bernard sostenne infatti sempre che le sue scoperte erano "nate per caso". Ma noi sappiamo che questo è falso. E' come dire che un razzo è stato costruito "per caso". Nel caso di Bernard, le sue scoperte avvennero perché aveva letto casi di patologia umana. Ad esempio, la sua più grande scoperta fu che i succhi pancreatici digeriscono i grassi. Disse di avere fatto la scoperta grazie ad una osservazione casuale nel corso di una sperimentazione su di un coniglio. Lo storico americano Fred Holmes esaminò gli appunti di Bernard per avere la prova che questo esperimento fosse realmente stato effettuato, ma non riuscì a trovare assolutamente alcun riferimento ad esso. Bernard lo aveva inventato per assicurare la sua priorità nella scoperta. Come ho scritto in "The Journal of Medicine and Philosophy", Bernard aveva in realtà fatto la scoperta leggendo di un "esperimento della Natura": il caso di un paziente in cui il dotto pancreatico era stato bloccato da un tumore. Il paziente aveva sempre presentato molti grassi nelle feci perché i succhi pancreatici non potevano raggiungere il suo intestino. Molti casi simili erano stati riportati negli anni '30, ma Bernard pretese di aver fatto la scoperta durante questo esperimento apocrifo sul coniglio, del 1948, molti anni dopo i primi studi clinici. Io chiamo la tattica di Bernard "inversione cronologica". Egli sostiene che gli studi effettuati sugli animali conducano agli studi sull'uomo, mentre avviene esattamente l'opposto: gli studi compiuti sull'uomo, con autopsie, sono le reali fonti di ispirazione ed hanno sempre condotto ai tentativi di "conferma" negli animali delle ipotesi cliniche. Poiché gli animali da laboratorio danno i risultati più svariati, si può dimostrare o confermare qualsiasi ipotesi si desideri. Il ricercatore che voglia plagiare una scoperta, può farlo, sostenendo di essere stato il primo ad avere "dimostrato" ciò che prima era solo un "vago sospetto" dovuto agli studi compiuti attraverso autopsie sull'uomo. Il racconto distorto della ricerca biomedica fatto da Claude Bernard ha avuto un effetto altamente negativo sul progresso della medicina. Tre sono stati gli effetti principali: 1) i ricercatori che facevano uso di animali hanno plagiato per molti anni i ricercatori medici affermando di avere "confermato" ciò che i medici nelle loro ricerche cliniche avevano "semplicemente ipotizzato". In realtà chi fa affermazioni del genere non sa niente di come le ipotesi devono realmente essere sperimentate in un con testo biomedico. 2) molte delle grandi scoperte della medicina del ventesimo secolo sono state ritardate di molto, talvolta anche di 50 anni. (spiegherò questo in seguito) 3) l'accettazione di nuove ed importanti teorie biomediche basate su studi clinici anziché sulla sperimentazione animale è stata sempre ostacolata a causa della informazione errata fornita da Bernard. Nell'introduzione ho illustrato come l'ipotesi della relazione tra sigarette e cancro al polmone non fosse stata presa seriamente in considerazione negli anni '50 perché si basava su osservazioni cliniche e non su studi fatti sugli animali. E poiché gli esperimenti condotti sugli animali sono di assai maggiore impatto sull'opinione pubblica che non le osservazioni cliniche (ad esempio nel caso dei babbuini che fumano) questi esperimenti venivano usati più volentieri per "vendere" l'idea che le sigarette sono causa di cancro al polmone negli esseri umani. Sfortunatamente i ricercatori non riuscirono a replicare "l'esperimento" umano, se non alla fine degli anni '60. Soltanto allora riuscirono a provocare infine nei cani, insufflando fumo nei loro polmoni, una forma di tumore. Ci erano voluti circa 17 anni per trovare il modo di riprodurre grossolanamente in un animale una malattia dell'uomo. Un altro dei casi nei quali gli esperimenti sugli animali hanno ritardato il progresso della medicina è quello della chirurgia del by-pass. Benché ampiamente propagandata come scoperta dovuta alla sperimentazione animale, questa chirurgia è stata in realtà per lunghi anni ostacolata da esperimenti devianti condotti su animali. Alexis Carrel, che praticava la sperimentazione animale, è generalmente considerato il fondatore della chirurgia del by-pass. In realtà, non fu Carrel ma il ricercatore clinico francese Jean Kunlin che la scoprì nel 1949, senza aver fatto alcuna sperimentazione animale in precedenza. Kunlin fece un'indagine che copriva 200 anni di osservazioni cliniche su di un raro "esperimento della natura" chiamato aneurisma arteriovenoso (AA). I pazienti affetti da AA hanno le vene che pulsano come arterie e che si intasano come fossero arterie. Prima di Carrel, lunghi studi sulle vene di pazienti affetti da AA avevano portato alla conclusione che le vene umane potessero sopportare la pressione sanguigna relativamente alta del sistema arterioso. Kunlin, cosciente di questi studi clinici, decise di usare un segmento di vena dello stesso paziente per fare un by-pass nell'arteria ostruita. Funzionò molto bene. Sfortunatamente, in seguito, ricercatori americani vollero innestare segmenti di vene nel sistema arterioso dei cani. E cosa accadde? Gli innesti venosi diedero luogo ad aneurismi. L'esperimento fu riportato nel 1952 all'annuale convegno dell'"American College of Surgeons" (Collegio Americano dei Chirurghi) e creò molta agitazione. Questi risultati di laboratorio allontanarono la maggior parte dei chirurghi americani dall'impiego delle vene dello stesso paziente come materiale di innesto per il by-pass, mentre successivamente fu dimostrato che proprio questa era la tecnica migliore nella chirurgia del by-pass per le gambe e per il cuore. Vediamo dunque che gli esperimenti sugli animali hanno fuorviato la ricerca e rinviato lo sviluppo della chirurgia del by-pass. Anche lo sviluppo del trapianto di fegato fu procrastinato per molti anni a causa di esperimenti. Simonsen e Dempster, i più attivi sperimentatori su cani in Inghilterra, sostennero che i trapianti di fegato non avrebbero potuto in alcun modo funzionare sugli esseri umani a causa della violenza del rigetto. In realtà, dei chirurghi americani di Boston, guidati da David Hume, decisero comunque di tentare tali trapianti sulle persone, poiché, avendo osservato una naturale riduzione delle difese immunitarie nei pazienti con gravi problemi al fegato, avevano concluso che con molta probabilità questi pazienti avrebbero tollerato l'impianto meglio dei cani in buone condizioni di salute. L'équipe del Peter Bent Brigham ignorò i risultati ottenuti sugli animali e tentò i trapianti sui pazienti, che funzionarono per ben sei mesi, cioè dieci volte il limite di tempo raggiunto nei cani. Un altro esempio di ritardo del progresso medico causato dagli esperimenti sugli animali è il caso del vaccino antipolio. Mentre il merito viene ampiamente attribuito alla sperimentazione animale, esperimenti fuorvianti fatti sulle scimmie ritardarono in realtà l'applicazione del vaccino per più di 30 anni. Simon Flexner, che portò avanti gli esperimenti sulle scimmie nel 1911, era a capo dell'Istituto Rockefeller per la Ricerca Medica, e quindi la sua opinione aveva grande peso. Flexner aveva insufflato il virus della polio nei nasi delle scimmie e su questa base aveva concluso che la polio è essenzialmente una malattia del cervello e del midollo spinale. Ma se si insuffla un virus nel naso è ovvio che si dirigerà prima al cervello. Perciò egli, costringendo il virus ad andare al cervello, stava forzando le risposte della natura nel senso da lui desiderato. In realtà, da studi su bambini poliomielitici, si scoprì che la polio è essenzialmente una malattia della zona intestinale e che generalmente non tocca il midollo spinale causando paralisi. Una volta che gli scienziati realizzarono che il virus della polio si sviluppava nell'intestino degli esseri umani, conclusero che poteva svilupparsi anche in un tessuto intestinale in provetta. Questa scoperta permise la coltura di un numero di virus sufficiente per la produzione di un vaccino di massa. John Enders e la sua équipe ad Harvard sono stati i primi a sviluppare la polio in tessuto di coltura. Questa svolta rese gli studi per la polio fatti sulle scimmie del tutto obsoleti. Ma questi studi avevano intanto rinviato di 30 anni il vaccino antipolio. Come ho già detto prima, il racconto distorto delle scoperte biomediche ha portato ad una grande diffusione del plagio da parte dei ricercatori sugli animali, a danno dei medici ricercatori. Un caso classico è quello di Philip Levine, che ha in realtà scoperto il cosiddetto "fattore rhesus" delle cellule ematiche, ma il cui lavoro fu plagiato da un ricercatore che sperimentava sulle scimmie. Levine fece la sua scoperta studiando una donna, Mary Seno, in un ospedale di New York. Essa aveva avuto una grave reazione immunologica al suo bambino, nato morto, ed al sangue donatole dal marito. Su questa base Levine dedusse che il marito ed il bambino dovevano avere nel sangue (sulla superficie delle cellule ematiche) un fattore sconosciuto che a lei mancava. Sfortunatamente, quando Levine pubblicò il caso nel 1939 non diede un nome al fattore sanguigno, e tutti sanno che "chi dà un nome ad una scoperta la può rivendicare". Ciò permise ai ricercatori che operavano sulle scimmie rhesus di farsi avanti tentando di riprodurre l'esperienza di Mary Seno sulle scimmie. Essi in realtà fallirono nel tentativo di trovare lo stesso fattore nelle scimmie, ma diedero, comunque, a quello scoperto da Levine il nome di fattore "rhesus" o "Rh". Ecco come la scoperta clinica di Levine fu plagiata dai ricercatori che sperimentavano sulle scimmie. Prevedo che diverrà sempre più difficile per chi fa ricerca clinica ottenere l'accettazione di nuove teorie mediche. La ragione è che le teorie diventano sempre più complesse e di conseguenza è sempre più difficile "confermare", o meglio "evidenziare" un'ipotesi clinica con un esperimento animale. Con tale esperimento si può strappare via un organo o colpire con il laser un tessuto, ma non si può provare una teoria medica complessa. Al momento attuale vi sono molte importanti scoperte mediche che non vengono accettate perché non possono essere "provate" da esperimenti animali, benché siano solidamente basate sull'evidenza clinica. Un'esempio è la scoperta che un basso livello di radiazione su di un padre o una madre può causare la leucemia nei discendenti, anche se la radiazione avviene prima del concepimento. Questa scoperta non è confermata da esperimenti animali. Un altro esempio è una nuova teoria globale sulla malattia chiamata la Teoria Mutagenica delle Malattie Croniche. Concepita da Irwin D. Y. Bross, questa teoria sostiene che la maggior parte delle malattie degenerative e circolatorie sono in realtà causate dal danno ambientale al DNA umano. Ma questa teoria non può essere "provata" con esperimenti animali e di conseguenza, come la teoria sul fumo ed il cancro, è ostinatamente rifiutata dall'"establishment" medico. E' per questo che mi è parso necessario studiare e conoscere il processo delle scoperte biomediche e soprattutto abbandonare la convinzione che il metodo di sperimentazione animale di Claude Bernard sia un metodo scientifico.

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