venerdì 20 luglio 2007

I PIONIERI DELL'ANTROPOCENTRISMO

di Franco Libero Manco

Il cristianesimo è sicuramente la religione più antropocentrica che il mondo abbia conosciuto. Il primo nell’ambito della cristianità a legittimare l’uso del mangiare carne, fu sicuramente S. Paolo il quale in Cor. 10,25 dice: “Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza. Se qualcuno dei .pagani vi invita, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti senza fare questioni di coscienza. E in Corinzi 9,9 ribadisce “Forse Dio si dà pensiero dei buoi?” Queste affermazioni lasciano supporre che in quel periodo l’esigenza etica da parte dei primi cristiani di astenersi dalla carne era molto sentita e dibattuta, di conseguenza è altrettanto logico supporre che Gesù e gli stessi apostoli fossero stati vegetariani e che Paolo, convertitosi al cristianesimo 35 anni dopo la morte di Gesù abbia personalizzato alcuni aspetti del messaggio evangelico.
Successivamente per S. Agostino, che eredita il pensiero di S. Paolo, “gli animali sono assolutamente privi di intelligenza, ma possono servire a divertire, allenare, svagare l’uomo. “Spesso” dichiara, “sono letteralmente ammaliato alla vista dei cani che sbranano la lepre in una battuta di caccia. Altre volte, mi attira una tarantola che cattura qualche mosca o un ragno che avvolge nelle reti gli insetti”.
Anche per S. Tommaso gli animali non hanno un’anima e dice: “E’ in errore chi ritiene che uccidere un animale sia reato. La divina Provvidenza li ha dati ad uso dell’uomo, onde se ne serve senza colpa, uccidendoli o adoperandoli in altra maniera. Come uccidere uno schiavo non è recare offesa allo schiavo ma al suo padrone, così è per gli animali. La loro vita e la loro morte è subordinata al nostro vantaggio. Ma non bisogna essere crudeli verso di essi perché questo potrebbe rendere crudele l’uomo verso il suo simile. Non si può amare nessuna creatura irragionevole e neppure volerle bene. Non si può avere nessuna amicizia per le creature irragionevoli. Né amore, né affetto, né amicizia sono possibili e neppure carità. Tutte le creature devono essere assoggettate all’uomo. Non vi è dunque dovere morale se non verso esseri morali. Il padrone non ha doveri verso il servo”.
In tempi più recenti il tomista gesuita Viktor Cathrein, sullo stesso argomento scrive: “Il bruto (cioè l’animale) non possiede diritti di sorta. Come potremmo avere dei doveri verso creature che possiamo, a nostro capriccio, fare a pezzi, arrostire e mangiare?” E un altro tomista, Ioseph Rickaby, rincara la dose affermando: “Le bestie sono cose, beni mobili. Non ci sono doveri di carità né doveri di altro tipo verso gli animali inferiori come non li abbiamo verso i pali o verso le pietre”. E, secondo Malabranche, “Gli animali mangiano senza piacere, gridano senza dolore, crescono senza saperlo, non desiderano niente, non temono niente, non conoscono niente”. E S. Edoardo il Confessore esalta la caccia come “gioiosa attività ricreativa”.
Per i rappresentanti della Chiesa Cattolica gli animali sono sempre stati simboli negativi, rappresentano la bestia per antonomasia: l’ultimo e più turpe gradino della creazione. Il modo più evidente di dimostrare il proprio disprezzo per la materia a vantaggio dello spirito era quello di torturare, uccidere, bruciare spesso vivi animali di ogni sorta: rospi, caproni, pipistrelli, colombe, gatti ecc.
Su Civiltà Cattolica, la prestigiosa rivista dell’Opus Dei, in un articolo dell’agosto del 1993 dal titolo “L’uomo e il suo destino” vengono direttamente ed esplicitamente attaccati (come in pieno Medioevo) coloro che, si astengono dal mangiare la carne. In tale articolo sta scritto: “E’ facile osservare come, frequentemente, persone che si dichiarano rigorosamente vegetariane e che guardano con orrore al consumo alimentare di qualunque tipo di carne animale, si rivelino straordinariamente violente. Sono rissosi, vengono alle mani, picchiano i bambini, sono preda di improvvise crisi di rabbia aggressiva e guardano il mondo con diffidenza come se temessero sempre e da ogni parte di essere aggrediti. Sembrano, inoltre, gradevolmente affascinati da spettacoli di violenza e di morte. Spesso i vegetariani hanno comportamenti sadomasochisti: emerge dalla profondità del loro inconscio una potenziale distruttività. Con la pietà essi si difendono dalla spietatezza”. L’articolo prosegue affermando che Dio ha creato tutto, esseri inanimati, piante, animali, per l’uomo, perché se ne serva per il suo bene materiale e spirituale. “Solo l’uomo è capace di amare mentre gli altri esseri restano chiusi in se stessi”.
Ma non era S. Agostino, dal quale traggono insegnamento i tomisti ed i gesuiti, che ammirava estasiato la scena di caccia in cui la lepre veniva sbranata dai cani? Non sono forse le corride, organizzate con l’appoggio e con la benedizione di Santa Romana Chiesa , spettacoli per antonomasia di violenza e di morte? E i roghi per gli eretici, la decapitazione, l’impiccagione, lo squartamento, l’impalamento, le carceri più dure dei lager nazisti e tutti i mezzi di tortura usati dalla santa Inquisizione contro chiunque osasse opporsi al potere clericale che ha causato la morte, nel solo Medioevo, di ben 50 milioni di persone? Oggi è difficile immaginare la crudeltà con cui la Curia si è espressa nei confronti degli eretici, con quale disumana leggerezza veniva disprezzata la vita del prossimo, con quale disinvoltura venivano inflitte le pene più atroci a persone colpevoli solo di non voler riconoscere l’autorità della sua dottrina.
Perché ribadire tutto questo? Sia per non dimenticare e non ripetere un passato da cui vergognarsi e sia perché ancora oggi alcuni gesuiti non perdono occasione di scagliare le loro irragionevoli menzogne sul movimento dei vegetariani, accusandoli di essere ciò che non sono, dal momento che la nonviolenza, in senso lato del termine, è il cardine etico della condotta di ogni vero vegetariano. Pertanto i gesuiti affermando il falso calunniano ingiustamente, col solo scopo di denigrare e possibilmente distruggere, non degli assassini, non dei torturatori, non dei carnefici, non coloro che professano l’oltraggio e la durezza ma coloro che difendono dall’ingiustizia e dalla violenza ogni essere vivente, non coloro che con la scure ed il capestro impongono la loro dottrina ma coloro che hanno fatto dell’amore e della nonviolenza universale lo scopo dominante della vita.

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