Il presidente dell'Unione dei farmacisti cattolici, Pietro Uroda, lo ha detto chiaro e tondo: "Mai venduta la pillola del giorno dopo, Norlevo o Levonelle, nella mia farmacia". Ma all'indomani del richiamo del Papa all'obiezione di coscienza per i farmacisti rispetto alla vendita di farmaci con scopi «immorali», la polemica è infuocata tra chi afferma che è un dovere garantire tali farmaci a chi li chiede e chi, invece, invoca il diritto all'obiezione per la categoria, peraltro secondo alcuni già praticato. In testa ai sostenitori del «no» all'obiezione per i farmacisti è lo stesso ministro della salute Livia Turco: "La parola del Papa è autorevole, da ascoltare nella sua dimensione pastorale e profetica, ma quando si parla di legge - ha affermato - la sovranità appartiene al Parlamento". E ancora: "i farmaci prescritti dal medico - ha precisato il ministro - devono essere disponibili, non possono essere negati" e " la legge non prevede l'obiezione di coscienza dei farmacisti e credo che le norme siano sagge".
Una posizione, questa, condivisa da varie forze politiche: «Il servizio delle Farmacie - sottolinea il capogruppo dei Repubblicani Liberali e riformatori alla Camera, Giorgio La Malfa - è un servizio pubblico ed i farmacisti hanno il dovere di distribuire prodotti medicinali a chi ne fa richiesta». Chi esercita un servizio pubblico, come i farmacisti, «non può ergersi ad arbitro, decidendo cosa è morale e cosa non lo è», incalza Antonio Borghesi, deputato dell'Italia dei Valori. Il Papa «non può dettare il codice ai farmacisti» e le farmacie devono garantire il servizio pubblico, afferma anche Chiara Moroni (FI), e Luana Zanella dei Verdi sostiene che «non esiste il diritto all'obiezione di coscienza per i farmacisti». C'è chi va oltre: Donatella Poretti (Rnp) afferma che il cittadino può denunciare la mancanza del farmaco e Marco Cappato (Associazione Coscioni) afferma che l'associazione aiuterà i cittadini a denunciare gli eventuali farmacisti obiettori fornendo l'assistenza giuridica necessaria.
Dura reazione anche da parte del farmacologo Silvio Garattini: «Il Papa ha tutto il diritto di dire ai suoi quello che vuole, ma non può imporre a un Paese quello che deve fare». Sul fronte opposto Luisa Santolini (Udc): «L'obiezione - afferma -è prevista dalla legge in campo militare e sanitario, e i farmacisti fanno parte del personale sanitario». E in realtà, rileva il presidente del Movimento per la vita Carlo Casini, «1`obiezione di coscienza per i farmacisti esiste già, come dimostrano i molti casi in cui farmacisti sono stati chiamati in giudizio». E che la polemica sia aspra lo confermano pure le parole della vicePresidente dei deputati Forza Italia Isabella Bertolini: «Noi siamo per la difesa della vita e per questo ci impegneremo nelle sedi competenti per combattere l'uso della cosiddetta kill pill».
Polemiche a parte, ci sono i numeri che parlano. In Italia, nel 2006, sono state oltre 400.000 le pastiglie di Norlevo e Levonelle vendute, afferma il ginecologo ed esponete radicale Silvio Viale: sarebbero state molte di più se non vigesse l'obbligo della ricetta medica, peraltro già annullato in molti altri paesi. Ricetta, avverte l'esperto, che può rappresentare un grave ostacolo limitando l'efficacia del farmaco: il massimo dell'efficacia (95%) si ha infatti assumendo la pillola entro 12-24 ore dal rapporto a rischio. E insomma, una corsa contro il tempo e non avere a disposizione la ricetta al momento del bisogno, conclude Viale, può purtroppo fare la differenza.
La Gazzetta del Mezzogiorno
sabato 3 novembre 2007
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