lunedì 12 novembre 2007

L'EUTANASIA DI WOJTYLA E IL SILENZIO DELLA CHIESA

TRATTO DAL BLOG DI FREESPIRIT

Lina Pavanelli è un medico anestesista che ha diretto per anni la Scuola di specializzazione in Anestesia e Rianimazione dell’università di Ferrara. Nel saggio pubblicato su MicroMega ha ricostruito l’andamento degli ultimi mesi della malattia del Papa seguendo la testimonianza più diretta, quella appunto del professor Buzzonetti, e mettendo a confronto le scelte cliniche che ne risultano con i principi di bioetica riaffermati anche di recente dalla Congregazione per la dottrina della fede (l’ex Sant’Uffizio, di cui era a capo il cardinal Ratzinger prima di diventare Papa). Principi che considerano eutanasia in senso proprio la mancata alimentazione artificiale, non solo nei confronti di un malato grave o moribondo, ma addirittura di un paziente in stato di coma vegetativo (cioè di una persona cerebralmente morta e di cui vengono tenute “in vita” solo alcune funzioni fisiologiche, attraverso macchine più o meno complesse: il riferimento era al caso dell’americana Terry Schiavo).

Attraverso questo minuzioso confronto, Lina Pavanelli ha messo in evidenza come:

a) la malattia di cui soffriva il Papa (morbo di Parkinson) ha un decorso noto e prevedibile, che pone ad un certo punto problemi di alimentazione e/o di respirazione, insolubili senza ausilio artificiale;

b)* il Papa non è morto per crisi respiratoria ma per deficit alimentare*;

c) le linee-guida mediche europee indicano chiaramente che per impedire una denutrizione che porta alla morte va inserito, con operazione ambulatoriale poco invasiva ed efficacissima, un sondino permanente in zona addominale;

d) tale intervento va compiuto “a tempo debito”, cioè non appena il paziente non riesce più ad alimentarsi normalmente. Un eventuale sondino naso-gastrico in fase più avanzata non ha efficacia adeguata;

e) ogni medico ha il dovere, per legge e secondo il codice di deontologia professionale, di informare il paziente sul decorso della malattia, le terapie possibili, le conseguenze del rifiuto delle stesse. Non mettere al corrente il paziente è penalmente rilevante (si rischia la galera, insomma);

f) è del tutto impensabile che l’equipe medica diretta dal professor Buzzonetti (una decina di eccellenti anestesisti-rianimatori italiani) abbia tenuto il Papa all’oscuro, violando clamorosamente la legge, oltretutto nei confronti di un paziente di tale rango;

g) la decisione di rifiutare il sondino permanente addominale è dunque stata presa da Karol Wojtyla in persona;

h) tale rifiuto ha accorciato al vita del Papa. Di quanto non possiamo sapere, se giorni, settimane o mesi. Ma è certamente la “causa” prossima della morte;

i) il sondino naso-gastrico, inserito alla vigilia della morte, arrivava a “tracollo” ormai irreversibile, e non rappresentava dunque quella alimentazione artificiale adeguata che la bioetica cattolica esige anche nei confronti di un corpo in stato di coma vegetativo (figuriamoci di un Papa ancora in vita)

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