lunedì 26 novembre 2007

INTOLLERANZA LEGALIZZATA

ARTICOLO DI DADA KNORR

Nel giugno '94, la scrittrice bengalese Taslima Nasreen, ricercata dalla polizia del Bangladesh, è sfuggita all'arresto. E' ricercata per "insulto all'Islam", essendo stata colpita da una "fatwa" (sentenza di morte) da parte di un gruppo integralista islamico che ha denunciato il suo impegno femminista ed i contenuti politici del suo ultimo romanzo.
La persecuzione della libera espressione è forte nel mondo isalmico così come nei paesi occidentali, anche se in questi ultimi si "persegue" e "punisce" con metodi più blandi e senza mettere troppo in evidenza il legame sia pur strettissimo che esiste tra Codici Penali e dogmi e dettami delle gerarchie ecclesiastiche. Per quello che riguarda il fenomeno delle "condanne religiose a morte", sarà utile fare un piccolo riassunto di quello che risulta essere il caso più eclatante di persecuzione della libertà d'espressione, amplificato dai mass media negli ultimi anni: il caso Rushdie.
Il 14 Febbraio 1989, dall'Iran, l'ayatollah Khomeini fa un proclama religioso (fatwa) col quale chiede la morte dello scrittore Salman Rushdie, a causa del suo libro "Versi satanici" che viene definito "offensivo per l'Islam". Khomeini dichiara solennemente che chi ucciderà Rushdie... si guadagnerà il Paradiso. Da questo momento inizia la persecuzione dello scrittore, del suo libro e degli altri suoi libri, dei suoi editori e traduttori, e persino di chi "osa" prenderne le parti.
In 45 paesi a maggioranza religiosa musulmana viene messo al bando il libro; le relazioni diplomatiche con l'Iran si fanno difficili per molti Paesi occidentali; migliaia di politici, editori, scrittori di tutto il mondo appoggiano Rushdie e boicottano incontri culturali, politici ed economici con l'Iran.
Il proclama dell'ayatollah ha scatenato da allora una triste serie di fatti: il movimento integralista musulmano Amal ha cercato di ottenere l'espatrio di Rushdie dalla Gran Bretagna in cambio di ostaggi che già da tempo avrebbe dovuto liberare. Fanatici hanno bruciato in pubblico "Versi satanici", assaltato librerie e organizzato manifestazioni durante le quali vengono fatti morti e feriti. Alcuni librai codardi tolgono dalle vetrine il libro "incriminato".
La "fatwa" ha provocato anche omicidi di persone direttamente coinvolte nelle vicende: l'11 luglio del 1991 il traduttore giapponese del libro, Hiroshi Higarashi, viene ucciso a coltellate; otto giorni prima il traduttore italiano Ettore Capriolo era stato accoltellato sfuggendo per fortuna all'assassinio. Nonostante la frenetica attività dell'ICSDR (il comitato internazionale in difesa di Rushdie) la Fatwa viene di continuo rinnovata, e persino i musulmani che vi si oppongono vengono attaccati (due musulmani che vi si erano pubblicamente opposti sono stati uccisi in Belgio nel 1989).
Come ha fatto notare l'islamista Bruno Etienne, gli integralisti islamici hanno usato la Fatwa per tentare di ricompattare con l'odio in comune le varie fazioni musulmane; il libro di Rushdie, definito blasfemo probabilmente senza neanche averlo letto, è servito ad uno sporco gioco di potere dei leaders religioso/politici dell'Islam. Salman Rushdie non era musulmano quando ha scritto i "Versi satanici": nonostante ciò si è piegato a "chiedere scusa" agli integralisti musulmani; si è poi riavvicinato all'islamismo dichiarando di appartenervi, e sperando così di pacificarsi. Ma il fatto è che il libro "Versi satanici" non può essere ritenuto offensivo se non da menti intolleranti. Oltretutto, i versetti... satanici citati nel libro esistono veramente nel Corano. Anche se gli integralisti avessero accettato le scuse e la semi-conversione dello scrittore, il problema non sarebbe meno evidente: l'integralismo religioso che condanna senza cognizione, che usa la fede per istigare all'assassinio, che considera offensiva qualsiasi critica.
Rushdie non è che uno tra i tanti scrittori e attivisti politici che subiscono sequestri, censure, punizioni, o debbono espatriare (come molti iraniani) per rimanere vivi. L'Iran non è l'unico paese dove vige ancora una serie di norme impensabili fatte rispettare anche tramite sanzioni: come le pesanti punizioni per il "Bi-hejabi", mancata copertura del corpo e del capo delle donne, alle quali è "religiosamente" consentita l'esposizione in pubblico del solo viso e del palmo delle mani. L'Egitto, nel 1991, ha condannato lo scrittore Alaa Hamed a otto anni di prigione per un suo libro. Nel 1992 l'Iran ha condannato a 50 frustate e a una multa il caricaturista che raffigurò Khomeini sulla rivista "Farad", sequestrata; processo ripetuto l'anno scorso perché la pena è stata considerata "troppo mite". Casi di sequestri e chiusura di giornali e riviste sono all'ordine del giorno in tanti Paesi. Mentre definiscono "sozzura" ogni tipo di cultura diversa dalla loro, gli integralisti religiosi si offendono "a morte" con chi interpreta i loro dogmi e la loro cultura in modo ad essi spiacevole. Costoro ritengono d'avere il monopolio circa le verità religiose e tante altre cosette; gli integralisti musulmani si appellano ai loro fratelli occidentali in base alla causa comune, ed ottengono spesso risposte positive ed ispirate: Giovanni Paolo II ha espresso nel marzo del 1989 solidarietà a Khomeini; l'arcivescovo di Canterbury, Carey, lo ha fatto nel 1991, e così via... verso all'autorizzazione all'omicidio degli "infedeli". In un articolo apparso su "Micromega" nel 1993, la giornalista polacca Irena G.Gross denuncia l'appoggio dato dal clero polacco alla campagna anti- Rushdie, e lo collega ad una generale strategia di istigazione all'odio e all'ostracismo verso coloro che non si adeguano ai canoni di pensiero graditi al clero, ad un clero molto attaccato al potere politico ed economico. In Italia, le campagne denigratorie volte ad ottenere la censura di film, giornali, vignette, libri, sono infinite*.
Ma come possono essere punite, in Paesi che si dichiarano a favore della libera espressione, la satira, la critica politica, la differente interpretazione di fatti religiosi? Le vie del Signore (e dei Signori politici) sono infinite: gli articoli dei Codici penali che sanciscono la punibilità di "offese" a capi di Stato, a pubblici ufficiali, alla bandiera, alla patria, alla religione, a ministri del culto... lasciano un margine larghissimo di discrezione ai giudici, e perciò permette la persecuzione del libero pensiero attraverso l'incasellamento nei "reati d'opinione". In Italia, attraverso recenti casi, è stata messa in discussione la legittimità di tali articoli di legge. Tra i casi più eclatanti, quello del 1988 accaduto a Eloisa Manciati, di Orvieto, alla quale fu fotografato e sequestrato dall'automobile l'adesivo con la scritta "Papa Wojtyla? No, grazie", accusato di oltraggio al Papa ed alla "religione di Stato". Sebbene la religione cattolica non sia più religione di Stato secondo il Nuovo Concordato (1984), la Corte Costituzionale ha decretato che, supponendo che essa sia la religione della maggioranza degli italiani ("incarna un'antica ininterrotta tradizione del popolo italiano"), gli articoli di legge in questione vanno ancora applicati. E li applicano eccome! Denuncia a Cuore, nel 1991, per un fotomontaggio col Papa, effettuata dalla DC bolognese. Denuncia ai "Jack Daniel's Lovers" per aver riadattato una canzone di Bon Jovi dal convincente titolo "Clerophobia", effettuata dal gruppo "Famiglia domani" che addirittura si appellò al decreto Mancino antirazzismo (pensa te: fare opposizione verrà considerato istigazione all'odio razziale e religioso?) e chiese di farne vietare l'esecuzione ai concerti. Denuncia contro una discoteca di Terracina per aver inserito in un collage decorativo la figura di Paolo VI. Senza citare la denuncia per vilipendio al Papa durante il Meeting '91 di Fano e tante altre, ... . Nel giugno del '94 la Digos ha sequestrato a Brescia uno striscione "Ieri stragisti Oggi ministri" perché ritenuto oltraggioso nei confronti del Governo. La trasmissione "Blob" è stata perseguita per oltraggio alla figura del Presidente del consiglio. Un carro del famoso Carnevale di Viareggio è stato messo sotto accusa nell'ottobre del '93 per aver rappresentato il Papa e Clinton su un elicottero da guerra che sorvola la Somalia. E non parliamo delle "adunate" per le crociate contro la "bestemmia": qualche tempo fa il direttore del giornale "Il Carroccio" ha spiegato che i Paesi debbono punire chi bestemmia... per non attirarsi l'ira di Dio.
Sta di fatto che il nostro codice penale giudica "una bestemmia" qualsiasi espressione che non sia condivisa dal "credente standard" (tra poco credente Standa); recenti sentenze affermano che "costituisce vilipendio l'affermare che i dogmi sono invenzione dei preti e che la Chiesa cattolica insegna il contrario di quanto voluto da Gesù". Come si vede, corriamo il rischio di essere puniti per qualsiasi critica alla religione ed alla sua storia.
Il "vilipendio" (Ida Magli, nel suo ultimo saggio*, spiega come significhi "ritenere vile", e anche nella sua accezione simbolica "appendere all'ingiù") simboleggia nella nostra cultura ancora fortemente patriarcale il non riconoscere la sacralità dei Padri che ci governano l'anima e la vita. La critica è consentita... finché non tocca l'autorità ed il dominio, finché non mette in dubbio i sacri paramenti del Re (ricordiamo il Re nudo). Non è consentito rovesciare ciò che è eretto (o Diritto) e mettersi alla pari con chi dall'alto domina; il "popolo sovrano" continua ad essere una balla.
In un interessante articolo apparso su "Volontà" (1/1994), lo storico del diritto Italo Mereu fa interessanti annotazioni sul concetto di vilipendio e di separazione nel diritto tra Stato e Chiesa; egli spiega sapientemente come spesso le riforme del diritto siano da considerarsi solo "nominali", perché nella sostanza vengono solo dati nuovi nomi a vecchi istituti. Basti pensare al Nuovo concordato che in realtà non ha cambiato una virgola dei privilegi della religione cattolica, che viene ancora considerata religione "di Stato". L'art. 3 della Costituzione italiana recita "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione... di religione..." eppure poco dopo l'art. 7 dichiara i cattolici privilegiati di una particolare intesa con lo Stato. Mereu ricorda che si è poco lontani da quello stato di "tolleranza" che veniva citato nello Statuto Albertino "La religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi". E non si tratta qui di tolleranza voltairiana, cioè ove tutti si considerano alla pari con gli altri al di là dei credo politici o religiosi: si tratta di tolleranza di coloro che si considerano portatori dell'unica vera Fede (vedi Pivetti) nei confronti degli "altri" che non ce l'hanno o non la vogliono.
Offendere e schiacciare costoro è ampiamente consentito dalla legge e dalle forze "dell'ordine". Mereu cita anche l'art. 292 del nostro c.p., che punisce con la reclusione da uno a tre anni chi offende la bandiera nazionale o altro emblema dello Stato: siamo al feticismo e all'apologia del simbolo, sarà possibile d'ora in poi mandare a quel paese la nazionale di calcio senza incorrere nelle ire della legge? Eppure anche la Corte Suprema USA ha dichiarato che offendere la bandiera fa parte di quelle libertà complessive che si ritengono appunto rappresentate dalla bandiera.
Del resto gli statunitensi sono fanatici della bandiera (e purtroppo anche della pena di morte) ma gli resta quel primo emendamento alla loro carta costituzionale che sancisce il divieto per lo Stato di legiferare in materia di pro o contro le religioni. Purtroppo invece nella maggior parte degli altri paesi, oltre al nostro, vige la "confessionalità": lo Stato cioè obbliga i cittadini ad appartenere ad una religione. Nel 1989, ad una protesta del relatore speciale dell'ONU per la libertà religiosa (circa l'impossibilità di professare liberamente altre religioni nell'Arabia Saudita), le autorità arabe rispondevano sprezzantemente di ritenere musulmani TUTTI gli abitanti dell'Arabia Saudita e che quindi il problema non si poneva.
La Conferenza Islamica del 1981, riguardo ai diritti dell'uomo (sic), ha dichiarato che questi erano comunque sottoposti alla Sharia, cioè all'insieme di leggi derivanti dal Corano e testi attigui. Ciò significa enormi restrizioni alla libertà di pensiero, alla libertà delle donne, alle libertà civili, in 46 paesi del mondo.
Ma l'intolleranza è legalizzata ovunque: in Germania, ad esempio, nel 1988, l'avvocato Gottfried Niemetz è stato processato per vilipendio alla religione cattolica sulla base della testimonianza di due integralisti che affermavano ch'egli avesse bestemmiato ad una conferenza pubblica; in realtà l'avvocato stava citando un caso di blasfemia ch'egli aveva difeso, ma nemmeno la prova video della conferenza è riuscito a fargli ottenere la completa assoluzione. Altro caso più recente: nel febbraio 1994 il rettore dell'università tecnica di Dresda ha comunicato al gruppo "Rotes Forum" la cancellazione dalla lista dei gruppi studenteschi autorizzati ad operare nell'università, questo perché Rotes Forum aveva effettuato un volantinaggio di denuncia della crociata cattolica contro varie sette religiose e contestato una iniziativa cattolica su questo tema. L'associazione tedesca "Bund Gegen Anpassung" (Lega anticonformista) lavora da tempo per la denuncia di questi casi di prevaricazione e censura e per l'abolizione del "par.166", l'articolo che in Germania punisce il vilipendio alla religione.
Anche in Inghilterra vari fatti, oltre al caso Rushdie, hanno fatto sì che l'Associazione "Article 19" chiedesse l'abolizione dell'articolo di legge che prevede la punizione dei "blasfemi", articolo che era stato appunto invocato contro Rushdie dai musulmani integralisti in UK.
Varie sono le reazioni all'integralismo religioso, dettate di volta in volta dalle corbellerie esternate dal clero, dalle censure subite, dall'incazzatura popolare...
In Olanda, nel 1987, alcune femministe tedesche hanno denunciato il cardinal Adrianus Simonis, che aveva pubblicamente affermato che le donne sono per natura inferiori e subordinate agli uomini (processo non vinto solo per presunto "vizio di procedura", ehm.
Dal Belgio, nel Maggio di quest'anno, è giunta notizia da Gand di un "invito" redatto da un gruppo di artisti e anticlericali per un processo al Papa.
Anche in Polonia, in Cecoslovacchia, in Ungheria, sono stati lanciati appelli (vedi quello di qualche anno fa della rivista magiara "Arancia") contro la censura operata da Stato e Chiesa cattolica su riviste, programmi TV, gruppi politici e culturali non graditi.
E come sempre, per far passare come legittimi i loro assalti, gli integralisti si servono del presupposto dogmatico che la maggioranza delle popolazioni siano fedeli ai loro principi; non per niente, anche in Italia, la Chiesa cattolica ha fatto pressioni sulle 'autorità', ed il pretore di Modena Persico, nel 1986, mise sotto inchiesta l'Associazione per lo Sbattezzo per verificare se fosse "legale" rifiutarsi di essere conteggiati/e tra le pecorelle al servizio di Wojtyla, iniziate alla "fede" col tradizionale rito,... in età non adulta.

Dada Knorr

note:
*ricordiamo la denuncia contro Roberto Benigni per il suo "Wojtylaccio" a Sanremo nel 1980; ed anche la persecuzione del film "La via lattea" di Luis Bunuel nel 1969, e contro il film "I Diavoli" di Ken Russel nel 1971. Ed ancora: le denunce al film "Je vous salue Marie" di Jean-Luc Godard nel 1985, ad "Ave Maria" di Jean Richard nello stesso anno. Contro il film di Sergio Nasca "Malia" nel 1976 e "Nel più alto dei cieli" di Silvano Agosti nel 1978. Contro "L'ultima tentazione di Cristo" di Martin Scorsese nel 1988 e contro "Brian di Nazareth" dei Monthy Pyton, oppure contro la canzone "Like a Prayer" di Madonna, contro varie vignette del "Satyricon" de La Repubblica, de "Il Male", contro la gag su San-Remo del trio Lopez-Marchesini-Solenghi; giungiamo sino al linciaggio simbolico da parte di una folla ben "istruita" contro la cantante irlandese Sinead O' Connor, colpevole d'aver osteggiato il Papa e quindi posta al bando in molti paesi... cattolici.
*Ida Magli - Sulla dignità della donna. La violenza sulle donne, il pensiero di Wojtyla. Ed.Guanda 1993.

Per altre informazioni:
AAVV - Salman Rushdie, il silenzio dell'Occidente. Ed.Sonda 1992.
-"Coscienza e libertà" n. 2/1993, Dossier ONU e libertà religiosa.
-"Coscienza e libertà" n. 17/1991, sulla libertà religiosa nei paesi musulmani. PS: questa pubblicazione, dell'Associazione Internazionale per la Difesa della Libertà Religiosa, sono un continuo inneggiare alle doti del cattolicesimo!
-"Ketzerbriefe", 1988, bollettino periodico curato dalla allora "Bunte Liste" di Friburgo e da anticlericali tedeschi.

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