lunedì 13 agosto 2007

PSICHIATRIA E CONTROLLO

di Daniele Di Giovanni

Una linea è stata tracciata fra se stesso e se stesso e fra se stesso e gli altri.
Si nega che questa linea sia stata tracciata. Non c'è nessuna linea.
Ma non provate ad attraversarla.
R.D.Laing


Il sottile limite tra sanità e follia è da sempre stato un terreno di scontro tra il cosi detto mondo normale e i border line, emarginati o santi che fossero. A Verona presso il Palazzo dell’Arsenale dal 23 al 29 maggio 2007 si è svolta la mostra multimediale: “Psichiatria, un viaggio senza ritorno; passato e presente degli errori e orrori psichiatrici”.
Il contenuto della mostra è rappresentato da filmati storici inediti ed interviste a più di 150 persone tra avvocati, medici e pedagoghi che in varia misura hanno subito danni dalla psichiatria intesa come istituzione, cioè comprendente tanto le tecniche di cura quanto le disposizioni normative in merito alla malattia mentale.
Scopo dell’iniziative è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso una branca del sapere asservita, secondo l’opinione dei promotori, ad un impianto sociale e politico repressivo e lesivo del principio di autodeterminazione individuale e di libertà di cura.
Sotto accusa sono tanto le leggi sul TSO (Trattamento sanitario obbligatorio) quanto la farmaco-terapia relativa a quadri clinici di dubbia scientificità.
Per quanto riguarda il primo aspetto Il T.S.O. (Trattamento Sanitario Obbligatorio) è un provvedimento emanato dal Sindaco che dispone che una persona sia sottoposta a cure psichiatriche contro la sua volontà, normalmente attraverso il ricovero presso i reparti di psichiatria degli ospedali generali (SPDC - Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura).
In alcune zone del nostro paese è uso consolidato attuare il TSO, oltre che nei reparti psichiatrici, anche presso il domicilio della persona. Ma in linea generale e nella stragrande maggioranza dei casi, il provvedimento di TSO si risolve nell'accompagnamento coatto, tramite i vigili urbani, presso i reparti psichiatrici.
La qualificazione di comportamenti differenti dal normale o relativi ad una personalità “sopra le righe”, com’è il caso dell’iper-attività o dei cosi detti border line, come quadri psichiatrici, implica tutta una serie di farmaci e trattamenti che danneggiano seriamente la struttura intellettiva delle persone al fine di poterne regolare il comportamento e renderlo livellato a quello della massa; il movimento rivendica la possibilità di espressione della personalità senza che per questo si debba essere o rinchiusi (com’era prima della Basaglia) in manicomio o nei reparti di lunga degenza (simili a prigioni).
L’ente promotore è stata la ONLUS “Comitato dei cittadini per i diritti umani”, scopo dell’iniziativa è quello di diffondere la cultura dell’antipsichiatria, movimento di pensiero che prende le mosse in parte da Thomas Szatz, psichiatra di origine ungherese capostipite del movimento antipsichiatrico negli USA, e in parte da analisi ed elaborazioni storico – teoriche di Michel Foucault e Antonin Artaud.
La posizione dell’antipsichiatria nell’ambito medico è fortemente criticata. In primo luogo per le sempre maggiori dimostrazioni di un sostrato biologico della malattia mentale, con il raccordo tra biologia e psichiatria ormai quelli che erano considerati disturbi mentali sono sempre più considerati degli squilibri organici; in secondo luogo perché il ricorso al TSO è utilizzato come extrema ratio in tutte quelle situazioni in cui la volontà individuale sembra non essere più rintracciabile.
Resta certamente un interessante spunto d’analisi sul dovere morale di dedicare attenzione e cura all’aspetto umano del paziente psichiatrico, il suo essere individuo prima che caso e la necessità di inserire accanto al trattamento farmacologico percorsi di re-inserimento nel mondo in maniera dignitosa.

Nessun commento: