martedì 28 agosto 2007

PEGAH, LONDRA RINVIA (di nuovo) IL RIMPATRIO IN IRAN

dal sito dell'unità

Almeno un centinaio di persone si sono radunate davanti alla sede dell’ambasciata britannica a Roma per il sit-in a sostegno di Pegah Emamabakhsh, l'iraniana condannata a morte dalle autorità di Teheran perché lesbica. Negli ultimi giorni diversi esponenti del governo italiano avevano manifestato la propria solidarietà: in un comunicato, il ministro per le Pari opportunità Barbara Pollastrini ha annunciato il rinvio del provvedimento di espulsione della donna, che dal 2005 si trova in Gran Bretagna. Il segretario generale di Arcigay, Aurelio Mancuso, ha ringraziato il governo italiano per il suo impegno nella vicenda e ha annunciato un incontro martedì mattina con l’ambasciatore britannico a Roma, Edward Chaplin, al quale sarà presente anche il ministro per le Politiche ambientali Alfonso Pecoraro Scanio. «All' incontro - ha detto il capogruppo dei Verdi alla Camera, Angelo Bonelli - parteciperà anche il presidente di Arcigay. Il caso di Pegah è molto grave: quando nei confronti dell’Iran ci sono in gioco interessi economici, si arriva a parlare di embargo; in questo caso, invece, c'è voluto un movimento dal basso e la grande sensibilità del governo italiano». «Il fatto che l'espatrio di Pegah sia stato perlomeno posticipato è senz'altro un'ottima notizia», fa sapere Ivana Bartoletti, responsabile Diritti Civili dei Ds. « Mi auguro che l'Inghilterra sia disposta a sostenere Pegah, accogliendo il suo desiderio di vivere libera - continua l'esponente Ds -. Qualora così non fosse allora l'Italia dovrà essere pronta ad accoglierla offrendole asilo politico. La libertà delle persone, così come il valore dell'autonomia e della vita sono valori irrinunciabili per la politica, per le istituzioni, per l'Europa». «Rinnovo il mio impegno perché il nostro paese conceda a questa donna l'asilo politico», ha scritto il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero agli organizzatori e ai partecipanti al sit-in. «Il diritto di Pegah Emambakhsh a vivere e amare come vuole – ha sottolineato il ministro - va garantito, come vanno garantiti i diritti di tutte e tutti: il diritto alla libertà, alla felicità e a vivere la propria vita come ciascuno desidera, in modo libero e sereno. La sua battaglia è una battaglia di libertà e di civiltà che riguarda tutti e di cui tutti si devono sentire parte in causa». Per Ferrero «la mobilitazione che si è realizzata a difesa dei diritti di Pegah Emambakhsh sembra aver già indotto le autorità inglesi a rinviare il rimpatrio della donna in Iran, ora si tratta di intervenire perché la sua vita non sia più in pericolo».

Pubblicato il: 27.08.07
Modificato il: 28.08.07 alle ore 13.03

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