giovedì 16 agosto 2007

CONTRACCEZIONE

tratto dal sito dell'UAAR

UN PO’ DI STORIA
LA LEGISLAZIONE ITALIANA
LE TESI CATTOLICHELE INGERENZE CATTOLICHE SULLA MATERIA
I RISULTATI DELLE INGERENZE: LA SITUAZIONE ITALIANA
LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO
CHI SI BATTE PER UNA CULTURA DELLA CONTRACCEZIONE
PROPOSTE DI LEGGE

UN PO’ DI STORIA
Il controllo delle nascite non è un’invenzione moderna: fin dagli albori della civiltà, presso qualunque società umana, una gravidanza di troppo ha sempre rappresentato un problema.
Certo, nell’antichità le tecniche erano decisamente più rudimentali, ed andavano dall’utilizzo dello sterco animale ad infusi e beveroni: giocoforza, visti gli insuccessi ottenuti con queste metodologie empiriche, si diffuse la pericolosa usanza di ricorrere abitudinariamente all’aborto.
In Europa, l’ascesa del cristianesimo e della sua mentalità estremamente restrittiva comportarono la «sparizione» ufficiale di ogni tipo di pratica anticoncezionale, considerate illegali. Solo con l’avvento della società moderna, da poco più di un secolo, si è ricominciato a parlare pubblicamente di controllo delle nascite, iniziando contemporaneamente a studiare scientificamente il problema allo scopo di creare contraccettivi più sicuri.
Nacque così il moderno condom, se ne iniziò la produzione su scala industriale, e finalmente alla fine degli anni ’50 venne ideata la pillola anticoncezionale.

LA LEGISLAZIONE ITALIANA
L’Italia, «cortile di casa» del Vaticano, anche su questa materia è arrivata buona ultima rispetto alle nazioni più progredite. Fino al 1971, quando fu abrogato dalla Corte Costituzionale, era ancora in vigore l’articolo 553 del Codice Penale, che vietava propaganda e uso di qualsiasi mezzo contraccettivo, punibile fino ad un anno di reclusione.
La legge 405 del 22 luglio 1975 istituiva i consultori familiari, tra i cui scopi vi era anche quello di dare assistenza in materia di procreazione responsabile: tuttavia, anacronisticamente, solo un anno dopo il Ministero della Sanità avrebbe autorizzato la vendita degli anticoncezionali nelle farmacie.

LE TESI CATTOLICHE
Da Agostino in poi la Chiesa ha sempre considerato peccato mortale (in quanto omicidio, per la precisione) la pratica contraccettiva. Negli anni Sessanta, sotto la spinta del Concilio, vi furono numerosi tentativi per modificare questa posizione: una Commissione Pontificia diede anche un parere favorevole a un’apertura in materia.
Paolo VI non volle seguire questi consigli e con l’enciclica Humanae Vitae mise la parola fine alle discussioni: l’astinenza era e rimaneva il metodo prediletto. Tesi ribadita e sostenuta da Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium Vitae.
Il recente Catechismo della Chiesa Cattolica definisce «l’unione carnale tra un uomo e una donna, al di fuori del matrimonio» come «gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata […] alla generazione dei figli».
È chiaro che, di conseguenza, questo testo può menzionare la contraccezione soltanto all’interno del matrimonio, e soltanto per essere anch’essa condannata: gli unici mezzi moralmente accettabili sono «la continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite basati sull’auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi».
Con una visione così estremamente limitata della sessualità, le gerarchie vaticane stentano finanche a comprendere il desiderio di gran parte dell’umanità di definire individualmente la propria vita sessuale: ed ecco il fiorire di tutta una serie di affermazioni assurde.
«Il profilattico non esclude la trasmissione dell’Aids; favorirne l’uso rischia di far abbassare la guardia contro la malattia; l’unica vera prevenzione è l’astinenza sessuale», è l’incredibile tesi sostenuta dall’Osservatore Romano il 4 aprile 2000.
«Non bisogna avere alcuna esitazione nel dire chiaramente che il cancro può essere il risultato di comportamenti umani, compresi taluni comportamenti sessuali» è l’altrettanto assurda affermazione fatta da Giovanni Paolo II il 30 ottobre 1999 nel corso di un incontro con una delegazione di ginecologi.
Tuttavia, non bisogna pensare che le stesse gerarchie vaticane siano contrarie ad oltranza al preservativo. Per motivi economici si possono anche fare degli strappi alla regola: fino al 1970 infatti il Vaticano possedette il pacchetto di maggioranza della società Serono, produttrice di una pillola anticoncenzionale di nome Luteolas.
Del resto, nel mondo cattolico i dissensi sulla posizione propugnata sulla contraccezione non sono né pochi, né isolati: illustri teologi, comunità di base e missionari hanno ripetutamente invitato i vertici ecclesiastici a riconsiderare il problema.

LE INGERENZE CATTOLICHE SULLA MATERIA
Il caso forse più famoso è il ritiro degli opuscoli anti-AIDS da parte del ministro Rosa Russo Jervolino. Si era nell’anno scolastico 1992/93 ed i fumetti di Lupo Alberto indugiavano troppo sulla necessità della contraccezione in una consapevole pratica sessuale: l’integerrima Jervolino giudicò i testi pericolosi per le giovani menti a cui erano destinati. Nel dicembre 2002, se possibile, i ministri Brichetto Moratti e Sirchia hanno fatto anche di peggio: l’opuscolo anti AIDS distribuito nelle scuole, a parte due accenni fugaci, invitava inesorabilmente gli adolescenti alla castità.
Nel febbraio 2000 il segretario DS Veltroni, in visita a Soweto, di fronte al dramma dell’AIDS fece un appello alla Chiesa affinché cambiasse posizione sulla contraccezione: monsignor Elio Sgreccia, plenipotenziario vaticano sui temi etici e bioetici, la giudicò una «mancanza di rispetto verso il Papa». Secondo lui «i preservativi sono distribuiti in Africa dalle organizzazioni governative e internazionali, ma non è servito a niente. Per cui puntare sul preservativo resta una linea pedagogica fallace e finisce per diventare un inganno». Ancor più recentemente, a Civitavecchia, il vescovo locale è intervenuto contro l’introduzione di due distributori automatici di preservativi con queste parole: «Sappiano le mamme che d’ora in poi anche i ragazzini potranno giocare con i preservativi. Vi piace. Accomodatevi; non so cosa dire ma è orribile soltanto il pensarlo. Ma, in tal caso, non potrebbe esserci anche il reato di corruzione di minorenni? Che cosa dice la Magistratura? Che poi la Madonna sia venuta a piangere lacrime di sangue proprio a Civitavecchia è quanto mai sintomatico».
L’1 dicembre 2000 la giornata mondiale della lotta all’AIDS ha rivelato platealmente il contrasto: monsignor Barraghan, «ministro della sanità» vaticano, ha mentito spudoratamente sul rapporto tra contraccezione e malattia in Africa, mentre il Ministro Veronesi ha chiesto addirittura che il costo dei preservativi cali, per favorirne la diffusione anche tra chi non se lo può permettere.
Ma mentre nel nostro paese la realtà fa a pugni con le posizioni anacronistiche sostenute dalla Chiesa Cattolica, nei paesi in via di sviluppo, dove la denutrizione e l’AIDS sono piaghe infinite, posizioni di questo tipo sono assolutamente incoscienti. In questi paesi, bisognosi di aiuti internazionali, la Chiesa fa una pesante opera di lobbying influenzando le politiche governative di controllo delle nascite. Ancora nel dicembre ’99 l’arcivescovo kenyota Ndingi Mwana Nzeki così tuonava contro un disegno di legge sulla materia: «L’unica soluzione per le coppie sposate è la fedeltà reciproca e per coloro che non sono sposati l’astinenza».
L’ingerenza vaticana non si esprime solo nei confronti dei singoli stati, ma anche presso le Nazioni Unite dove ripetuti sono i tentativi cattolici di coalizzare una «internazionale integralista» contro le politiche avviate dall’ONU per fermare il boom demografico.
I RISULTATI DELLE INGERENZE: LA SITUAZIONE ITALIANA
All’approvazione di leggi liberalizzanti la pratica contraccettiva non è seguita alcuna seria politica di educazione ed informazione sessuale.
Il fallimento è evidente: solo una minoranza dei giovani utilizza costantemente metodi contraccettivi. Negli ultimi vent’anni l’uso della pillola è passato dal 14% a solo il 21%, mentre quello del preservativo è addirittura sceso dal 17% al 14%. Questo nonostante i 2/3 della popolazione e la maggioranza dei cattolici stessi siano favorevoli alla contraccezione.
Le conseguenze peggiori ricadono sulle giovanissime: il numero di aborti tra le ragazze minorenni è in aumento, dal 4,5 per mille del 1990 al 6,6 per mille del 1999.
LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO
Così è comunemente chiamato un farmaco d’intercettazione della fertilità. Va assunta entro massimo 72 ore dal rapporto a rischio, e deve essere considerata una soluzione di emergenza piuttosto che un comune anticoncezionale. Se la donna non è stata fertilizzata non ha effetti collaterali. Non è un farmaco abortivo: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la gravidanza inizia al momento dell’impianto dell’embrione e l’intercettazione precede l’impianto.
Purtroppo, anche in questo caso i cattolici la pensano diversamente: per loro l’inizio della vita personale inizia quando lo spermatozoo entra nell’ovocita. Risultato?
Mentre altrove è usata da anni, mentre in Francia dal novembre 1999 è distribuita gratuitamente anche nelle scuole (ottenendo la riduzione del 30 per cento degli aborti tra le adolescenti), in Italia arriva solo agli albori del terzo millennio, interamente a carico di chi l’acquista e solo con una specifica prescrizione del medico, nonostante il 70% della popolazione si dica favorevole alla vendita (il numero di aborti tra le ragazze minorenni è in aumento, dal 4,5 per mille del 1990 al 6,6 per mille del 1999).
La polemica inscenata dalla Chiesa Cattolica è quindi assolutamente strumentale, e volta come al solito a sfruttare la piaggeria di tanti politici per i propri fini.
A riprova, una sentenza del TAR del Lazio del novembre 2001 ha respinto un ricorso del Movimento per la vita e del Forum delle associazioni familiari contro il decreto del Ministro della Sanità Veronesi che ne autorizzava la vendita. Secondo la sentenza il farmaco non è abortivo, in quanto «agisce con effetti contraccettivi in un momento anteriore all’innesto dell’ovulo fecondato nell’utero materno».
Nel novembre 2005, in seguito ai ripetuti casi di mancata somministrazione della pillola da parte del personale cattolico di alcuni nosocomi, i radicali hanno presentato un’esposto alla Procura della Repubblica di Roma, la quale ha aperto un’indagine.
Con una circolare del 24 agosto 2006 la Regione Umbria ha intimato a tutti i farmacisti l’obbligo di somministrare il farmaco.

CHI SI BATTE PER UNA CULTURA DELLA CONTRACCEZIONE IN ITALIA
L’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) è una meritoria associazione nata nel 1953 allo scopo di favorire una crescita culturale sui temi della contraccezione, della pianificazione delle nascite e della sessualità. Alla sua azione si devono le principali conquiste ottenute in Italia sulla materia.
È molto attiva ancora oggi, attraverso campagne di sensibilizzazione ed azioni «di disturbo», quali la distribuzione gratuita di preservativi. Sul loro sito è disponibile anche una breve guida ai diversi metodi contraccettivi.
A livello mondiale importante è l’attività sul tema della pianificazione familiare svolta dalla IPPF (International Planned Parenthood Federation), che raggruppa associazioni di più di 180 nazioni.
L’UAAR ha sempre denunciato l’irresponsabile opposizione religiosa al controllo demografico: in paesi come l’Italia l’opposizione alla contraccezione finisce contraddittoriamente per essere causa di maternità non desiderate e quindi incentivo all’aborto.
La nostra rivista l’Ateo si è interessata all’argomento nel numero 1/1997 con un articolo di Riccardo Baschetti, I profilattici a scuola.

PROPOSTE DI LEGGE
Nella XIII legislatura sono stati presentati alcuni progetti di legge volti a modificare, in senso più restrittivo o più liberale, la legge 405/1975 sui consultori familiari.
Alla Camera dei Deputati sono state presentate anche due proposte di legge sul tema dell’informazione e dell’educazione sessuale nelle scuole: una ad opera dei DS (numero 218) e una a opera della Lega Nord (numero 1722).
Nella XIV legislatura la deputata Alberta De Simone (DS) ha presentato una proposta di legge (numero 354) per introdurre l’informazione e l’educazione sessuale nelle scuole, mentre i senatori Manieri e Crema (SDI) hanno proposto un disegno di legge (numero 200) per modificare, migliorandola, la legge 405/75.
Nel novembre 2005, il ministro alle Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo (FI) ha lanciato la proposta, non formalizzata, di distribuire gratuitamente preservativi, allo scopo di diffondere le politiche contraccettive e di ridurre il ricorso alle interruzioni di gravidanza.

Ultimo aggiornamento: 22 ottobre 2006

2 commenti:

giovanni ha detto...

tra le varie e giustissime accuse di ottusità, censura, anacronismo etc che vengono costantemente e duramente rivolte al papa e di riflesso alla chiesa cattolica in generale, c'è quella relativa al fatto che il pontefice o chi per lui indichi espressamente di non usare il preservativo, in quanto questo costituirebbe un comportamento immorale e peccaminoso, quindi inaccettabile dalla morale bigotta e sessuofoba della chiesa cattolica. e fin qui tutto è corretto. il classico e automatico passaggio successivo in questo ragionamento accusatorio degli anticattolici pecca sempre però di superficiale malafede e di scorretta disinformazione. per aggravare queste posizioni cattoliche in materia sessuale si afferma infatti che questa direttiva anticontraccettiva contribuisca alla diffusione della malattie sessualmente trasmissibili, tra cui naturalmente l'aids. state aggrottando la fronte? ora vi spiego. il fatto è che in genere chi sta a sentire tutte le indicazioni pontificie e segue alla lettera le prescrizioni religiose nella vita quotidiana non è una persona che di solito ha una vita sessuale promiscua e libertina, ovvero che se ne va a prostitute o ha rapporti sessuali diciamo a rischio. cioè, chi per esempio tradisce la propria moglie per andarsene a prostitute non è il tipo che applica alla lettera le direttive ultracattoliche del papa nella propria vita, e quindi non sta certo a pensare se si comporta da buon cattolico indossando il preservativo o no! quindi le persone che si preoccupano del fatto che il papa voglia che non si indossi il preservativo hanno generalmente uno stile di vita comunque sicuro da questo punto di vista, e che quindi non dipende dalle prescrizioni cattoliche in materia. mi sembra dunque poco corretto affermare che la chiesa cattolica abbia responsabilità in merito alla faccenda.

http://diecilire.blogspot.com
http://elucubrazionidadiecilire.ilcannocchiale.it

zajanarchy@hotmail.com ha detto...

l'aids è un problema serio e non guarda in faccia nessuno, non sceglie...