articolo tratto dal sito di TamLes
di Nino Fricano
1 agosto 2007
Arriva dalla lontana Norvegia e, nello specifico, dalla capitale Oslo, una bella replica per chi si arroga il diritto di sputare verità assolute del tipo “l’omossessualità è contro natura”, o cose del genere. Inaugurata nell’ottobre 2006, si concluderà a fine agosto una mostra fotografica dal titolo – appunto - “Contro Natura?”, organizzata dal Museo di Storia Naturale di Oslo.
Tema della mostra: l’omosessualità nel mondo animale, illustrata con centinaia di foto che ritraggono tantissime specie animali in cui esemplari dello stesso sesso sono colti in atteggiamenti inequivocabili. La mostra – è chiaro – ha un netto significato politico, oltre che scientifico e sociale: le foto sono infatti picconate nei confronti della categoria del “contro natura” che spesso si applica agli atteggiamenti omosessuali negli uomini. E, se si pensa che il termine “contro natura” è utilizzato, oltre che da numerosi politici, anche da alcuni testi legislativi di alcune nazioni dove ancora l’omosessualità è reato, la cosa diventa ancor più provocatoria, significativa, illuminante. “Si possono avere opinioni su diverse questioni, ma una cosa deve essere chiara: l´omosessualità fa parte del regno animale (guarda video di National Geographic) e quindi non può essere considerata contro natura - spiega Geir Soeli, responsabile della mostra - L´omosessualità è stata osservata in più di 1.500 specie animali ed è stata documentata per almeno 500 di esse”. Il tabù dell’omosessualità animale, però, è caduto ufficialmente soltanto nel 1995, quando nel corso della XXIV Conferenza Etologica Internazionale le diverse tendenze sessuali degli animali sono state dichiarate campo di ricerca. Da quel punto in poi, numerose ricerche hanno avvalorato la tesi secondo cui l’omosessualità non è né un comportamento “deviato”, né una patologia, ma rientra a pieno titolo nel comportamento animale. “Lo stimolo sessuale è molto forte in tutti gli animali - spiega ancora Soeli – Anche per loro è una parte importante della vita, anche per loro è divertente fare sesso”. Altre ricerche, infatti, inaugurate dopo il 1995, hanno provato definitivamente una tesi che già da tempo circolava negli ambienti scientifici, ovvero che gli animali facessero sesso anche soltanto per puro piacere, senza alcun scopo riproduttivo. Questa tesi, spesso criticata dagli ambienti religiosi e conservatori, è ormai una solida acquisizione della scienza contemporanea. Ma l’omossessualità animale è ormai anch’essa una conoscenza acquisita, e si narra che addirittura Aristotele la osservò tra le iene circa 2.300 anni fa. Nonostante questo, però, “per secoli gli scienziati hanno fatto finta che l´omosessualità animale non esistesse. Non se ne sono occupati per paura di essere considerati gay, o per pregiudizi omofobici” come spiega Bruce Bagemihl, biologo della British Columbia university e autore del fondamentale “Biological Exuberance (Animal Homosexuality and Natural Diversity)”, il testo che raccoglie tutte le prove e le argomentazioni scientifiche per sostenere la “rivoluzionaria” tesi. Anche se, a ben vedere, di “rivoluzionario” c’è ben poco. Comportamenti omosessuali sono stati registrati in quasi 500 specie: dai gorilla agli orangutan, dagli elefanti ai cervi, dagli struzzi alle balene e ai koala, fino agli scarafaggi ed a molte specie di insetti. Ha fatto scalpore scoprire che anche il maschio del bisonte americano, simbolo di certa “virilità” da far-west, spesso si lascia andare in comportamenti non proprio da “macho” con gli altri maschi. Il maschio adulto del tricheco invece è rigorosamente bisex: durante la stagione degli amori si accoppia come da copione con l´altro sesso, mentre nel resto dell´anno si “diverte” con esemplari più giovani dello stesso sesso. Ci sono specie, poi, in cui il rapporto omosessuale è perfino più frequente di quello eterosessuale, spesso utilizzato per il semplice scopo riproduttivo. In alcuni tipi di gabbiani le femmine stabiliscono rapporti stabili con altre femmine, mentre si accoppiano con i maschi soltanto durante la stagione riproduttiva. Il maschio del gabbiano non è altro, quindi, che un semplice “donatore di sperma”, destinato ad essere abbandonato dopo l’amplesso. Ma anche i primati, i parenti più prossimi dell’uomo, non sono da meno. “Se stai cercando sesso omosessuale in gran quantità pensa ai bonobo, o scimpanzè nani – dichiara il primatologo Robin Dunbar di Liverpool - Lo fanno con chiunque, giovane o vecchio, maschio o femmina che sia, in ogni momento”. I “Bonobo” (nella foto), quando percepiscono il rischio di una lotta con un altro esemplare, offrono automaticamente una prestazione sessuale, che quasi sempre viene accettata di buon grado. Tale pratica è diffusa praticamente nel 100% dei maschi Bonobo, e probabilmente costituisce l’applicazione più riuscita del vecchio inno sessantottino “fate l’amore, non fate la guerra”.
martedì 14 agosto 2007
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