lunedì 13 agosto 2007

L'omosessualità non è una malattia

dal sito dell'associazione Kairos, Firenze

Il maggior successo ottenuto dai gay e dalle lesbiche nei primissimi anni 70, fu l’abolizione dell’omosessualità dai testi diagnostici ufficiali dell’American Psychiatric Association (APA) nel 1973; inoltre l’APA decretò anche che l’omosessualità non sarebbe stata più classificata come malattia mentale.
Un secolo di discussioni psichiatriche negli Stati Uniti avevano stabilito le basi per una serie di pratiche anti-omosessuali. Se le lesbiche ed i gay non erano altro che persone disadattate, le istituzioni statali avevano l’obbligo morale di “soffocarle” attraverso l’isolamento in prigione od in ospedale, escludendo gli omosessuali da una serie d’impieghi e sopprimendo le loro voci nel campo delle arti e della letteratura[2].
Nel 1968, poco prima dei fatti di Stonewall, un gruppo di gay e lesbiche di San Francisco, chiese di parlare alla riunione dell’American Medical Association (AMA): essi attaccarono lo sterminio scientifico attuato nei confronti degli omosessuali. Nel 1970 alcuni membri del GLF presero d’assalto le riunioni di medici psichiatri che si tenevano a San Francisco, Los Angeles e Chicago, in cui le sessioni “trattamento” e “correzione” dell’omosessualità furono disturbate da grida come “barbarismo, torturatori medievali, disgustosi”[3], chiedendo anche il riconoscimento dell’uguaglianza e la non discriminazione sessuale.Queste “incursioni” del GLF spaccarono immediatamente in due il mondo degli psichiatri americani: da una parte una linea dura di psichiatri conservatori come Edward Bergler, Irving Bieber, Charles Socarides, Lionel Ovesey e Lawrence Hatterer (che lo storico Allen Young soprannominò “criminali di guerra”), dall’altra una numerosa parte di psichiatri liberali come Ernest Van Den Haag, Hendrig Ruiteenbeek, e George Weinberg. Il “problema omosessuale” raggiunse il proprio culmine nel 1973 quando, nel corso di un dibattito tra Bieber e Socarides da una parte ed un gruppo di psichiatri dall’altra, che volevano rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, un attivista gay, Ron Gold, chiese a Bieber: “Voi mi credete una persona nauseante e malata?” [4] . In un altro dibattito uno psichiatra annunciò che era gay. Fu la prima volta che negli Stati Uniti uno psichiatra fece “come out” pubblicamente: il “dramma” della sua rivelazione fu accresciuto dal fatto che dovette indossare una maschera e parlare attraverso un microfono che ne alterava la voce.
Finalmente, dopo accurate considerazioni sui dati disponibili relativi alla salute mentale degli omosessuali, il 15 dicembre 1973 il Consiglio di Amministrazione dell’APA, con voto unanime, prese la decisione che “l’omosessualità non costituisce un disordine mentale da curare coattivamente”[5]. Nel suo sforzo di placare la fazione Bieber - Socarides, l’APA creò una nuova definizione: “Disturbo dell’Orientamento Sessuale”. Questa classificazione era destinata agli individui i cui interessi sessuali fossero principalmente diretti verso persone dello stesso sesso, ma che “erano in conflitto con se stessi o desideravano cambiare il loro orientamento sessuale”[6].
Gli psichiatri conservatori, guidati da Socarides; spinsero immediatamente l’APA ad indire un referendum sulla risoluzione presa dal Consiglio d’Amministrazione. Nell’aprile del 1974 più di diecimila psichiatri parteciparono al referendum; i membri dell’APA votarono 58% a favore della risoluzione e 38% contro, sostenendo così la decisione presa dal Consiglio d’Amministrazione.
Nonostante il voto, però, alcuni psichiatri continuavano ad accettare la nozione che l’omosessualità rappresentasse una patologia vera e propria. Ma la cosa più importante era che l’APA aveva tolto il suo imprimatur sull’idea che l’omosessualità fosse una malattia. Uno dei maggiori pilastri della stigmatizzazione dell’omosessualità era caduto. Solo nel 1986 l’APA rimosse ogni riferimento all’omosessualità dal Diagnostic and Statistical Manual Mental Disorders (DSM-III R).Sebbene gli attivisti gay e lesbici pensassero di aver vinto una battaglia, la controversia è continuata fra gli psichiatri fino ai nostri giorni. In una lettera apparsa il 3 dicembre del 1993 e pubblicata da “Psichiatric News”, il dottor Charles Socarides criticò decisamente la risoluzione presa nel 1973 dall’APA come una cosa “che ha creato un grave danno all’immagine della psichiatria americana, erodendo i suoi fondamenti scientifici su ciò che riguardava lo sviluppo sessuale, impedendo la ricerca e la terapia per gli omosessuali che chiedevano aiuto e, producendo caos nei settori della psicologia, della salute mentale e della professione medica in generale”[7].

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