venerdì 7 settembre 2007

I PRIVILEGI FISCALI DELLA CHIESA? ECCO LA SITUAZIONE IN ITALIA ED IN EUROPA

articolo di Loska inviato da giornalettismo.ilcannocchiale.it a Radio Radicale

Ricordate la querelle fra Commissione Europea e Chiesa Cattolica circa i vantaggi fiscali di cui questa godrebbe in Italia? Quella per cui l’Avvenire ha perso la biblica calma, scrivendo che “gli enti non profit, tra cui quelli religiosi ivi compresa la Chiesa cattolica, sono esonerati dal pagamento dell’Ici stessa su immobili utilizzati per specifiche finalità di rilevanza sociale. Chiaro? Sarà per qualcuno dura da accettare, ma questa è la verità dei fatti”.
IN EUROPA - Eh già, sarà dura da accettare questa realtà, anche perchè è falsa. Basta confrontare la situazione italiana con quella europea. In Belgio la Chiesa non paga l’Ici per le attività no profit (come tutti gli altri culti) e ha delle agevolazioni anche sulle attività commerciali (chiamate ‘Associazioni a finalità sociale’). Inoltre, le chiese non pagano l’imposta sugli immobili. Nella terribile Spagna di Zapatero la strada seguita è la stessa: esenzione dall’Ibi (Tassa sui Beni Immobili) per tutte le proprietà che servono allo svolgimento dell’attività religiosa, facilitazioni fiscali per il no profit e assegnazione volontaria da parte dei cittadini dello 0,7% delle tasse versate. Va detto che anche Spagna e Belgio sono nel mirino della Commissione per la troppa “gentilezza” riservata. Storia diversa in Francia: oltralpe i privilegi fiscali della Chiesa sono stati aboliti durante la Rivoluzione del 1789. Lo Stato finanzia alcune scuole private, anche religiose, ma a patto che seguano il programma scolastico delle scuole pubbliche e non costringano gli alunni a seguire corsi di religione. Le chiese e i luoghi di culto costruiti prima del 1905 e con fondi pubblici sono proprietà dello Stato e dei Comuni, che ne assicurano la manutenzione. Possono essere usate, a titolo gratuito, per le attività religiose. E i ministri di culto sono soggetti all’imposta sul reddito. L’unico privilegio fiscale vero è l’esenzione dal pagamento delle imposte locali, ma solo per i luoghi destinati al culto. In Germania, invece, c’è l‘“imposta sulla religione” (la Kirchensteuer), che viene richiesta ai cittadini dichiaratisi appartenenti ad un qualsiasi “ente di diritto pubblico” (come appunto la Chiesa Cattolica) al momento della registrazione presso gli uffici fiscali. Queste entrate…
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3 commenti:

Unknown ha detto...

Si tralascia tutte le opere di bene che la Chiesa fa, non solo in Italia. Si elencano varie esenzioni tralasciando se o meno altri enti ne beneficiano.
E soprattutto, ci si dimentica di citare le varie esenzioni a cui sono sottoposte le COOP, pur essendo delle HOLDING a tutti gli effetti. Perché?

Wedhro ha detto...

Anch'io, nel mio piccolo, faccio qualche opera di bene, ma non per questo pretendo di pagare meno tasse. Che senso ha? Anche le tasse servono (in teoria) a fare il bene delle persone, garantendo l'accesso a beni e servizi di primaria importanza. E se un'entità economica delle dimensioni del Vaticano non paga le tasse, costringe tutti gli altri a pagarne di più. Chi credi che siano quelli che maggiormente risentono di questo impari trattamento, se non i meno abbienti?
E comunque le esenzioni che destano scandalo sono quelle riguardanti le attività redditizie, non necessariamente quelle puramente caritatevoli o di culto. Confondere le due cose è quantomeno scorretto.

Non fu lo stesso Cristo a insegnare ai suoi discepoli di onorare il tributo dovuto a Cesare quanto quello dovuto a Dio? Com'è possibile che il suo Vicario non accetti di rispettare questo elementare principio?

E se la Chiesa Cattolica è per definizione un culto universale, perché solo il cittadino italiano, cattolico o meno, volente o nolente, deve accollarsene il sostentamento?

Riguardo alle COOP hai ovviamente ragione, ma il peccato altrui non è un'attenuante al proprio, o sbaglio?! Chi crede che le esenzioni di cui parli siano ingiuste, richieda accertamenti alla Commissione Europea...

Unknown ha detto...

Il problema è che per quelle opere di bene paghiamo doppiamente il tributo:
- tasse (anche per coloro che non le versano, Chiesa compresa)
- beneficienza (fierucole varie)
- offerte $$$

Per me una volta data l'esenzione ad un ente (qualsiasi) dovrebbe essergli impedito di ottenere oltre una certa percentuale di altri finanziamenti.
Molto spesso notiamo lussuose residenze (come riportava un articolo su fai notizia) appartenenti alla Chiesa, e poi si permette ancora di chiedere soldi allo Stato?
Il Vaticano è un Paese straniero, non possiamo togliere dalle tasche dei nostri connazionali di altre religioni soldi per destinarli a quella che è la religione prevalente: se è così diffusa che se la finanzino da soli, l'otto per mille basta e avanza. E' una questione di etica.
Faccio volontariato in una pubblica assistenza. Non vorrei sembrare esagerata ma quel che il corpo dei volontari fa, gratuitamente, è un servizio insostituibile. Se tutti i volontari facessero sciopero la situazione precipiterebbe, questa è una crisi del famoso Welfare. Perché lo Stato non finanzia le nostre organizzazioni (i finanziamenti attuali sono briciole...)? Ne abbiamo diritto almeno quanto la chiesa e gli italiani sarebbero più contenti...

Ilaria G.